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Far valere il peso del 99%, oltre che dargli voce
Per una nuova liberazione nazionale
In Italia c’è un numero enorme di orfani della sinistra e, più in generale, di orfani di appartenenza politica. Orfani non per ignavia, ma perché nel corso degli ultimi 30 anni tutte le rappresentanze politiche – in particolare a sinistra – sono state risucchiate, direttamente o indirettamente, nel vortice delle Larghe Intese e non esiste più un centro abbastanza strutturato e abbastanza autorevole che faccia da baluardo degli interessi dei lavoratori e delle masse popolari.
Nel 2013 e soprattutto nel 2018 il M5s aveva raccolto ampi consensi attingendo da questo bacino di orfani e lo aveva fatto rompendo, almeno in una certa misura, con le prassi e le liturgie delle Larghe Intese. Ma una volta al governo non ha voluto né saputo valorizzare il sostegno che aveva raccolto per ribaltare il sistema politico delle Larghe Intese e vi si è anzi lasciato invischiare. Oggi il M5s è un partito critico verso il sistema delle Larghe Intese, ma opera in quel perimetro e nel rispetto delle sue liturgie.
La questione di costruire un centro abbastanza strutturato e autorevole che faccia da baluardo degli interessi dei lavoratori e delle masse popolari è, dunque, all’ordine del giorno. Non da oggi, certo, ma oggi è più urgente anche per fermare il vortice della Terza guerra mondiale e sottrarre l’Italia al dominio dei guerrafondai Usa/Nato, sionisti e Ue.
Si tratta di alimentare un movimento politico che combina il “vaffanculo” (come diceva il M5s) o il “tutti a casa” – pertanto il CONTRO – con l’obiettivo di dare al paese un governo che affermi senza se e senza ma gli interessi dei lavoratori e delle masse popolari, che riaffermi e conquisti la sovranità nazionale, che attui la Costituzione del 1948 – pertanto il PER.
Le condizioni esistono già. Esistono nelle mille mobilitazioni di questi mesi, esistono in ogni tentativo di aggirare e rompere la censura mediatica, esistono in ogni lotta rivendicativa, esistono in ogni iniziativa che antepone quello che è legittimo perché è negli interessi delle masse popolari a quello che è legale.
Ciò che manca, o è comunque ancora insufficiente, è la consapevolezza che per dare uno sbocco positivo a tutto ciò è necessario darsi – e dare – uno sbocco politico.
Serve una nuova liberazione nazionale. Serve un governo di emergenza popolare per rovesciare il sistema delle Larghe Intese che operano come una forza occupante del paese. Per favorire e alimentare questa specifica lotta, questo specifico obiettivo è utile costituire un nuovo CLN. Tutti i tentennamenti a costituirlo, tutte le scuse per eludere la questione, tutti i pretesti per rimandare la sua cosciente costruzione sono ulteriori macigni che pesano sul morale, sulla testa e sul cuore dell’esercito di orfani della sinistra e, più in generale, delle masse popolari. No, non ci sono argomenti validi per aspettare che qualcosa di positivo succeda, anziché mobilitarsi per farlo succedere.
Con questo spirito guardiamo al percorso promosso da Ottolina Tv e dal circuito dell’assemblea “tutti a casa” del 29 marzo a Roma.
Le prossime settimane sono ricche di opportunità e di occasioni per iniziare a far valere il peso del 99%, oltre che dargli voce. E il peso risiede in ultima istanza nell’organizzazione. Questo vuol dire che le prossime settimane sono ricche di opportunità per iniziare a promuovere l’organizzazione e la mobilitazione dell’esercito di orfani della sinistra (e di appartenenza politica) sulle questioni principali della lotta in corso nel paese.
Sì, c’è la manifestazione del 5 aprile a Roma, quella originariamente promossa dal M5s e che sta diventando una mobilitazione di massa contro la guerra, l’economia di guerra e il riarmo. C’è la manifestazione nazionale del 12 aprile a Milano in solidarietà con il popolo palestinese e contro la Terza guerra mondiale. Ma c’è anche la campagna referendaria per abrogare parti del Jobs Act (si vota l’8 e il 9 giugno) e una miriade di altre occasioni, grandi e piccole, nazionali e locali.
Quello che importa davvero sono tre cose.
Non nascondersi dietro l’estremismo parolaio che è solo una forma ignobile di passività (un esempio? “il referendum contro il Jobs Act è parziale e non serve a niente”); non nascondersi dietro gli orticelli e lo spirito di concorrenza fra aree politiche che dimostra solo l’inadeguatezza di chi li promuove e non farsi legare le mani dal senso comune, dal “si è sempre fatto così” e dal “non è permesso”.
Siamo di fronte a una situazione nuova, nessuno di noi l’ha mai vissuta prima né la trova descritta in un libro. Bisogna osare avanzare.
Il nuovo suscita dubbi: è inevitabile perché presenta sempre aspetti incerti.
Il nuovo suscita perfino paura: anche questo è inevitabile, perché il nuovo comporta sempre aspetti ignoti. Ma chi non si rimbocca le maniche e non osa avanzare, subisce quello che fanno gli altri e, se è un intellettuale, propaganda disfattismo. Bisogna misurare con cura e responsabilità ogni passo, ma avanzare. Nel dubbio, meglio osare avanzare: come minimo impareremo. Possiamo indirizzare il corso degli eventi a nostro favore. Se noi avremo successo in Italia, nel resto dell’Europa le cose precipiteranno in senso favorevole a noi: in ogni paese le masse popolari hanno problemi analoghi ai nostri – da La Voce n. 78 del (n)Pci