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Metalmeccanici. Contratto e riscossa
In 30 anni, in Italia, i salari non sono cresciuti, ma sono diminuiti. I padroni piangono miseria, ma sono i lavoratori a essere sempre più poveri e più precari.
Da anni, i padroni cercano di obbligare i metalmeccanici a ingoiare “contratti di merda”. E ci sono riusciti perché i miglioramenti e gli aumenti non cadono dal cielo, non sono il frutto del buon cuore dei padroni, sono sempre il frutto di una mobilitazione dispiegata e risoluta.
Se da decenni in Italia i salari sono diminuiti e le aziende chiudono è perché le organizzazioni sindacali hanno accettato la concertazione, anziché promuovere una mobilitazione dispiegata e risoluta.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti. I lavoratori sono sempre più poveri e precari, ma non solo.
La linea della concertazione ha minato anche gli strumenti e le pratiche con cui la classe operaia aveva lottato efficacemente in passato: sono state smantellate le organizzazioni di fabbrica (i Consigli di Fabbrica sono stati sostituiti dalle Rsu e sono state indebolite le relazioni con i lavoratori), sono diminuite le informazioni e la formazione, sono state diradate le assemblee, le giornate di sciopero sono diventate uno spezzatino di scioperi disarticolati, i picchetti e i cortei sono stati sostituiti dai presidi dei funzionari sindacali e il movimento operaio è stato relegato a occuparsi SOLO di questioni sindacali, anziché spinto a occuparsi di politica, del paese e della società.
Tutto questo, riprodotto per decenni e combinato alla giungla di contratti a termine, ha prodotto il risultato per cui in tante aziende oggi è difficile persino coinvolgere tutti i lavoratori nella lotta per il contratto, a partire da quelli più giovani. Oggi tanti operai non hanno fiducia nel fatto che sia possibile strappare conquiste con la lotta e sono restii a scioperare e a partecipare alla mobilitazione.
Nonostante tutto questo, non ci sono le condizioni oggettive e neppure motivazioni plausibili per “mettere i remi in barca”.
I metalmeccanici hanno la forza per imporre il loro contratto ai padroni
Conquistare un contratto nazionale decente è possibile, a partire dagli aumenti salariali. Quei soldi che i padroni dicono di non avere per gli aumenti sono quelli che vengono usati dai padroni per “la diversificazione” e le speculazioni, quelli che finiscono nei paradisi fiscali e nella finanza. I padroni i soldi ce li hanno. Devono essere obbligati a metterli nell’aumento dei salari. È possibile farlo? Sì. Con una mobilitazione dispiegata e risoluta dentro le aziende (scioperi a scacchiera, scioperi continuativi di un’ora per turno, scioperi bianchi, rallentamenti della produzione, attuazione del principio “a salario di merda lavoro di merda”, scioperi generali con picchetti, anziché lo spezzatino di mobilitazioni disarticolate e disorganiche) e fuori dalle aziende per fare del rinnovo del contratto un problema politico.
I metalmeccanici possono tornare a occuparsi di politica, del paese e della società – anzi le masse popolari tutte hanno bisogno che lo facciano
Rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici e referendum per abrogare alcune parti del Jobs Act (si vota l’8 e il 9 giugno!). Questi sono due binari su cui procedere con lo sviluppo della mobilitazione. Ma i metalmeccanici non sono struzzi e non possono essere trattati come struzzi: cosa hanno da dire rispetto alla guerra in cui i padroni e le Larghe Intese stanno trascinando l’Italia? Cosa hanno da dire rispetto alla marchetta che Landini ha fatto agli imperialisti Ue, ai guerrafondai che hanno organizzato la piazza del 15 marzo a Roma? Cosa hanno da dire rispetto al riarmo europeo? Sicuramente hanno molto da dire, ma i loro interessi sono opposti a quelli dei partiti delle Larghe Intese e dei vertici sindacali che pretendono di rappresentarli, pertanto la loro voce è sistematicamente inascoltata. Vuol dire che devono imporsi: il movimento operaio deve riprendere il posto che gli compete, quello di avanguardia di tutte le mobilitazioni popolari.
I metalmeccanici possono tornare a essere la forza che trasforma il paese
Non importa affatto quello che i metalmeccanici hanno votato o non hanno votato alle ultime elezioni politiche, se hanno votato o meno, quello che importa è: il governo Meloni fa i loro interessi? Dopo oltre due anni di governo Meloni ci sono tutti gli elementi per rispondere: il governo Meloni è il miglior alleato dei padroni ed è perfetto continuatore delle politiche di “lacrime e sangue” del governo Draghi e del resto dei governi delle Larghe Intese: deve essere cacciato!
Ma non per essere sostituito da un governo del Pd e dei suoi cespugli che porta avanti lo stesso programma (gli ultimi 30 anni dimostrano che nemmeno il Pd e i suoi cespugli fanno gli interessi dei lavoratori!), ma per essere sostituito con un governo di emergenza popolare.
La mobilitazione della classe operaia è determinante per imporre un governo che opera negli interessi dei metalmeccanici, degli operai, dei lavoratori e delle masse popolari tutte.
Fare della lotta per il rinnovo del contratto un fronte della riscossa dei lavoratori.
Conquistare il contratto, rafforzare il movimento contro la Terza guerra mondiale, cacciare il governo Meloni e imporre un governo di emergenza delle masse popolari organizzate.
Serve il protagonismo dei metalmeccanici!
Il 5 aprile mobilitazioni a Roma contro il riarmo europeo e l’economia di guerra: in Piazza Santi apostoli (promossa dall’Unione Sindacale di Base) e in Piazza Vittorio Emanuele II alle 15 (promossa dal M5s).
Il 12 aprile manifestazione nazionale a Milano (concentramento da definire) in solidarietà al popolo palestinese, contro il genocidio n Palestina, contro la guerra e l’economia di guerra.