Questioni di metodo

#1. Cos’è il coordinamento che ci serve

Parliamo spesso della necessità di sviluppare il coordinamento degli organismi operai e popolari, dei partiti e delle organizzazioni politiche e sindacali che si oppongono alle Larghe Intese e al loro programma e ci siamo resi conto che è utile un approfondimento.
Se si parte dal senso comune, il termine coordinamento coincide con un’idea precisa: organismi di base, partiti, organizzazioni politiche e sindacali e movimenti collaborano per perseguire un obiettivo comune.
Esempi “classici” di ciò sono i coordinamenti che sorgono contro le misure del governo (ad esempio il coordinamento contro il ddl 1660 e la repressione) o quelli che nascono per dare forza a specifiche piattaforme rivendicative.
In linea generale, questo tipo di coordinamento poggia sull’intenzione di allargare la partecipazione alle mobilitazioni (“quanto più siamo a mobilitarci, tanto più la mobilitazione ha margini di successo”).
Sviluppare il coordinamento in base al significato che il termine assume nel senso comune è una strada effettivamente efficace, benché i benefici siano circoscritti allo sviluppo delle lotte rivendicative.
Il significato del termine coordinamento alla luce della concezione comunista del mondo è qualitativamente diverso e riguarda un processo più ampio e profondo della “semplice” collaborazione per dare forza a una piattaforma rivendicativa o di protesta.
Un esempio efficace è il Cln che ha operato nella Resistenza. Diversi partiti, ognuno dei quali dirigeva proprie organizzazioni di massa – benché all’epoca tali organizzazioni fossero per la maggior parte clandestine e quelle che non lo erano operavano sotto l’effige del regime fascista – mettevano in sinergia e in concatenazione iniziative, battaglie e campagne su tutti i fronti di lotta.
Grazie a questo tipo di coordinamento è andato formandosi un governo alternativo a quello formalmente in carica – il Cln, appunto – che operava parallelamente e in antagonismo con il regime fascista.
L’esistenza del Cln non solo ha permesso di sprigionare tutta la forza dei lavoratori e delle masse popolari durante la Resistenza, ma ha anche permesso al Cln di prendere in mano il paese dopo la Liberazione (Ferruccio Parri fu a capo del “governo del Cln”).
Oggi la situazione è diversa, ma a noi serve un coordinamento di quel tipo, che promuove la sinergia e la concatenazione di iniziative, battaglie e campagne (lotte rivendicative, partecipazione alle elezioni borghesi, iniziative di lotta legali e “illegali”, ecc.) valorizzando TUTTE le forze che si oppongono alle Larghe Intese fino a rovesciare il loro sistema politico e a costituire un governo di emergenza delle masse popolari organizzate.
Quando diciamo – e lo diciamo spesso – che bisogna sviluppare il coordinamento degli organismi operai e popolari, dei partiti e delle organizzazioni politiche e sindacali che si oppongono alle Larghe Intese intendiamo dire che, anche valorizzando i coordinamenti che già esistono e si formano su spinta delle esigenze delle lotte rivendicative, bisogna porsi la questione di dare uno sbocco politico alla lotta di classe.
Serve un nuovo Cln – ma il nome è un aspetto secondario – che permetta di sprigionare tutta la forza dei lavoratori e delle masse popolari nella lotta contro le Larghe Intese e si ponga l’obiettivo di prendere in mano il paese e operare per conto degli organismi operai e popolari.

#2. Contraddizioni in seno al popolo

Chiunque sia (qualunque organizzazione politica e sindacale sia) a promuovere un’iniziativa, una lotta, una mobilitazione – ma il discorso è valido anche nel caso di una “semplice” presa di posizione pubblica – che aiuta il movimento comunista e rivoluzionario (vedi Editoriale) o il movimento popolare (vedi “L’Italia è malata di Larghe Intese”) a compiere un passo avanti va sostenuto, la sua iniziativa va portata come esempio, va fatta conoscere, va rilanciata e se possibile emulata e replicata.
Sostenere, rafforzare e alimentare le tendenze positive è il modo più efficace per affermare nel movimento comunista e nel movimento popolare la linea avanzata. Questo è il nostro compito.
In termini generali, è del tutto normale che chi promuove un’iniziativa, una lotta e una mobilitazione che aiuta il movimento comunista e il movimento popolare ad avanzare su un determinato tema non sia automaticamente il promotore della linea avanzata rispetto ad altri temi e questioni della lotta di classe.
Ci saranno – ci sono già – organizzazioni politiche e sindacali che su un determinato tema o campo della lotta di classe hanno una concezione e una pratica più avanzate rispetto ad altre organizzazioni, ma che su un altro tema (o su un altro campo) sono invece portatrici di una concezione e una linea arretrata. Non dobbiamo cadere nell’errore di far coincidere “per partito preso” la linea e la concezione arretrata con l’azione complessiva di questa o quella organizzazione; dobbiamo sostenere sempre la linea avanzata, chiunque sia a promuoverla.
Non solo. Bisogna considerare, anche, che è del tutto normale che la concezione arretrata di una certa organizzazione politica o sindacale su una specifica questione della lotta di classe non corrisponda affatto alla pratica che quella organizzazione assume e promuove.
Nella contraddizione “tipica” fra teoria e pratica esiste il problema di organizzazioni che fanno discorsi rivoluzionari, ma nella pratica hanno un ruolo codista e conciliante con la classe dominante, ed esiste anche la questione che la pratica di una certa organizzazione sia più avanzata della sua teoria, cioè che quella organizzazione faccia cose più utili e preziose di quello che riesce a pensare e concepire. Non dobbiamo mai attestarci alle dichiarazioni di questa o quella organizzazione politica, ma soffermarci sul contenuto di una certa pratica, sulle sue conseguenze e implicazioni rispetto allo sviluppo della lotta di classe.
Non solo. Tutte le contraddizioni che riguardano lo sviluppo della lotta di classe sono contraddizioni in seno al popolo. Chi pretende di trattarle con gli strumenti tipici della classe dominante (censura, denigrazione delle altre organizzazioni, concorrenza con le altre organizzazioni, “schiaffi”) sta solo manifestando la propria incapacità di affrontare le contraddizioni in seno al popolo e le esigenze della lotta di classe.
Limitarsi ad attaccare chi incarna la linea arretrata, inoltre (e tanto peggio se l’attacco avviene con gli strumenti e i metodi della classe dominante), esaurisce energie che vanno invece utilizzate per sostenere le iniziative positive e avanzate e per condurre il dibattito franco e aperto.
Individuare la tendenza avanzata, sostenerla, rafforzarla ed estenderla – si chiama linea di massa – è il metodo per non cadere da una parte nell’errore di concepire il ruolo dei comunisti come quello di chi cerca di convincere le masse popolari della “bontà della lotta di classe e del comunismo” (non dobbiamo convincere nessuno!) e dall’altra nell’errore di scambiare le divergenze di linea politica in guerra per bande fra organizzazioni e aree politiche.
Dobbiamo valorizzare tutto quello che di positivo è già in corso d’opera. Farlo o meno è una questione di concezione del mondo, ma anche di volontà, quella di trasformarsi per abbandonare il senso comune e conoscere, assimilare e usare la concezione comunista del mondo.

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