Oltre il tifo per Luigi Mangione

Brian Thompson, il Ceo della più grande compagnia di assicurazione sanitaria degli Stati Uniti, la United Healthcare, è stato ucciso il 4 dicembre a New York. La polizia accusa dell’omicidio Luigi Mangione che, pur dichiarandosi “non colpevole” dal carcere in cui è rinchiuso, ha rivendicato il gesto.
Il fatto sta avendo grande impatto nell’opinione pubblica anche in ragione – anzi è meglio dire proprio in ragione – del movente politico chiaro fin da subito, da quando l’autore ha disseminato indizi per inquadrare l’omicidio nella lotta di classe: Brian Thompson è stato colpito per vendetta contro le corporazioni della previdenza sanitaria che guadagnano milioni di dollari succhiando il sangue alle masse popolari, speculando sulle loro disgrazie e malattie.
Dopo che la polizia ha arrestato Luigi Mangione, negli Usa è iniziato un vero e proprio movimento di massa per la sua liberazione: raccolta fondi per le spese legali, plateali manifestazioni di sostegno in ogni occasione in cui si radunano le masse popolari (dai concerti agli incontri sportivi), in varie città sono comparsi manifesti raffiguranti i volti di altri alti dirigenti d’azienda accompagnati dalla scritta “wanted”. La polizia è in difficoltà.


Le prime indagini hanno portato al ritrovamento di lettere e articoli sul web in cui lo stesso Mangione spiega contesto e motivazioni dell’omicidio di Thompson e la loro diffusione è stata come benzina sul fuoco.
“Avevano promesso di coprire le spese e avevano infranto la promessa fatta a mia madre. A ogni ritardo, la mia rabbia cresceva. A ogni rifiuto, la mia voglia di scaraventare i dottori attraverso il vetro della sala d’attesa dell’ospedale aumentava. Ma non erano loro i responsabili. Non erano i medici, le receptionist, gli amministratori, i farmacisti, i tecnici di imaging o chiunque altro incontrassimo. Era United Healthcare. Le persone stanno morendo. Il male è diventato istituzionalizzato. Le corporazioni guadagnano miliardi di dollari sul dolore, la sofferenza, la morte e le grida angosciate nella notte di milioni di americani*”.
L’omicidio di Brian Thompson ha suscitato impressione anche in Italia, come in tanti altri paesi del mondo. L’ondata di sostegno e solidarietà nei confronti di Luigi Mangione attraversa i confini geografici e contribuisce a erigere, soprattutto nei paesi imperialisti, quelli di classe: è una fotografia della relazione fra le masse popolari e la classe dirigente della società, “dei sentimenti” di riscossa contro chi, apparentemente intoccabile, sfrutta, affama, specula sulle masse popolari. È la fotografia di un “clima” che fa mancare la terra sotto ai piedi a chi va predicando che le masse popolari sono talmente corrotte e asservite alla classe dominante da non avere nessuno slancio di ribellione.
Certamente è realistico parlare di clima, perché il pur ampio sostegno a Luigi Mangione di per sé non è ancora slancio di ribellione delle masse popolari. E l’omicidio di Brian Thompson è solo un gesto di ribellione individuale, al pari di molti altri che costellano la storia della lotta di classe.
Come insegnano anche le esperienze dei populisti russi di fine Ottocento e degli anarchici italiani all’inizio del Novecento, non sono i gesti individuali – benché eroici – a emancipare le masse popolari dalla classe dominante. I gesti individuali sono “il segno dei tempi”, ma non cambiano i tempi.
Per rovesciare la classe dominante non è sufficiente eliminare i suoi esponenti, singolarmente; per liberare le masse popolari dal giogo della borghesia imperialista non è sufficiente far vivere nel terrore i singoli funzionari del capitale e i loro lacché: è necessario costruire e rafforzare le forme di resistenza collettiva contro il sistema di potere della borghesia, è necessario costruire il nuovo potere delle masse popolari organizzate che soppianta il potere della borghesia imperialista. È necessario fare la rivoluzione socialista.
Ecco perché “tifare per Luigi Mangione” va pure bene, ma non è sufficiente. Più che tifare è utile trarne qualche insegnamento e il più utile che abbiamo individuato è questo: nell’epoca degli effetti della nera reazione in cui anche ampi settori delle masse popolari sono portati a sfogarsi sugli elementi che occupano il gradino inferiore (mobilitazione reazionaria) o quello immediatamente superiore al loro nella scala sociale, Mangione ha indicato e praticato una strada positiva: bisogna colpire “i piani alti”.
È un messaggio estremamente attuale anche nel nostro paese, a fronte delle aggressioni al personale sanitario (ma il discorso vale per le aggressioni agli autisti dei mezzi pubblici, ai capitreno, ecc.) di cui danno ampia notizia gli organi di informazione. Le Larghe Intese cavalcano quelle notizie per dimostrare il livello di abbrutimento raggiunto dalle masse popolari italiane, ma quelle notizie raccontano il contesto in cui i comunisti e i rivoluzionari devono alimentare la lotta contro il sistema politico delle Larghe Intese, contro gli affaristi, gli speculatori e le sanguisughe che stanno devastando il paese, a cominciare dalla sanità pubblica.

* Il testo, pubblicato su un blog, è attribuito a Mangione. L’articolo è stato cancellato e circolano voci non verificate che non sia stato scritto di suo pugno. Il concetto comunque è ripreso anche in altri scritti, attribuiti con certezza a Mangione, ed è chiaro, chiunque l’abbia scritto.

Iscriviti alla newsletter

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.

I più letti

Articoli simili
Correlati

Oltre il tifo per Luigi Mangione

Brian Thompson, il Ceo della più grande compagnia di...

Africa, il movimento comunista e antimperialista alla riscossa

I neri hanno dormito troppo a lungo, ma attenti!Chi...

Sul boicottaggio della Leonardo e le mobilitazioni in corso

Promuovere e organizzare la nuova resistenza

Avanguardia

Il marasma provocato dalla crisi generale sta rapidamente portando...