Sulle azioni della Resistenza e la loro strumentalizzazione


Per fare la frittata bisogna rompere le uova

Lo scorso 27 dicembre è stato pubblicato su Contropiano un lungo articolo firmato da Bassam Saleh, giornalista palestinese vicino all’area politica della Rete dei Comunisti e attivista nel movimento di solidarietà al popolo palestinese. Le quattro righe d’esordio sono chiarissime: il genocidio contro i palestinesi a Gaza è stato causato dal contrattacco del 7 ottobre 2023. E sono anche sufficienti, il resto dell’articolo non ha motivo di menzione.
Bassam Saleh non è l’unico paladino di questa tesi. C’è una nutrita area di “agguerriti democratici” che la sostiene ed equipara gli occupanti sionisti e i loro crimini ai partigiani palestinesi e alle azioni della Resistenza palestinese.
Non usiamo casualmente i termini occupanti e partigiani. La stessa equiparazione e la stessa strumentalizzazione furono fatte anche per l’attentato di via Rasella a Roma, nel 1944, con cui i partigiani italiani dei Gap inflissero pesanti perdite agli occupanti nazisti, che risposero con la rappresaglia delle Fosse Ardeatine.
“I 335 trucidati delle Fosse Ardeatine sono responsabilità dei partigiani comunisti!” era la tesi sostenuta dai fascisti che nel corso del tempo, spalleggiati dai democristiani, fecero letteralmente carte false per dimostrarla.
Il parallelo fra il contrattacco della Resistenza palestinese del 7 ottobre 2023 e l’attentato partigiano di via Rasella nel 1944 non è una forzatura retorica. Pur in tempi e luoghi diversi sono entrambe azioni della Resistenza, entrambe sono state usate come pretesto per un’odiosa rappresaglia ed entrambe sono usate per un altrettanto odioso tentativo di strumentalizzazione.
Il parallelo, anzi, ci offre l’opportunità per un ragionamento sul ruolo della Resistenza e del contrattacco, un ragionamento che comprende considerazioni di carattere militare, ma che è essenzialmente politico.

Gli occupanti sionisti non hanno avuto bisogno del “pretesto” del contrattacco del 7 ottobre 2023 per compiere massacri, devastazioni e deportazioni contro il popolo palestinese: è quello che fanno – a vari livelli di intensità, ma in maniera sistematica – da circa ottant’anni.
La loro criminale rappresaglia è la risposta che TUTTI gli occupanti danno quando iniziano a intravedere la fine del loro dominio: diventano più feroci e infami quanto più si rendono conto di essere impotenti.
È stato così anche per i nazisti, del resto: non hanno avuto bisogno dell’attentato di via Rasella per compiere rastrellamenti e massacri, anzi li hanno compiuti finché non sono stati cacciati dall’Italia e finché in Europa il contrattacco dell’Armata Rossa è arrivato a Berlino e li ha, letteralmente, schiacciati.
Possiamo dirlo senza temere smentite: chi afferma che il genocidio a Gaza è responsabilità della Resistenza palestinese sta dicendo che la responsabilità dell’eccidio delle Fosse Ardeatine è stata dei partigiani.
Nessuna guerra di liberazione, vale per la Resistenza in Italia, in Palestina, in Vietnam, ecc., è arrivata alla vittoria senza un’articolata combinazione di manovre difensive e operazioni di contrattacco. Il contrattacco è parte della guerra di liberazione, fa parte dell’essenza stessa della Resistenza. La Resistenza non può limitarsi a parare i colpi, deve contrattaccare per conquistare posizioni e creare le condizioni per annientare il nemico.
Se la Resistenza si facesse fermare dalla minaccia di rappresaglie del nemico sarebbe impotente, non potrebbe prendere l’iniziativa e, in definitiva, non avrebbe motivo di esistere.
Addossare le responsabilità delle rappresaglie alla Resistenza è tipico degli occupanti che, con la loro propaganda di guerra, vogliono terrorizzare le masse popolari. Che ad addossare la responsabilità del genocidio in Palestina alla Resistenza palestinese siano i criminali sionisti e ad addossare le responsabilità dell’eccidio delle Fosse Ardeatine ai partigiani italiani siano stati i criminali nazifascisti sta nell’ordine delle cose.
Possiamo affermare senza timore di smentita che chi addossa la responsabilità dei crimini degli occupanti alle forze della Resistenza, anziché agli occupanti, contribuisce a terrorizzare e scoraggiare le masse popolari.

Siamo partiti criticando un articolo che esprime una tesi deleteria, una tesi niente affatto isolata, ma che trova anzi molti sostenitori anche nel movimento in solidarietà con il popolo palestinese. Abbiamo smontato quella tesi usando argomentazioni principalmente militari, ma come abbiamo anticipato il discorso è essenzialmente politico e strettamente legato alla situazione attuale in Italia, alle prospettive di sviluppo del movimento popolare in Italia.
Anche in Italia la resistenza spontanea delle masse popolari deve trovare la strada per passare al contrattacco, se vogliamo rovesciare il sistema politico delle Larghe Intese. E anche rispetto al movimento delle masse popolari italiane, oggi, bisogna contrastare l’influenza delle Cassandre disfattiste e dei pompieri opportunisti per imparare a valorizzare gli slanci, paragonabili a un contrattacco, che vengono dal movimento spontaneo delle masse popolari e dal movimento comunista cosciente e organizzato.
La violazione dei divieti di manifestare che il governo Meloni aveva provato a imporre il 5 ottobre 2024 a Roma così come i cortei “non autorizzati” a Torino, Bologna e Roma che a metà gennaio hanno cercato di portare sotto le questure e i commissariati la rabbia per l’omicidio di un ragazzo per mano dei carabinieri e per il razzismo di Stato sono esempi di slancio che vengono dal movimento spontaneo delle masse popolari.
Chi cerca di addossare le responsabilità del restringimento degli spazi di agibilità politica e dell’aumento della repressione a chi è stato protagonista di questo slancio porta acqua al mulino delle autorità repressive e contribuisce a scoraggiare e a “disarmare” le masse popolari.
L’Avviso ai Naviganti n. 145 del (n)Pci che dava un nome agli agenti sionisti che operano in Italia (passato alle cronache come “la lista di proscrizione”) o anche il comunicato del (n)PCI del 27 gennaio 2025 per l’anniversario della liberazione di Auschwitz da parte dell’Armata Rossa (dove vengono pubblicati nomi e volti dei soldati italo-israeliani che hanno partecipato ai crimini dell’esercito sionista in Palestina e in Libano) sono esempi di contrattacco che vengono dal movimento comunista cosciente e organizzato.
Chi cerca di riversare le responsabilità della censura che dilaga, degli attacchi al diritto di parola e alla libertà di espressione su chi usa quanto resta di questi diritti per dare un volto al nemico contribuisce a imbavagliare le masse popolari.

Alle Cassandre disfattiste che dall’8 ottobre 2023 davano per spacciata la Resistenza palestinese e ai pompieri opportunisti che dal 6 ottobre 2024 davano per vietate tutte le manifestazioni hanno risposto la Resistenza palestinese, che ha imposto la tregua della sconfitta ai sionisti, e la miriade di compagni e compagne che hanno manifestato ininterrottamente nei mesi scorsi e continuano a farlo.
Per concludere il ragionamento, possiamo trarre un insegnamento universale. Citando Lenin: “per fare la frittata bisogna rompere le uova”.
Ma, forse, nel piatto delle Cassandre e dei pompieri c’è già una succulenta bistecca e non hanno alcuna intenzione di correre il rischio di doversi accontentare di una frittata.

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