Nella notte tra il 17 e il 18 marzo sono ripresi i raid a Gaza e in meno di 24 ore, sotto le bombe, sono morti circa 500 palestinesi mentre altrettanti sono rimasti feriti. Lo stato illegittimo di Israele ha rotto la tregua e con la complicità degli Usa, ha ricominciato a colpire non solo la Palestina, ma anche Libano, Siria e Yemen, bombardati tutti la stessa notte. Sono ripartiti i bombardamenti del regime sionista su Gaza e i massacri in Cisgiordania, l’uccisione di operatori umanitari e di personale medico sanitario palestinese e decine sono state le mobilitazioni nel nostro paese in solidarietà con la Resistenza palestinese contro la violazione della tregua da parte dei sionisti.
Martedì 18 marzo i Giovani palestinesi d’Italia (GPI) e l’Unione democratica arabo palestinese (Udap) hanno lanciato la parola d’ordine Presidio di emergenza, il genocidio è ora: embargo sulle armi subito. Alla chiamata hanno risposto organismi e singoli solidali con la resistenza palestinese e a Torino, Milano, Bergamo, Padova, Modena, Bologna, Firenze e Napoli sono stati organizzati presidi contro la complicità del governo Italiano e dell’Unione europea (Ue) con il genocidio attraverso il sostegno politico, economico e militare allo stato sionista di Israele. È stata espressa anche piena solidarietà ai compagni e alle compagne di Padova che sono stati portati in questura e a cui è stato dato il foglio di via per aver manifestato contro il genocidio e la complicità dello Stato italiano.
Altre mobilitazioni sono state indette mercoledì 19 marzo nel capoluogo siciliano dove Palermo con la Palestina ha promosso un presidio in città, giovedì 20 marzo è stata la volta di Roma, mentre Sabato 22 marzo si è svolto a Genova il corteo di emergenza. In altre città come Milano la mobilitazione è proseguita riempendo le strade contro le politiche genocidarie sioniste e il supporto attivo dell’Italia alla macchina di morte imperialista. A Cagliari il Comitato sardo in solidarietà con la Palestina ha promosso un presidio anche a sostegno dei prigionieri palestinesi tra cui Anan Yaeesh, detenuto illegittimamente in Italia. Domenica 23 marzo a Catania la rete Catanesi solidali con il popolo palestinese ha organizzato un flash mob, mentre un presidio promosso dall’organizzazione scuola della nonviolenza si è svolto a Ferrara.
Tutte queste iniziative si sono moltiplicate ulteriormente nello scorso fine settimana con le mobilitazioni romane del 28 e 29 marzo, la mobilitazione della Rete Napoli per la Palestina del 29 marzo, il corteo di Milano del 29 marzo e le mobilitazioni di Bergamo e Palermo del 30 marzo. Tutte mobilitazioni indette in occasione della “giornata della terra” e della campagna di solidarietà con Anan, Ali e Mansour che vedrà nel presidio a l’Aquila del prossimo 2 aprile una tappa di mobilitazione nazionale.
Le manovre e le operazioni di cui i sionisti si sono messi alla testa pur di limitare gli effetti della crisi politica che li attanaglia – e attraverso le quali hanno fatto saltare la tregua che la resistenza del popolo palestinese gli ha fatto ingoiare – altro non sono che la manifestazione del loro progressivo declino.
L’azione delle organizzazioni politico militari che oggi sono alla testa della resistenza palestinese ogni giorno danno dimostrazione del fatto che nessuna tregua, né cessate il fuoco strappati agli imperialisti potranno fermare l’occupazione e il genocidio in corso in Palestina. Come nessuna tregua potrà fermare la complicità e il sostegno politico, economico e militare dei governi degli altri paesi imperialisti, come il nostro, ai sionisti.
L’aspetto decisivo allora è che le masse popolari dei paesi imperialisti – e quindi italiane – raccolgano il testimone della resistenza palestinese per mobilitarsi e organizzarsi per ribaltare il governo Meloni e cacciare i guerrafondai da casa nostra. Questo è il miglior modo per solidarizzare con il popolo palestinese.
Questo è filo rosso che lega le decine di mobilitazioni dei giorni scorsi e che deve alimentare il movimento in solidarietà con la resistenza palestinese del nostro paese perché ogni cedimento delle mobilitazioni e della lotta non solo indebolisce la resistenza palestinese, ma rallenta e ostacola la principale forma di solidarietà che possiamo dare a tutti i popoli del mondo che in definitiva consiste in un’azione sempre più convinta, radicale e unitaria per ribaltare i governi della guerra.
Questo il filo rosso che deve portare a convergere in un fronte unito tutti gli organismi che compongono il movimento in solidarietà alla resistenza palestinese, i lavoratori e tutti quelli che si mobilitano contro la guerra sia interna che esterna.
Un fronte che scenda unito nelle piazze dei prossimi appuntamenti e di tutti quelli che serviranno per rendere ingovernabile il paese alla classe dominante fino a costituire un governo di emergenza popolare, che mette fine agli accordi, alle altre forme di complicità di cui i sionisti si giovano nel nostro paese e all’impunità con cui essi organizzano sul territorio italiano operazioni d’ogni genere.
– Il 4-5-6 aprile il Coordinamento nazionale No Nato ha lanciato un appello alla mobilitazione.
– Il 5 aprile mobilitazioni a Roma contro il riarmo europeo e l’economia di guerra: in Piazza Santi apostoli (promossa dall’Unione Sindacale di Base) e in Piazza Vittorio Emanuele II alle 15 (promossa dal M5s).
– Il 12 aprile Giovani palestinesi d’Italia e UDAP hanno proclamato una manifestazione nazionale contro la guerra e hanno fatto appello ai lavoratori per il boicottaggio.
Appuntamenti importanti che preparano il campo per le grandi iniziative di lotta che il movimento di resistenza delle masse popolari italiane metterà in campo nelle giornate del 25 aprile, 1 maggio e 2 giugno!