Approfittare della debolezza del governo Meloni

Quanto è forte il governo Meloni?

Maggioranza, opposizioni e media di regime continuano a spacciare il governo in carica come un governo forte e stabile, in realtà a fare un bilancio del suo operato, soprattutto degli ultimi mesi, le crepe sono sempre più evidenti.

Quello che è sicuro è che da quando si è insediato, il governo Meloni ha proseguito diligentemente nell’attuazione dell’agenda Draghi e ha calpestato senza indugi la Costituzione italiana per assecondare gli ordini degli imperialisti Usa-Nato, Ue e sionisti.

Seguendo questa politica ha peggiorato le condizioni di vita e di lavoro delle masse popolari, smantellando ulteriormente l’apparato produttivo, la sanità, la scuola e l’università pubblica, picconando anche misure che davano una boccata d’ossigeno alla parte più povera, precaria e ricattabile delle masse popolari, come il Reddito di Cittadinanza (RdC).

Recentemente Giorgia Meloni è stata indicata dalla rivista Usa “Pubblico” come premier dell’anno, il motivo offerto è quello di essersi via via piegata a tutte le disposizioni di Usa, Ue e dei sionisti ovvero portare avanti l’agenda Draghi. Parole sante. La premier dell’anno della borghesia è la nemica numero 1 dell’anno per le masse popolari.

Quando però ha tentato di mettere in campo misure antipopolari approfittando di episodi di degrado e criminalità queste hanno contribuito principalmente a fomentare la rabbia e la mobilitazione delle masse popolari.

La prima è stata il Decreto anti-rave dal chiaro intento di intossicare l’opinione pubblica per nascondere i veri problemi delle masse popolari e avere mani più libere nell’attuazione dell’agenda Draghi. Dello stesso spessore si è rivelato il Decreto Cutro, emanato dopo la strage di migranti avvenuta a febbraio 2023 in provincia di Crotone, perché anziché contrastare l’immigrazione clandestina rendendo più semplice quella regolare, si è limitato ad inasprire inutilmente le pene per i cosiddetti scafisti, peggiorando le condizioni dei migranti che si trovano irregolarmente in Italia.

Ancora, sulla lista dei flop c’è il Decreto Caivano approvato dopo lo stupro di due giovanissime al Parco verde nel settembre del 2023, che sotto la veste della lotta al degrado, nascondeva l’intento di procedere alla militarizzazione del territorio e allo sgombero delle occupazioni. Ogni misura presa è risultata in definitiva un’operazione di propaganda che nascondeva ulteriori attacchi alle masse popolari, ma certo non risolveva le problematiche di queste. Con polizia, controlli e repressione il governo ha tentato di fermare la rabbia delle masse popolari, ma è il tentativo di fermare un fiume in piena con le mani.

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Tanto è vero che negli ultimi mesi anche l’approvazione di leggi pilastro del governo si è infranta contro questa crescente rabbia.

Una di questa è la legge Calderoli sull’Autonomia differenziata a cui si sono opposti la Cgil e la fitta rete di associazioni che ha lanciato un referendum abrogativo che in poche settimane ha raccolto oltre 500 mila firme. Rimasto a bollire in pentola c’è ancora anche il Ddl 1660 contro il quale continuano a susseguirsi manifestazioni dalle reti “Liberi di Lottare” e “A Pieno Regime”. Mobilitazione che vedrà un nuovo appuntamento nazionale il prossimo 17 gennaio in tutte le piazze d’Italia.

Ci sono infine misure che la mobilitazione e la lotta dei lavoratori e delle masse popolari hanno rispedito al mittente. Alla precettazione di Salvini per boicottare gli scioperi, la classe operaia ha risposto violandoli. Al divieto di scendere in piazza il 5 ottobre contro la guerra e il genocidio, il movimento di solidarietà col popolo palestinese ha risposto riempiendo le strade di Roma. Alla legge – Bavaglio del ministro Nordio i giornalisti devono rispondere violando i divieti come ha fatto Il Fatto Quotidiano di Marco Travaglio che ha annunciato l’obiezione di coscienza. Alla manovra finanziaria Cgil e Uil e la maggior parte dei sindacati di base, lo scorso 29 novembre, hanno opposto una giornata di sciopero generale che ha bloccato gran parte delle aziende del paese e ha portato in piazza migliaia di lavoratori. Così come è accaduto il 13 dicembre con lo sciopero dell’USB.

Fin dal suo insediamento, il governo Meloni ha dimostrato di non avere la forza di imbrigliare le masse popolari con misure antipopolari e repressive. Misure che, come abbiamo visto, sono state spesso rispedite al mittente dalla mobilitazione popolare. Quella dei lavoratori, dei precari, dei giovani e delle donne contro la guerra, per migliori condizioni di vita e di lavoro. Sono questi i protagonisti della lotta contro le politiche guerrafondaie del governo Meloni, come devono esserlo nella lotta per cacciarlo e impedire a qualsiasi altro governo di Larghe Intese di prendere il suo posto.

Cacciare questo governo è quindi del tutto possibile e lo è anche approfittare delle guerre intestine che sconvolgono il sistema di potere delle Larghe Intese rendendogli sempre più difficile trovare soluzioni unitarie. Per avanzare lungo questa strada la questione principale è far valere nella lotta di classe la forza delle mobilitazioni in corso, alzarle di tono e legarle alle altre in maniera più cosciente, dandosi l’obiettivo comune di imporre con la mobilitazione un governo di emergenza formato da persone che godono della fiducia delle masse popolari, che agisce su mandato delle organizzazioni operaie e popolari, che attuando la Costituzione del 1948 e dà forza di legge alle misure che queste indicheranno per mettere immediatamente mano agli effetti più gravi della crisi. Questo il compito che spetta oggi ai comunisti: dirigere le masse popolari più organizzate nel paese a perseguire questo obiettivo, portandosi dietro anche chi oggi ancora non è organizzato. Questa la via per la rinascita del movimento comunista nel paese e per fare dell’Italia un nuovo paese socialista!

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