Il futuro dell’Italia non dipende dalla Ue

L’introduzione dei dazi per le merci europee verso gli Usa, con cui Trump pretende di “pareggiare il conto” rispetto ai dazi già in vigore sulle merci Usa per il mercato della Ue, rinfocola la propaganda europeista a reti unificate. Il la lo ha dato Ursula von der Leyen in persona, che ha già annunciato un contropiano “di rappresaglia”.
Nel momento in cui scriviamo, quali siano le forme e il contenuto di questa rappresaglia non è dato a sapere, ma non è questo il punto. Il punto è che a reti unificate viene descritta una situazione inaspettata (figuriamoci!) e catastrofica nei confronti della quale non c’è altro da fare che sperare.
Sperare che i dazi di Trump non penalizzino troppo le aziende italiane e sperare in una rinnovata spinta all’unità dei gruppi imperialisti europei per tenere testa agli Usa.
Poiché la prima speranza ha le gambe corte, il bombardamento mediatico si concentra sulla seconda, anche se nessuno, in Italia, dice apertamente che si tratta proprio della rappresaglia annunciata dalla von der Leyen. Tutti parlano di “diplomazia” e di “ricucitura” perché “il futuro dell’Italia dipende dal futuro della Ue”. Ma questo, ovviamente, non è vero.

I lavoratori e le masse popolari italiane hanno da perdere nella “guerra dei dazi” fra Usa e Ue?
Guardiamo a come sono ridotte le condizioni di lavoro, i salari, gli stipendi, le pensioni e il potere d’acquisto e questo da ben prima che Trump imponesse i dazi. “Ma con i dazi sarà peggio!”. Certo, ma guardiamo chi è a lanciare l’allarme. Sono soprattutto i padroni, i faccendieri, gli speculatori, i capitalisti. Per loro i dazi sono un problema, dopo che hanno spolpato il paese “in regime di libero mercato” e di “globalizzazione”! Con i dazi avranno meno margine di profitto, valorizzeranno con maggiore difficoltà i loro capitali investiti nella produzione di merci e negli scambi commerciali. E proveranno a riversare i mancati profitti sui lavoratori e sulle masse popolari, ma che ci riescano o meno dipende da quanto si sviluppa e da come si sviluppa la mobilitazione dei lavoratori e delle masse popolari.
Che i mancati profitti dei padroni debbano essere pagati dai lavoratori non è una legge scolpita nella pietra! Che un paese sovrano decida di aprire scambi commerciali con altri paesi con cui ritiene conveniente farlo non è vietato da nessuna legge divina!
Cosa impedisce al governo italiano di prendere misure che pongono fine al salasso contro i lavoratori e di avviare relazioni economiche e commerciali con altri paesi che non siano gli Usa e quelli della Ue? Solo una cosa: la sottomissione agli imperialisti Usa e Ue, la mancanza di sovranità. Ecco quindi la solfa: “il futuro dell’Italia è solo nella Ue” e “il futuro dell’Italia è solo sotto l’ombrello degli Usa”. Sono menzogne.

La verità è che c’è un’altra strada:la mobilitazione perfare tabula rasa dei politicanti delle Larghe Intese e dei loro governi-fantoccio e per installare un governo che metta il paese su una rotta indipendente da quella rovinosa che stanno imponendo gli imperialisti Usa e Ue.
I lavoratori e le masse popolari avrebbero solo da guadagnarci.
È per rispondere agli ordini di Washington e Bruxelles che l’Italia sta partecipando alle suicide sanzioni contro la Federazione Russa e ha chiuso il percorso della Via della seta con la Repubblica Popolare Cinese. Altro che Trump, Ursula von der Leyen e la loro guerra dei dazi!
È per rispondere ai vincoli della Ue che, dopo il fallimento della conversione ecologica delle aziende (che di ecologico non ha niente), l’industria europea, e anche italiana, si avvia alla conversione bellica. Ma pensate sia normale che in un paese dove è quasi assente – o comunque insufficiente – la produzione di autobus (la mobilità sostenibile) venga messa a regime la produzione su ampia scala di carri armati?

Il futuro dell’Italia non dipende dalla Ue, dipende dai lavoratori e dalle masse popolari organizzate che si mobilitano per rottamare le Larghe Intese e installare un governo di emergenza popolare.
Un governo sovrano che risponde del suo operato alle masse popolari e non ai fondi di investimento, stranieri o italiani che siano, alla Bce o a un miliardario gretto e parafascista che siede alla Casa Bianca.