Lo scorso 13 dicembre un gruppo di cinquanta studenti dell’Intifada studentesca è entrato nella sede torinese della Leonardo e l’ha occupata per denunciarne la complicità con il genocidio in corso in Palestina per mano dello stato illegittimo di Israele.
Gli studenti armati di striscioni e fumogeni hanno oltrepassato i cancelli della sede riuscendo ad arrivare fino al tetto dove hanno issato la bandiera palestinese. La giornata di lotta si è conclusa con un corteo in corso Francia e un’assemblea di bilancio e rilancio della manifestazione in solidarietà al popolo palestinese che si è svolta il sabato successivo a Torino.
Dopo cinque giorni, anche a Roma circa settanta attivisti di collettivi, spazi e associazioni hanno fatto irruzione dentro ai cancelli della Leonardo di via Tiburtina.
Durante l’iniziativa con striscioni e slogan sono stati denunciati i legami di politici di entrambi i poli delle Larghe intese con l’azienda. Tra questi Minniti, ministro PD ora presidente della fondazione Medor legata a Leonardo e Cingolani, che con il governo Meloni è stato nominato amministratore delegato della Leonardo.
Queste due mobilitazioni rappresentano un’altra punta avanzata del movimento di resistenza contro le politiche lacrime e sangue – e guerrafondaie – del governo Meloni e soci. Mobilitazioni legate dallo stesso filo rosso che in questi mesi attraversa le lotte dei lavoratori e del resto delle masse popolari contro il catastrofico corso delle cose imposto dalla classe dominante. Sono legate dalla necessità di dare a ogni lotta uno sbocco politico comune, quello rendere ingovernabile il paese al governo Meloni, fino a cacciarlo.
È infatti questa la soluzione immediata ai problemi dei lavoratori della sanità pubblica che lo scorso 20 novembre hanno scioperato contro i tagli alla sanità e l’aumento dei finanziamenti per le spese militari. È la soluzione immediata anche per tutti i lavoratori che il 29 novembre hanno aderito allo sciopero generale promosso da Cgil e Uil e dalla maggior parte dei sindacati di base contro la manovra finanziaria; come lo è per tutti quelli che hanno aderito allo sciopero generale dell’Usb proclamato per lo scorso 13 dicembre e che ha visto emergere la lotta contro le precettazioni e le istanze dei lavoratori del Trasporto pubblico locale per rivendicare la copertura del rinnovo contrattuale, sacrificate dalla necessità di stanziare più fondi per la guerra imperialista. All’ATM di Milano Faisa ha già rilanciato proclamando il primo sciopero per il 10 gennaio 2025.
Cacciare il governo Meloni è il filo rosso anche per tutte le altre categorie di lavoratori in lotta per il rinnovo contrattuale, come i metalmeccanici che si sono fermati il 13 dicembre, quelli della Unipol in sciopero in tutto il paese lo scorso 20 dicembre per rivendicare un vero contratto integrativo per il commercio e quelli che hanno aderito allo sciopero di Natale promosso da Usb per il 24 e per il 31 dicembre contro gli eccessivi carichi di lavoro nei negozi per le feste non regolamentati dal Ccnl di riferimento.
Cacciare il governo Meloni però è la soluzione immediata anche per tutti quelli che si sono mobilitati e che continuano a farlo contro la partecipazione dell’Italia alla guerra Usa-Nato, dell’Ue e dei sionisti e in solidarietà al popolo palestinese. Per tutti quelli che il 5 ottobre erano in piazza violando i divieti e ci sono tornati il 30 novembre. È la soluzione immediata per tutti gli organismi e i singoli che sono scesi in piazza il 14 dicembre contro il Ddl 1660 e il tentativo del governo di reprimere chi si mobilita, protesta e manifesta.
L’ampio e variegato movimento di resistenza che esiste e cresce nel paese è il presupposto per costruire un Fronte anti Larghe intese capace di rendere ingovernabile il paese al governo Meloni. L’esercito dei lavoratori e delle masse popolari che si mobilita e organizza contro le politiche e le misure antipopolari di questo governo devono marciare uniti con l’obiettivo comune di cacciarlo e verso la prospettiva politica di sostituirlo con un governo di emergenza popolare. Un governo che pone fine alla sottomissione all’Ue, alla partecipazione dell’Italia alle guerre Usa-Nato, al sostegno dei sionisti d’Israele e alla corsa al riarmo. Per imporre un simile governo serve promuovere e organizzare la nuova resistenza, fare fronte per far valere tutta la nostra forza.