La caduta della Siria e l’incendio del Medio Oriente

L’8 dicembre i cosiddetti “ribelli siriani” hanno preso Damasco dopo un’avanzata lampo e Bashar al-Assad è stato destituito. Si è così concluso il lungo capitolo della devastante guerra civile che i gruppi imperialisti Usa, Ue, sionisti e i loro accoliti hanno fomentato e finanziato in Siria a partire dal 2011. Contestualmente si apre una nuova fase della Terza guerra mondiale che la Comunità Internazionale degli imperialisti sta promuovendo.
Per mettere a fuoco la portata questi eventi è utile partire dal ruolo che aveva la Siria di Assad.
La Repubblica Araba di Siria e il Partito per il risorgimento arabo socialista (Baath), che l’ha governata dagli anni Sessanta, sono un lascito della prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria cominciata con la Rivoluzione d’Ottobre nel 1917. Erano, anzi, rimasti gli unici eredi di quel socialismo arabo che a partire dal secondo dopoguerra aveva diretto il movimento per l’indipendenza nazionale nei paesi arabi, scontrandosi con l’imperialismo europeo e americano e con il sionismo.
Per tutta la sua storia, la Siria degli Assad è stata alleata del campo socialista, punto di riferimento per la resistenza palestinese, esempio di governo laico capace di tenere assieme e far progredire un paese composito, multietnico e multiconfessionale.
Dopo la caduta del campo socialista, nel 1991, la Siria ha continuato a resistere e, pur tra mille contraddizioni, non si è piegata: è rimasto un paese dove gli imperialisti NON potevano fare i loro comodi come nel resto del mondo. È anzi divenuta parte di quell’Asse della resistenza che andava da Teheran a Gaza, passando per Iraq, Siria e Libano, che si è opposto fieramente in questi decenni ai massacri e agli orrori perpetrati in Medio Oriente dagli imperialisti Usa, Ue e sionisti che hanno causato milioni di vittime e devastazioni inimmaginabili.
Per questo motivo è stata annoverata fin dal 1979 tra gli “Stati canaglia”, isolata a livello internazionale, fatta oggetto di sanzioni. È questo il motivo per il quale gli imperialisti hanno operato in ogni modo e con ogni mezzo per abbattere “la Siria di Assad”, conducendo a partire dal 2011 un’articolata manovra per fomentare la guerra civile, servendosi di tagliagole e bande mercenarie di ogni parte del mondo.
La caduta della Siria rappresenta perciò una sconfitta per il fronte delle forze antimperialiste a livello mondiale. È il compimento di un obiettivo che gli imperialisti perseguivano da anni e prelude a nuovi e più feroci scontri e regolamenti di conti, a un aggravamento della Terza guerra mondiale.
A fronte di questi avvenimenti, nel movimento comunista del nostro paese si sono delineate due posizioni che è importante trattare: da un parte c’è chi ha visto nella caduta del regime di Assad una sconfitta devastante per l’Asse della resistenza, una vittoria totale degli imperialisti; dall’altra c’è chi si è rallegrato per la caduta di “un feroce dittatore”.
Lo diciamo subito: questa impostazione da tifosi, quale che sia lo schieramento, è sbagliata e controproducente per il movimento rivoluzionario.
Nella situazione attuale l’umanità ha davanti a sé due vie: o il permanere del dominio della borghesia imperialista, che conduce verso una guerra mondiale dispiegata, verso la devastazione del pianeta e l’estinzione del genere umano oppure il trionfo della nuova ondata mondiale della rivoluzione proletaria, il cui aspetto decisivo è la rinascita di un movimento comunista capace di condurre alla vittoria la rivoluzione socialista nei paesi imperialisti e la lotta antimperialista nei paesi oppressi.
Il metro che i comunisti devono usare per valutare i fatti è l’avanzata della nuova ondata della rivoluzione proletaria mondiale (e, allargando il ragionamento, le condizioni in cui essa può e deve svilupparsi).
È in funzione di questa che un avvenimento va giudicato in maniera positiva o negativa.
L’impostazione da tifosi sottende invece una concezione che non prende neanche in considerazione la via della rivoluzione proletaria come soluzione alla crisi generale e ai suoi effetti, come strada per scongiurare la guerra mondiale o come diretta conseguenza della guerra mondiale e riduce il ruolo dei comunisti – in particolare nei paesi imperialisti – a quello di impotenti spettatori di ciò che succede. Con i conseguenti limiti.
Chi festeggia la caduta di Assad si pone nello stesso campo degli imperialisti, condividendone gli obiettivi. Chi si trova senza più riferimenti dopo la caduta della Siria di Assad deve fare i conti con la realtà: la strada del multipolarismo era ed è un’illusione che si sgretola sempre più velocemente.
O la guerra imperialista alimenta la nuova ondata mondiale della rivoluzione proletaria oppure la nuova ondata della rivoluzione proletaria precede e scongiura la Terza guerra mondiale dispiegata. Non esistono “terze vie”, quali che siano il modo con cui vengono agghindate: il pacifico mondo multipolare o il “confederalismo democratico”.
D’altro canto gli avvenimenti in Siria hanno chiarito anche che le sorti della nuova ondata della rivoluzione proletaria non erano e non possono essere nelle mani della Siria di Assad, dell’Iran e della Federazione Russa, come non sono nelle mani di nessuno dei paesi e dei governi che pure resistono e si oppongono all’imperialismo. Questo perché le sorti della rivoluzione sono sempre nelle mani del movimento comunista e delle masse popolari organizzate.
Il “successo” degli imperialisti in Siria, del resto, è molto precario, come lo sono tutti i loro successi.
La borghesia imperialista non ha futuro, il suo sistema è superato dalla storia, ogni sua vittoria è temporanea e in definitiva le si rivolterà contro. È successo in Iraq, in Afghanistan, in Libia, in Palestina, ecc.
Nel caso concreto della Siria, la nuova situazione che si è creata a seguito della caduta del regime di Assad non può che condurre, come già sta avvenendo, allo sviluppo di nuovi e più gravi contrasti tra le diverse fazioni dei gruppi imperialisti per la spartizione del paese, all’apertura di una nuova fase della guerra in Siria e in Medio Oriente dagli esiti quanto mai incerti, a un aggravamento delle condizioni che spingono verso una guerra mondiale dispiegata.
Il destino della Siria, in definitiva, è quindi nelle mani delle masse popolari siriane: se il regime di Assad è caduto è perché evidentemente non godeva più del sostegno e dell’appoggio delle masse popolari (questa è la base per avere “il sostegno dell’esercito”) così come ora sarà la loro mobilitazione a determinare, in ultima analisi, il futuro del paese.
Per i comunisti si tratta di prendere atto della nuova situazione e cogliere le opportunità che ogni avvenimento, anche un fatto in generale negativo come questo, offre per avanzare sulla via della rivoluzione proletaria.
I comunisti dei paesi imperialisti, in generale, e i comunisti italiani nello specifico, non possono limitarsi a “fare il tifo”, a esaltarsi quando l’imperialismo subisce rovesci e a “deprimersi” quando ottiene un successo. Devono sempre legare l’analisi dei fatti, il sostegno ideale, all’opera concreta di solidarietà internazionale, che nella sua forma più alta significa adoperarsi con ogni mezzo per fare la rivoluzione socialista nel nostro paese e far avanzare la rivoluzione proletaria in tutto il mondo.

Gli sconvolgimenti in Medio Oriente non si limitano alla Siria.
In Cisgiordana sta provocando forti reazioni tra le masse popolari palestinesi l’opera di aperta repressione delle forze della resistenza che l’Autorità Nazionale Palestinese (Anp) ha iniziato a condurre nel mese di dicembre in collaborazione con i sionisti.
Il 14 dicembre, con un raid nel campo profughi di Jenin, le forze dell’Anp hanno ammazzato Yazid Ja’ayesh, un comandante della Brigata Jenin. Nell’operazione sono stati uccisi anche civili, tra cui un bambino. In risposta a questi fatti è stato convocato uno sciopero generale e si sono svolte dimostrazioni di massa in solidarietà con Jenin, represse duramente dall’Anp. In occasione dell’uccisione di un altro ragazzo palestinese, Rabhi Shalabi, sempre a Jenin, un ufficiale dell’Anp ha disertato pubblicamente, in protesta con la politica di aperta collaborazione con i sionisti.
All’opera di repressione dell’Anp si aggiungono i raid sistematici dell’esercito israeliano. Dal 7 ottobre del 2023, sono 11.900 i palestinesi arrestati in Cisgiordania e a Gerusalemme.
Intanto i funzionari sionisti vanno avanti con i piani per l’annessione: “2025: l’anno della sovranità in Giudea e Samaria” ha scritto su X Smotrich, ministro delle finanze di Israele, riferendosi alla Cisgiordania utilizzando nomi biblici.
In Libano è stata invece ufficialmente firmata, il 27 novembre, una tregua tra Israele ed Hezbollah, che ha rivendicato la vittoria nello scontro con l’esercito sionista. L’accordo, che prevede due mesi di cessate il fuoco, è però sistematicamente violato da Israele, che ha condotto decine di attacchi aerei, incursioni e imposto il coprifuoco in diverse zone del sud del paese. “Nei tredici punti della tregua Israele si riserva il diritto di attaccare Hezbollah in territorio libanese in caso di riarmo o di operazioni percepite contro la stabilità di Israele. Un diritto che nei fatti dà mano libera a Israele in Libano. Dall’inizio della tregua l’esercito israeliano ha effettuato bombardamenti, ha sparato su civili, ha indetto coprifuochi sommari, ha ferito due giornalisti” – dall’articolo pubblicato su Il Manifesto del 3 dicembre “Raid a sud e droni su Beirut, Israele ha violato la tregua 52 volte”.

Iniziative per conoscere lo sviluppo del movimento comunista internazionale

Nei prossimi mesi come P.Carc organizzeremo una serie di iniziative volte a valorizzare la ricca esperienza che il Partito sta facendo in campo internazionale.
Attraverso la partecipazione alle iniziative internazionali abbiamo poi sviluppato vecchie e nuove relazioni, in particolare con partiti e organismi del Movimento comunista cosciente e organizzato in Usa e Canada: la rivista Kites, il Partito dei Comunisti Usa, il Partito Comunista Americano, Freedom Road Socialist Organization e il (Nuovo) Partito Comunista del Canada, fondato nella clandestinità il 31 gennaio 2024. Ma anche con il Partito Comunista della Bielorussia, il Partito Comunista della Georgia, per quanto riguarda i partiti comunisti dei primi paesi socialisti, e con il Partito Democratico del Popolo della Corea del Sud, promotore della Piattaforma Antimperialista Mondiale (Pam).

Sulla base di quanto fatto finora dal Gruppo di lavoro internazionale, stiamo promuovendo, in Italia, iniziative di due tipi:
– incontri pubblici per riportare e illustrare quanto emerso nella conferenza organizzata dalla Pam a Dakar alla fine di ottobre, anche con la possibilità di interventi da remoto di compagni dei paesi africani.
Tratteremo del ruolo e delle prospettive del movimento antimperialista che in Africa si sta sviluppando con grande forza e del legame tra questo e la lotta di classe nei paesi imperialisti. Sarà anche occasione per scendere più nello specifico delle posizioni e del dibattito tra le diverse organizzazioni antimperialiste e comuniste che hanno partecipato alla conferenza, così come del confronto che stiamo portando più a fondo con alcune di esse, come ad esempio il Partito Comunista del Kenya;
– un tour di esponenti della Pam in Italia per informare sulle manovre di guerra che gli imperialisti Usa stanno portando avanti nel Pacifico e soprattutto alimentare il dibattito sulla natura, il ruolo e l’azione della Repubblica Popolare Cinese e della Repubblica Popolare Democratica di Corea.

Iscriviti alla newsletter

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.

I più letti

Articoli simili
Correlati

Conoscere il nemico per imparare a combatterlo

Alcuni esempi di inchieste e denunce sul ruolo di Nato e sionisti in Italia

Avanguardia

Il marasma provocato dalla crisi generale sta rapidamente portando...

Oltre il tifo per Luigi Mangione

Brian Thompson, il Ceo della più grande compagnia di...

È nato il Coordinamento nazionale No Nato

Per dare un’idea dell’estensione della partecipazione all’assemblea riportiamo i...