Pacchetto sicurezza. Ribellarsi ovunque all’armata BrancaMeloni!

La temibile e inarrestabile armata BrancaMeloni ha dovuto, alla chetichella, di nascosto e senza passare dal parlamento, approvare il pacchetto sicurezza – i contenuti sono gli stessi del ddl1660 – nella forma del decreto legge. Ha dovuto farlo perché non ha la forza di farlo passare in parlamento, né tanto meno può vantare un minimo di consenso popolare su cui far leva.

La “fascistissima” armata meloniana è da oltre un anno che si palleggia il ddl1660 tra consiglio dei ministri, camera e senato senza cavarne un ragno dal buco. E anche i tentativi di far entrare dalla finestra quello che non riusciva a far entrare dalla porta (vedi il Decreto anti rave, il decreto Caivano, la legge bavaglio per la stampa, le zone rosse e chi più ne ha più ne metta) sono tutte miseramente fallite. A furia di sparare colpi in aria per spaventare le masse ha finito più volte per spararsi sui piedi e fomentare la ribellione popolare.

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È da oltre un anno, infatti, che la mobilitazione popolare dimostra di essere contraria a queste misure repressive e securitarie e di essere anche disposta a violarle e farne carta straccia.

Questo è successo il 5 ottobre quando in migliaia da tutta Italia si sono recati a Roma e hanno imposto una manifestazione che governo e prefetto aveva vietato. Questo è successo con la violazione organizzata delle zone rosse.

Questo è successo in occasione degli scioperi generali indetti dai sindacati di base e in alcune occasioni dalla Fiom con i picchetti e il blocco degli ingressi alla fabbrica organizzati, ad esempio, allo stabilimento Stellantis di Pomigliano nella lotta degli operai Trasnova o quelli organizzati davanti alle aziende in occasione dello sciopero dei metalmeccanici del 28 marzo.

È principalmente grazie a queste mobilitazioni, alla costruzione di ben due reti nazionali contro il ddl1660, delle campagne di solidarietà ai partigiani prigionieri palestinesi Anan, Ali e Mansour, a quelle contro il maxiprocesso ai danni dei disoccupati organizzati di Napoli, la mobilitazione contro i procedimenti infami come il “Processo sovrano” contro i No Tav e l’Askatasuna e tutto il resto delle mobilitazioni contro la repressione di questi mesi che il ddl1660 fino ad oggi non è stato approvato e ha costretto il governo a procedere via decreti.

A fronte degli ulteriori attacchi che verranno le masse popolari devono rispondere organizzandosi e coordinandosi di più e meglio per violarli, renderli inattuabili e rendere la vita impossibile al governo.

Se il governo mette mettono le zone rosse bisogna violarle. Se vieta i cortei bisogna manifestare lo stesso. Se censura l’informazione bisogna portare ovunque e con ogni mezzo la verità. Che tutto il vento della repressione seminato da questo governo si trasformi nella tempesta che lo travolgerà.

Si tratta in sostanza di dare continuità alle prime mobilitazioni di questi giorni ma soprattutto di mettere in pratica quanto la rete A Pieno Regime aveva annunciato di voler fare nel caso in cui il ddl1660 fosse stato approvato:

PRONTI ALLA MOBILITAZIONE DI MASSA PER IMPEDIRE L’APPROVAZIONE DEL PROVVEDIMENTO
Ci sono giornate sottoposte a osservazione speciale da parte della Storia. E questa primavera ne promette una di quelle clamorose, di quelle che chiamano in causa le parole importanti come “svolta autoritaria”.
Crediamo sia doveroso usare termini forti perché, con l’approvazione definitiva del cosiddetto DDL Sicurezza, questa primavera rappresenta proprio uno di quei momenti in cui la grande Storia segna un cambiamento di scenario, con implicazioni politiche, sociali e istituzionali determinanti. Uno spartiacque tecnico-giuridico, interno e coerente con quello politico costituito dalla presa del potere istituzionale da parte dell’estrema destra in una Repubblica antifascista.
Anche in Italia, come altrove nel mondo, è in atto una “svolta autoritaria”: siamo quindi su un crinale pericoloso per la libertà di dissenso e per le libertà civili. Questo, però, ci chiama a fare un passo oltre: non la fine dell’agibilità di movimento, ma la sua trasformazione radicale. Qualcosa di più complesso e rischioso, certo, ma anche di più urgente e carico di possibilità se affrontato con lucidità e coraggio.
Noi, come Rete Nazionale No DDL Sicurezza – A pieno regime, ci siamo battuti e continueremo a batterci per impedire che, in questo tornante storico, la civiltà non si faccia trovare impreparata, che la democrazia del conflitto e della partecipazione sia pronta a respingere l’offesa a uno degli elementi, tra i fondamentali, della sostanza costituzionale: lo stato di diritto.
Perché il DDL Sicurezza costituisce esattamente il punto di svolta necessario a quelle élite politiche ed economiche che premono sull’Europa e sull’Italia per chiudere il cerchio della normalizzazione di un modello sociale completamente assoggettato ai nuovi dettami del capitalismo tech che si serve, per agire senza limitazioni, dell’alleanza con le forze di destra e illiberali. La prossima settimana termineranno i lavori della Commissione e, in tempi brevi, daranno mandato al relatore di far approdare il provvedimento in Aula per la sua approvazione definitiva.
E allora il giorno in cui il provvedimento arriverà in discussione in Senato la società civile, le forze sindacali, studentesche, politiche, i movimenti sociali dovranno mettere in campo una mobilitazione all’altezza della sfida che viene posta alla democrazia. Fuori, nelle piazze, e dentro, nelle aule del Parlamento, la disobbedienza e l’insubordinazione alle regole della normalizzazione dovranno essere il linguaggio comune di chi vuole respingere l’attacco autoritario. Numerose assemblee nazionali e locali, una manifestazione di 100 mila persone lo scorso 14 dicembre ci hanno consegnato questo mandato: mobilitarci in massa a Roma il giorno dell’approvazione, confliggere, costruire in piazza la possibilità esistenziale per le lotte a venire. Ci troveranno pronti e pronte”.

Le mobilitazioni dell’ultimo anno confermano che il boicottaggio e la sistematica violazione delle leggi antipopolari e securitarie sono la principale arma per fare carta straccia dei provvedimenti antipopolari e reazionari del governo, la lotta contro le misure repressive è un rivolo della più ampia lotta contro il governo Meloni e il suo programma di guerra, lacrime e sangue. E tanto più il governo Meloni con le sue misure antipopolari seminerà vento, tanto più sarà travolto dal vento della riscossa popolare.

Il governo Meloni pagherà cara e amara la forzatura sul ddl 1660 se le organizzazioni delle masse popolari, i loro sindacati, partiti e coordinamenti sapranno rendere anche questa misura carta straccia. Se sapranno difendere i diritti democratici praticandoli e quindi violando ogni divieto anticostituzionale. È così che faremo valere un principio decisivo ai fini della nostra lotta. Se le masse popolari intraprendono la via della ribellione, dell’insubordinazione e della mobilitazione, non c’è legge, decreto o governo che tenga. Questi gli aspetti decisivi e urgenti per le masse popolari italiane, che dovranno vivere a partire dalle prossime mobilitazioni del 12 aprile e del 25 aprile. Avanti uniti!

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