Altro che sobrietà e abbassare di tono le celebrazioni del 25 aprile. Il fallimento dei tentativi di sottomettere il 25 Aprile alla cappa di “unità nazionale” (lo strumentale lutto nazionale di 5 giorni per la morte di Bergoglio e l’incondizionato sostegno di governo e “autorità” ai sionisti) è stato plateale.
Le mobilitazioni sono cominciate già dalla sera del 24 aprile a Torino, dove i manifestanti della parte popolare del corteo hanno esposto uno striscione con la scritta ‘Resistenza contro guerra, riarmo e genocidio’ e hanno contestato il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, esponendo un fantoccio con le sue sembianze in mimetica da militare. “Lo Russo attento ancora fischia il vento” e “destra e sinistra nessuna differenza ora e sempre Resistenza” gli slogan che sono stati scanditi anche con un lancio di uova marce verso il palazzo del comune. Sono anche stati bruciati dei cartelli con i colori dell’Unione Europea. A un certo punto la polizia ha provato, senza successo, a fermare con delle cariche a freddo la parte popolare del corteo e impedire che raggiungesse il palco. Ma l’operazione gli è andata di traverso perché anche il palco è stato preso dopo aver rimosso le transenne. Un aperitivo di quello che sarebbe accaduto il giorno dopo.
Il 25 aprile, infatti, a Roma un migliaio di antifascisti hanno risposto all’appello a presidiare e non lasciare incontrastato l’oltraggio contro Porta San Paolo. In sordina le autorità e i vertici ANPI hanno provato a consegnare questo luogo in esclusiva a tifosi e militanti del genocidio in corso a Gaza, nel giorno dell’80° della liberazione dal nazi-fascismo.
Per proteggere questo scempio la questura ha messo in campo un enorme dispositivo di uomini, mezzi blindati e cellulari disposti a doppia muraglia a difesa dell’esclusiva dell’ambasciata d’Israele su piazza di Porta San Paolo. La determinazione dei partecipanti alla mobilitazione antifascista e antisionista che in numero crescente si sono radunati a ridosso delle muraglie di camionette, la combattività della piazza e il rifiuto dei tentativi di delimitare il presidio agli ingressi della metro B hanno permesso di liquidare in breve tempo la parata sionista.
La blindatura della piazza è stata fuori da ogni gestione dell’ordine pubblico. Questo perché serviva a proteggere i sionisti. Ma il combattivo e partecipato presidio di lotta ha infine imposto l’ingresso nella piazza di Porta San Paolo degli antifascisti e degli antisionisti romani. Una piazza riconquistata e non concessa, difesa e non caduta dal cielo, da tutti i compagni che hanno raccolto l’appello.
A Milano la giornata di celebrazione della Resistenza ha visto in piazza 100mila manifestanti. Qui compagne e compagni palestinesi e solidali, organizzazioni politiche e antifasciste hanno ottenuto un risultato storico: le bandiere della Palestina hanno sfilato in testa al corteo! I guerrafondai del PD sono stati relegati indietro e la Brigata sionista ha sfilato come corpo estraneo, protetta da cordoni di celere, fuori dal corteo. Questo non ha impedito diffuse contestazioni. Non (solo) dai “militanti”, ma dal “popolo del 25 Aprile”: uomini e donne di tutte le età che, senza particolari o evidenti appartenenze, hanno alzato la bandiera della solidarietà al popolo palestinese!
A Bergamo il movimento antifascista ha bloccato il corteo istituzionale che ha sdoganato i sionisti della sinistra per Israele e la loro sfilata è stata rovinata. Per salvare la faccia dei sionisti la polizia ha reagito caricando e portando via un compagno. Un poliziotto durante la carica ha perfino estratto la pistola puntandola contro i compagni manco fossimo nel Far West. Nonostante questo tentativo disperato la Bergamo antifascista ha fatto sentire forte la sua voce e la sua forza.
Altra piazza calda è stata quella di Bologna, dove i 2mila manifestanti scesi in piazza hanno attraversato la città da piazza dell’Unità fino al Pratello. Durante il percorso è stata bruciata una bandiera dell’Unione Europea, sono state lanciate uova contro il provveditorato e sono state sanzionate con scritte le banche complici della guerra e del genocidio in Palestina. Sono stati inoltre alzati cartelli dove la premier Giorgia Meloni e il ministro Matteo Salvini vengono indicati “responsabili del genocidio di Gaza”.
A Firenze al corteo istituzionale lo spezzone di Firenze per la Palestina con determinazione ha imposto che venisse rimossa la bandiera dello stato genocida di Israele, sono stati portati cartelli che chiedevano le dimissioni del sionista Marco Carrai dalla presidenza della Fondazione Meyer e striscioni che chiedevano alla sindaca Sara Funaro di prendere posizione riguardo al genocidio in Palestina.
Particolare è quanto successo ad Ascoli Piceno si è tenuta una iniziativa di commemorazione antifascista tenuta a Colle San Marco ma il 25 aprile si è caratterizzato per un altro episodio. Le forze dell’ordine e il sindaco di Fratelli d’Italia hanno pensato bene di andare in giro per la città a sanzionare e pretendere le generalità di chiunque esponesse striscioni inneggianti alla resistenza e all’antifascismo. La cosa è emersa soprattutto per un lenzuolo con la scritta “25 aprile, buono come il pane, bello come l’antifascismo”, apposto da Lorenza Roiati – esponente di una storica famiglia di partigiani e antifascisti della città – all’esterno della sua panetteria.
La Roiati ha filmato tutto e denunciato questi atteggiamenti censori e intimidatori costringendo a una sconclusionata dichiarazione il sindaco di Fratelli d’Italia (vedi video) e alimentando un’indignazione generale in tutto il paese. C’è da dire che nella stessa giornata i fascisti ascolani hanno potuto affiggere impunemente per la città striscioni contro la Liberazione e contro i partigiani. A questi tentativi repressivi e censori la migliore risposta sarà la mobilitazione antifascista indetta per sabato 3 maggio alle ore 15:00 dal Collettivo Caciara. Quando i reazionari alzano macigni contro le masse popolari questi poi finiscono per cadergli sui piedi.
A Napoli un corteo di oltre 10mila persone ha attraversato la città con uno striscione d’apertura recante la scritta “contro riarmo, genocidio e svolte autoritarie, Napoli antifascista – con le resistenza palestinese, contro il DL Sicurezza”. Durante il percorso sono bruciate bandiere della Ue e della Nato, sanzionate le banche e gli istituti della formazione complici dei sionisti e sono state realizzate durante il percorso scritte in solidarietà con Anan e tutti i prigionieri politici palestinesi. Nella manifestazione degli antifascisti erano presenti anche diversi circoli Anpi che hanno deciso non partecipare alle messe cantate dell’Anpi ma contribuire alla costruzione dei un 25 aprile militante e fondato sull’antifascismo popolare.
Le piazze del 25 aprile in tutto il paese hanno dimostrato la forza delle masse popolari organizzate, hanno mandato un messaggio forte e chiaro: serve portare a termine il cammino intrapreso dai nostri partigiani, serve lottare per una nuova Liberazione nazionale. Serve cacciare dal governo del paese i nostalgici del fascismo e l’altra faccia delle Larghe Intese rappresentata dai guerrafondai del Partito Democratico.
E allora compagni, riprendiamo il cammino interrotto dai partigiani 80 anni fa. Anche oggi il nostro paese è occupato, oggi serve una nuova Liberazione, non dal nazifascismo ma da speculatori, guerrafondai, servi della Nato, dei sionisti e dell’Ue. Serve rovesciare il sistema politico delle Larghe Intese e imporre un governo di emergenza delle masse popolari organizzate.
Serve un governo che imponga misure di emergenza per interrompere il vortice della Terza guerra mondiale che il governo Meloni e il Pd alimentano. Serve un governo partigiano che sostenga la liberazione della Palestina. Un governo che imponga misure straordinarie contro la chiusura o delocalizzazioni delle aziende e la strage di posti di lavoro. Serve un governo che garantisca a ogni adulto un lavoro utile, dignitoso e sicuro.
A 80 anni dalla vittoria della Resistenza, riprendiamo il cammino interrotto, facciamo dell’Italia un nuovo paese socialista!
1945, insorgemmo per la LIBERAZIONE
2025, insorgiamo per la RIVOLUZIONE