So che dopo la mia morte sulla mia tomba sarà deposta molta immondizia. Ma il vento della Storia la disperderà senza pietà. (Stalin a Vjačeslav Michajlovič Molotov, 1943, citata in Felix Cuev, Conversazioni con Molotov. 140 incontri con il braccio destro di Stalin, p. 37, Mosca, edizione in inglese: 140 Conversations with Molotov).
25 Aprile 2025. Le Opere di Stalin, pubblicazione Edizioni Rapporti Sociali sulla Piazza Rossa, Mosca, Russia. Ospite al Forum Internazionale Antifascista indetto dal Partito comunista della Federazione russa, Edizioni Rapporti Sociali portano le proprie pubblicazioni all’attenzione del movimento comunista internazionale che rinasce e omaggio alla tomba di Stalin.
Perché uno scatto sulla tomba di Stalin? Perché, con buona pace di ogni sforzo che la borghesia e il clero, storicamente, profondono per denigrazione Stalin e della sua opera, egli resta il loro incubo più grave. L’opera pratica che Stalin ha diretto, dopo Lenin, alla guida dell’Internazionale comunista e alla testa dell’Unione sovietica ha segnato il corso della Storia. Le linee particolari e le misure concrete in cui, nel corso di più di trent’anni, Stalin ha tradotto la concezione del mondo che Marx ed Engels e poi Lenin avevano elaborato hanno segnato la storia dell’umanità. La borghesia e il clero, la borghesia imperialista in particolare non possono che cercare di far dimenticare Stalin e denigrarlo. Ma la sua opera è Storia! Ed è a quella Storia che rimandiamo, da essa traiamo gli insegnamenti utili all’oggi, con essa ci corazziamo, forti del bilancio e certi delle prospettive.
Per noi, comunisti italiani, che dobbiamo promuovere la rivoluzione socialista nel nostro paese e contribuire alla rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato nei paesi imperialisti, è cosa assai istruttiva conoscere e studiare come Stalin ha saputo tradurre, passo dopo passo, il generale del marxismo-leninismo nel particolare della trasformazione dell’“anello debole” della catena imperialista, l’Impero zarista, nel primo paese socialista della Storia e nella base rossa mondiale della rivoluzione proletaria, guidando le masse popolari sovietiche a far fronte, vittoriosamente, alle ripetute aggressioni con le quali tutti i gruppi imperialisti cercarono di “soffocare il bambino finché è ancora nella culla” (per usare l’espressione sintetica con cui Churchill illustrò il compito dei gruppi imperialisti, dei loro esponenti politici e dei loro portavoce intellettuali).
Promuovere la lotta di classe contro la borghesia nell’ex Impero zarista, guidare la parte avanzata delle masse popolari ad assumere la direzione del paese intero, condurre una lotta duttile ma intransigente contro i portatori dell’influenza della borghesia nelle file del partito comunista, promuovere la costituzione di partiti comunisti e favorire la mobilitazione rivoluzionaria nei paesi coloniali e semicoloniali furono le parti dell’opera che Stalin realizzò con successo.
La formazione dei suoi successori nella direzione del Partito comunista dell’Unione sovietica e la promozione della rivoluzione socialista nei paesi imperialisti costituiscono invece i limiti della sua opera.
Dai suoi scritti e discorsi possiamo e dobbiamo imparare. Mao Tse-tung ha tratto insegnamenti universali dall’opera di Stalin, anche dalla sconfitta che l’opera che Stalin aveva diretto subì a fronte dell’aggressione ultima di cui l’Unione Sovietica fu bersaglio, quella in cui i revisionisti moderni (capeggiati da Kruscev e poi da Breznev fino a Gorbaciov) si combinarono con gli eredi e successori di Churchill. Un’aggressione, dall’interno e dall’esterno che raggiungere, nel 1991, l’obiettivo della dissoluzione dell’Unione sovietica, primo pese dei Soviet.
L’opera trentennale di Stalin dimostra che il fattore determinante delle nostre sconfitte nello scontro storico tra il proletariato e la borghesia che oramai determina la storia dell’umanità non è la forza della borghesia, ma la combinazione di limiti ed errori del Partito comunista stesso. Ai fini della vittoria nella guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata che noi comunisti dobbiamo promuovere e dirigere le masse popolari italiane a condurre, questa è, in sintesi, la lezione che dobbiamo trarre dalla storia dell’Unione sovietica e dall’opera di Stalin.
Una lezione che sarà tanto più evidente quanto più conosceremo e studieremo le Opere di Stalin. Oggi, a Mosca, al cospetto delle spoglie del loro autore. Come vento della Storia, a spazzarne via l’immondizia con la quale la classe dominante cerca di insabbiarne la memoria e comprometterne la prospettiva.
Che cosa occorre perché i proletari vincano in Occidente? Innanzitutto la fiducia nelle proprie forze, la coscienza che la classe operia è capace di fare a meno della borghesia, che la classe operaia è non solo capace di demolire ciò che è vecchio, ma anche di edificare il nuovo, di edificare il Socialismo. Tutta l’attività della socialdemocrazia [leggi oggi “sinistra borghese”, ndr.] consiste nell’istillare negli operai lo scetticismo, la sfiducia nelle proprie forze, la sfiducia nella possibilità di conseguire con la forza la vittoria. Tutto il nostro lavoro, la nostra edificazione hanno questo significato: convincono la classe operaia dei paesi capitalisti che la classe operaia è capace di fare a meno della borghesia e di costruire una nuova società con le proprie forze (Stalin).
Leggi anche: