Pomigliano. La classe operaia rialza la testa

Corrispondenza dalla Stellantis di Pomigliano d’Arco (NA)

Napoli, 23.03.2025. Dopo un autunno 2024 ricco di scioperi e mobilitazioni e la settimana di blocco dei cancelli a sostegno della lotta degli operai Trasnova a rischio licenziamento, del dicembre scorso, i primi mesi del 2025 hanno confermato le gravi incertezze sulla stabilità produttiva. Calendari mensili della produzione mai rispettati, annunci improvvisi di cassa integrazione alternati a chiamate al lavoro, e poi ancora a fermate per mancanza di materiale o per guasti e, dulcis in fundo, gli appelli per la ricerca di volontari disposti a trasferirsi in Serbia. Il tutto mentre Elkann presentava l’evanescente nuovo Piano Italia, con il plauso del governo, il sostegno dei soliti sindacati filo aziendali e le critiche di Fiom e sindacati di base.
Proprio in questi mesi, alcuni operai di Pomigliano, afferenti a sindacati anche diversi, hanno iniziato a organizzarsi con operai di altri stabilimenti dell’ex Fiat (Cassino, Mirafiori, Modena, Melfi, ecc.). Partendo dalle loro specifiche esperienze, determinate e inserite nella situazione di crisi generale e di allargamento della guerra, provano a trovare una strada comune per la difesa dei posti di lavoro, dell’apparato produttivo e per la sicurezza. E lo fanno anche grazie a un giornalino operaio chiamato Avanguardia Proletaria.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso sono state le dichiarazioni di fine febbraio delle agenzie stampa che informavano dei dividendi milionari distribuiti agli azionisti Stellantis (primi beneficiari gli Agnelli-Elkann), mentre l’azienda comunicava che agli operai veniva elargito un misero premio di produzione.
Il malumore e la rabbia sono saliti fino a imporre la sospensione del lavoro. Il 26 febbraio è partito lo sciopero di quattro ore indetto dalla Fiom, con cortei interni molto partecipati (oltre il 70%). Sono seguite giornate di agitazione, con capannelli e riunioni per una settimana, culminate nella giornata del 6 marzo con tre assemblee generali (una a turno), che hanno messo al centro anche il rinnovo contrattuale e la critica al Ccsl (il contratto separato non riconosciuto dalla Fiom e dai sindacati di base, vigente nelle fabbriche degli Agnelli-Elkann, ndr), oltre alla sicurezza dei posti di lavoro. Una di queste assemblee (al secondo turno), chiamata dallo Slai cobas, è culminata in un ulteriore momento di contestazione della direzione aziendale e dei sindacati firmatutto.
Permane lo stato di agitazione e anche la partecipazione di Landini alla piazza guerrafondaia del 15 marzo è stato motivo di sommovimento e divergenze nel corpo delle Rsa/Rls e fra la base operaia della Fiom di Pomigliano, da cui sono partiti appelli al boicottaggio di quella piazza.
Ultima misura antioperaia dell’azienda è stata l’imposizione obbligatoria della giornata di straordinario di sabato 22 marzo. A questa chiamata hanno risposto, proclamando otto ore di sciopero, sia la Fiom che lo Slai Cobas, sebbene senza coordinarsi e trovare una base di azione comune.
La strada intrapresa sembra buona, occorre proseguire ora con la mobilitazione per il rinnovo del contratto, per superare la concorrenza sindacale e alimentare l’unità di base degli operai, per la costituzione di un nuovo Consiglio di Fabbrica.