[Bologna] Villa Paradiso non chiuderà

Il 10 gennaio scorso l’Amministrazione comunale ha convocato gli attuali gestori della Casa di Quartiere Villa Paradiso per comunicare loro che lo stabile sarebbe stato destinato a nuovo pretestuoso impiego.

Pina Picierno, Vicepresidente del PD del Parlamento europeo e membro degli “Amici transatlantici di Israele”, ha espresso soddisfazione per l’operato del Comune e ha detto le cose come stanno dal loro punto di vista: “la disinformazione del regime putiniano è un problema di sicurezza nazionale”.

I gestori di Villa Paradiso, infatti, sono “colpevoli” di aver ospitato, tra decine e decine di eventi sociali, culturali e politici svoltisi nei cinque anni dell’attuale gestione, iniziative in cui qualcuno ha sostenuto che quello in Ucraina è un conflitto iniziato dalla NATO (apertamente) nel 2014 contro la Federazione Russa.

Ciò che è la verità è, precisamente per questo, motivo di scandalo e di censura.

L’Amministrazione comunale di Bologna, sotto la responsabilità della neo-assessora di “welfare e sicurezza” Matilde Madrid, non ha neanche avuto l’audacia di rivendicare apertamente che si tratta di un tentativo di sfratto per ragioni politiche, tale è la difficoltà in cui versano questi soggetti a giustificare il proprio operato di fronte alle masse popolari, dato che di fatto operano come agenti di forze straniere occupanti (si vedano le lettere ai sindaci dell’ambasciatore ucraino, immaginiamo ispirate dagli “amici” – o per meglio dire padroni – “transatlantici”).

In risposta a questo episodio di censura di guerra, l’ennesimo di una serie in città e nel Paese, l’associazione che gestisce Villa Paradiso ha indetto per il 18 gennaio un’assemblea pubblica per raccogliere la solidarietà dei tanti che, negli anni, hanno trovato nel Centro un punto di riferimento per fare sana aggregazione popolare, ma anche per confrontarsi sulla situazione politica, organizzarsi, coordinarsi e mobilitarsi.

È il tipo di “focolaio” temuto dall’attuale Amministrazione, espressione di un variegato comitato d’affari ed emanazione del protettorato USA, in un contesto della Terza guerra mondiale e di economia di guerra.

L’assemblea del 18 gennaio ha visto la partecipazione di circa 300 persone, in rappresentanza di buona parte delle realtà organizzate del movimento cittadino, tra cui le diverse associazioni che a Villa Paradiso organizzano attività culturali, altri centri sociali comunali tra cui il Centro Sociale della Pace (anch’esso, come il Centro Sociale Culturale Villa Paradiso, associato Ancescao), il Coordinamento Paradiso, il Comitato Besta, Marx XXI e Multipopolare, partiti politici tra cui il P. Carc e Potere al Popolo, il consigliere comunale Davide Celli e intellettuali come Hansy Lumen.

Dall’assemblea è emersa con forza la parola d’ordine “Villa Paradiso non deve chiudere!” e la necessità della costituzione di un Comitato dei solidali, chiamato “Amici di Villa Paradiso”.

Per dare forza a questa battaglia la premessa da tenere presente è quanto detto sopra, cioè cosa è e chi rappresenta questa Amministrazione. Prendiamo la battaglia del Comitato Besta per salvare il parco Don Bosco.

Ci interessa sottolineare due cose.

La prima è che l’Amministrazione non farà un passo indietro se non sarà costretta a farlo, se il movimento dei solidali non creerà una situazione tale per cui perseguire l’obiettivo per il sindaco Lepore e soci non diventa un’impresa più sconveniente che desistere. In altri termini, l’Amministrazione non farà un passo indietro se la questione della lotta contro la censura di guerra, per l’agibilità politica e la libertà di parola non diventa un affare di ordine pubblico.

La seconda cosa – da più parti anche citata in assemblea – è l’insegnamento principale della mobilitazione per salvare il parco Don Bosco: si può vincere. Si può vincere portando a fondo la lotta al legalitarismo, cioè contrastando l’idea di trovarsi davanti a divergenze di opinioni laddove è in ballo una questione di interessi, l’idea che le istituzioni attuali sono “di tutti” quando invece leggi e regole sono fatte e disfatte a uso e consumo degli affaristi, l’idea che la libertà di parola vada rivendicata piuttosto che praticata, l’idea che il “profilo basso” sulla lunga paga quando invece è solo giocando d’attacco che si imposta una difesa efficace. E, infatti, più volte in passato l’Amministrazione è intervenuta per censurare iniziative politiche su cui poi non si è dato sufficiente battaglia per far sì che si svolgessero ugualmente ed esattamente per ciò oggi siamo a discutere della chiusura in toto di uno spazio.

Quello a Villa Paradiso è un attacco non solo a una Casa di quartiere, ma alla libertà di pensiero e di organizzazione collettiva.

Giocare d’attacco significa dire chiaramente che non sarà Matilde Madrid a cacciare chi oggi anima Villa Paradiso da quella Casa di quartiere, ma saremo noi, tutti, a cacciare questa Giunta dalle istituzioni che occupa illegittimamente e nelle quali opera per conto del comitato d’affari che governa la città.

Come ha ben detto Hansy Lumen in assemblea, il movimento popolare può rispondere su tutto, colpo su colpo, perché su ogni tema, che sia ambiente e salute, lavoro e guerra, noi sappiamo quello che serve alla città. Dobbiamo imparare a far valere la nostra forza.

Era palpabile, in assemblea, la necessità di costruire un Centro promotore della riscossa popolare, un Centro composto dai rappresentanti delle organizzazioni popolari e dei lavoratori, di uomini e donne di loro fiducia, fuori da steccati e logiche di orticello, come fu il Comitato di Liberazione Nazionale durante la Resistenza, che non si limita a coordinare le lotte o a preparare una lista elettorale (che sono pure passaggi necessari) ma che, soprattutto, con audacia rivoluzionaria, delibera. Subito. Delibera che Villa Paradiso non chiude, che ogni cantiere sarà oggetto di vigilanza popolare, che ogni azienda lasciata in pasto agli speculatori sarà occupata e, di fatto, requisita. Non c’è altra via.

A chi obietta che non ci sono le condizioni, che le masse non si muovono, che il nemico è forte, bisogna chiedere se negli ultimi vent’anni con il suo approccio “realista” e con il suo operato conciliatorio ha promosso oppure ostacolato la creazione delle condizioni di cui lamenta oggi l’assenza.

L’intero mondo è in fiamme e come mai prima in tempi recenti esiste nel nostro paese un diffuso scollamento tra la grande massa della popolazione e le istituzioni dominanti. A volte la storia ha bisogno di una spinta.

P. Carc – Sezione di Bologna

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