Elkann va in parlamento, i metalmeccanici blocchino il paese!
Oggi alle 14.30 John Elkann interverrà alla Camera per spiegare le linee guida del piano Italia presentato lo scorso dicembre al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) dal responsabile di Stellantis per l’Europa Jean-Philippe Imparato.
Una passerella nella quale detterà le condizioni con cui porterà avanti lo smantellamento dell’azienda, magari proponendo di tagliare sulla produzione civile, di delocalizzare o ricattando il governo per ottenere ancora più ammortizzatori sociali.
Al di là delle chiacchiere che andrà a fare in Parlamento però, gli unici interessi che Elkann tutela col piano Italia, e il benestare del governo Meloni, sono i suoi.
Non è passato neanche un mese da quando, dopo aver comunicato il calo delle vendite e dei profitti, Elkann ha mandato un video ai lavoratori degli stabilimenti e degli uffici in cui prometteva un premio di ben 600 euro lorde malgrado i pessimi risultati. Un’elemosina a fronte degli oltre 20 milioni di euro incassati da Carlos Tavares nel 2024 e la distribuzione di un altro dividendo tra i soci di cui a beneficiare sarà proprio la famiglia Agnelli-Elkann in quanto prima azionista del gruppo. Di tutta risposta la Fiom ha proclamato sciopero e lo scorso 27 febbraio si sono fermati i lavoratori della Mopar, che si occupa di logistica, quelli delle Meccaniche di Mirafiori e gli operai di Pomigliano per rivendicare la riapertura di un tavolo al Mimit che porti a un piano industriale che metta al centro gli interessi dei lavoratori.
Circa una settimana fa invece gli operai dello stabilimento Maserati di Modena, in cassa integrazione da mesi, hanno ricevuto la proposta di andare a lavorare in Serbia, seppur temporaneamente e su base volontaria, nello stabilimento Stellantis di Kragujevac dove si produce la nuova Grande Panda.
Per salvare Stellantis e le altre aziende del gruppo, quelle dell’indotto e tutte le altre del settore metalmeccanico, gli operai non hanno altra scelta se non quella di prendere in mano gli stabilimenti, che vuol dire organizzarsi e coordinarsi per dettare e imporre il piano di ripartenza che serve per difendere i posti di lavoro e l’apparato produttivo del paese.
Delegare la difesa di Stellantis a chi vuole smantellarla significherà dire addio alla produzione di autoveicoli e componenti in Italia, con conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro in tutto il paese.
Gli operai Stellantis hanno già imboccato questa strada scioperando in massa lo scorso 18 ottobre e devono proseguire il cammino sostenendo la costruzione dello sciopero nazionale per il rinnovo del Ccnl dei metalmeccanici promosso dalla Fiom per il prossimo 28 marzo e partecipando con spirito di lotta alle manifestazioni che si svolgeranno in ogni provincia. Elkann vada pure al ministero, in parlamento o sulla luna, gli operai, se renderanno la propria lotta una questione di ordine pubblico, faranno carta straccia dei suoi piani criminali!

Devono proseguire il cammino spingendo tutte le sigle sindacali – a partire dai sindacati di base e di classe – a rompere ogni timidezza o settarismo che limita il loro intervento e mobilitazione a sostegno della lotta contro la chiusura di Stellantis e delle decine di aziende dell’indotto. Per avanzare in questa battaglia le occasioni non mancano.
Il 5 aprile ci sarà la manifestazione nazionale a Roma promossa da Usb con la parola d’ordine “Alzare i salari, abbassare le armi” e nelle giornate del 4, 5, 6 aprile si svolgeranno le iniziative territoriali del Coordinamento Nazionale No Nato che ha lanciato l’appello “Dichiariamo il 4 aprile Giornata contro la NATO e la guerra!”.
L’Unione Democratica Arabo Palestinese (Udap) e i Giovani Palestinesi d’Italia (Gpi) hanno lanciato l’appello per una manifestazione nazionale a Milano per il 12 aprile. La particolarità (e l’importanza) dell’appello per la manifestazione del 12 aprile lanciato da Udap e Gpi consiste nel fatto che è rivolto prima di tutto ai lavoratori, è uno strumento per il protagonismo dei lavoratori nella lotta contro la guerra, l’economia di guerra e i guerrafondai.
Questo è il modo migliore per estendere la propria azione e legarsi al resto dei loro colleghi. Per promuovere organizzazione in ogni stabilimento, anche tra i cassaintegrati che devono unirsi ai lavoratori davanti ai cancelli e nelle iniziative di lotta. Coordinarsi tra loro e trovare forme di lotta che siano all’altezza della situazione di emergenza che hanno davanti per dare un futuro al paese.
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Per rafforzare questa lotta gli operai hanno anche l’opportunità di usare ogni assemblea di stabilimento e di reparto in cui verrà presentata la campagna per il referendum promosso dalla Cgil. Usare nel senso di rendere queste assemblee e l’azione dei comitati referendari degli strumenti per attivare e organizzare quanti più lavoratori possibile e portare la lotta dei metalmeccanici e degli operai Stellantis anche fuori dalle fabbriche.
Questa la strada per fare del prossimo sciopero nazionale del 28 marzo e delle prossime mobilitazioni operaie delle giornate di lotta capaci di bloccare il paese e tappe di quella che deve diventare una campagna contro il governo Meloni e per un governo di emergenza popolare che prenda in mano le sorti di Stellantis e di tutte le altre aziende che i capitalisti stanno smantellando e lasciando alla malora. Oggi e nelle prossime settimane: Elkann va in parlamento? I metalmeccanici blocchino il paese!