Il tanto atteso piano che Stellantis ha presentato al governo e al paese è un punto di domanda su tutti i fronti della produzione. Solo promesse utili a incassare altri incentivi dal governo per la filiera dell’automotive, ma di concreto nulla. Il “piano di rilancio” parla di due nuovi modelli a partire dal 2028 e, forse, di altri due non si sa quando… Ecco il risultato dell’ennesima battaglia campale che il governo Meloni ha condotto contro i poteri forti del nostro paese!
In mezzo a tanto fumo la certezza che i volumi produttivi in Italia nel 2024 (e l’azienda lo conferma come previsione anche per il 2025) sono a quota 350 mila, lo stesso livello che il gruppo aveva nel 1957, quando ancora un’auto Fiat non era un bene di massa accessibile a tutti.
Le certezze non finiscono qui, c’è anche quella della continua cassa integrazione. A poche ore dalla presentazione del “piano di rilancio” si annunciano nuovi fermi produttivi. A Mirafiori i lavoratori dovrebbero cominciare a rientrare in produzione in parte dopo il 20 gennaio e in parte, addirittura, non prima del 3 febbraio. Anche ad Atessa la produzione resta ferma almeno fino al 3 febbraio. A Termoli lo stesso, con una breve pausa produttiva fra il 19 e il 27 gennaio. A Cassino la produzione è ferma dal 6 dicembre e così resterà almeno fino al 20 gennaio. Questo è il quadro attuale, salvo ulteriori proroghe che, ovviamente, non si possono escludere.
Una storia lunga decenni…
Una stima elaborata da Federcontribuenti sostiene che, dal 1975 a oggi, il gruppo ex Fiat ha incassato, sotto forma di finanziamento statale, la bellezza di 220 miliardi di euro! La cifra è stimabile calcolando la cassa integrazione e i prepensionamenti utilizzati nel corso dei decenni per le “ristrutturazioni aziendali”, gli incentivi alla rottamazione, gli stabilimenti costruiti con i contributi pubblici, gli incentivi alla ricerca e all’innovazione.
Il risultato di questo sostegno? Il gruppo industriale è passato dai 170 mila dipendenti circa negli anni Settanta agli attuali 40 mila, la produzione è stata progressivamente spostata all’estero, così come il quartier generale del gruppo che ha trovato ospitalità in lidi fiscalmente meno gravosi come Amsterdam o Londra.
Ecco dove sono andati a finire tutti i soldi dei contribuenti, per non parlare dei profitti che ne sono derivati, puntualmente suddivisi in lauti dividendi agli azionisti – dall’articolo “Stellantis chiagne e fotte e il governo regge il sacco” – Resistenza n. 3/2024.
A questo va aggiunta la prevista diminuzione produttiva per Melfi annunciata per il 2025, per non parlare delle fermate produttive del gruppo Iveco, che non rientra in Stellantis ma è pur sempre nel portafogli della holding Exor.
Nel complesso abbiamo la certezza che gli Agnelli-Elkann stanno raschiando il fondo del barile, che non hanno alcun interesse a continuare la produzione nel nostro paese e che vi restano esclusivamente fino a quando riescono a spremere a loro vantaggio incentivi e contributi pubblici.
A fronte di tutto ciò cosa possono fare i lavoratori? La vertenza Trasnova ci mostra un esempio positivo.
“Lo scorso 10 dicembre gli operai della Transnova hanno strappato a Stellantis il rinvio dei 97 licenziamenti annunciati per un anno, con il rinnovo della commessa. Transnova, infatti, è una società che lavora in monocommittenza con Stellantis e proprio a seguito della sospensione del contratto di fornitura che avrebbe dovuto partire dal 31 dicembre, aveva fatto partire il licenziamento per i 97 operai impiegati tra Pomigliano, Mirafiori, Melfi e Piedimonte San Germano.
In realtà, gli operai Transnova hanno strappato molto di più, perché in totale i posti di lavoro salvati per il prossimo anno sono 249. Alla decisione di Trasnova erano infatti seguite le lettere di licenziamento da parte delle società subappaltanti: Logitech aveva avviato procedure per 101 unità, mentre Tecnoservice per 51 dipendenti, per un totale di 249 lavoratori.
Gli operai, con la lotta e il sostegno dei sindacati, hanno guadagnato tempo e strappato un’importante vittoria. Così come una vittoria è stata, a volerla ben guardare, la defezione di Tavares, ormai non più adeguato a fronteggiare la mobilitazione di operai e sindacati di tutto il gruppo e dell’indotto ed ennesimo capro espiatorio delle politiche di smantellamento.
Perché è una vittoria tanto importante, nonostante i numeri ridotti? Perché mostra cosa può fare un gruppo di operai decisi che attua ogni metodo di lotta – legale o meno – e che sviluppa attorno a sé solidarietà; dimostra cosa può fare anche un piccolo gruppo contro un colosso come Stellantis.
Soprattutto a Pomigliano, dove ci sarebbe stata la maggior parte dei licenziamenti (54), gli operai sono stati in presidio permanente davanti allo stabilimento per giorni, picchettando non solo l’accesso delle merci, ma anche quella degli operai. Fermando la produzione con tutti i metodi a disposizione, hanno fatto carta straccia dei divieti del governo Meloni ottenendo due vittorie: la loro contro Stellantis e quella di tutti gli operai contro le misure repressive del governo Meloni. Aspetto decisivo: hanno coinvolto in questa lotta gli operai Stellantis dello stabilimento, che hanno sostenuto i picchetti e li hanno mantenuti quando gli operai Transnova erano impegnati in tavoli o incontri.
Mettendo in campo una lotta decisa e coinvolgendo i lavoratori Stellantis, gli operai dell’indotto hanno guadagnato tempo e vinto una battaglia. Una battaglia, perché nessuna azienda si salva definitivamente facendo guerra al singolo padrone e il Collettivo di Fabbrica Gkn lo ha sperimentato sulla propria pelle. A maggior ragione se si tratta di Stellantis e dell’indotto, una produzione attorno a cui per molti versi si è strutturato il paese intero” – dall’articolo “La lotta degli operai Trasnova e il futuro di Stellantis” – Agenzia Stampa Staffetta Rossa.
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Licenziamenti politici in Stellantis
Solidarietà a Delio Fantasia e alla Flmu Cub.
“Il rigetto da parte della sezione lavoro del tribunale di Cassino dell’istanza per l’annullamento del pretestuoso licenziamento politico del compagno Delio è una dichiarazione di guerra a tutti gli operai di Stellantis e del relativo indotto. Non solo: questi spicciafaccende del padrone, con fare vendicativo, condannano Delio a retribuire di tasca propria gli avvocati (mercenari) assoldati da Stellantis.
Questa sentenza non lascia spazio a considerazioni di natura tecnico-legale, talmente è chiaro l’intento politico dei suoi estensori. Il padrone licenzia un’avanguardia di lotta rispettata e stimata e la magistratura, con rito d’ufficio, approva passando sopra alla giurisprudenza e ai diritti del lavoratore sanciti dalla Costituzione e dalle leggi ancora in vigore dello stesso Stato italiano.
È il momento di riprendere la mobilitazione contro l’aggressione sferrata da Stellantis ai danni di Delio. Delio viene colpito in quanto avanguardia di lotta e portavoce di un’identità politica e sindacale che è quella degli operai combattivi del cassinate, che i padroni di Stellantis devono liquidare. Perché per liquidare le fabbriche (come stanno deliberatamente facendo) occorre liquidare i lavoratori e in primo luogo le avanguardie di lotta che possono capeggiare la lotta contro questo corso delle cose.
La lotta per il reintegro di Delio non si conclude e non si esaurisce con la sentenza emanata da uno spicciafaccende del padrone. La lotta per il reintegro di Delio deve proseguire dando la parola ai molti lavoratori che sono il principale bersaglio di questa sentenza e costruendo una mobilitazione che metta nell’angolo gli spicciafaccende del padrone. Se i padroni e i loro complici insistono nel sollevare il loro macigno contro la Cassino operaia, sta a noi insistere per farglielo ricadere addosso.
La forza del padrone sta nei suoi capitali e nel disporre di autorità statali, compresa la magistratura, che operano al loro servizio. La nostra forza sta nella solidarietà di classe che riusciamo a innescare e sviluppare, nel far cadere la maschera di cui si servono i complici del padrone per giustificare l’uso della forza delle leggi contro i lavoratori e le loro avanguardie. La battaglia legale per il reintegro di Delio continua. Che ogni organismo politico, sindacale, associativo del territorio che ha a cuore la difesa dei diritti costituzionali dia il suo contributo per trasformarla in una battaglia campale. Una battaglia da condurre nelle aule di tribunale ma ancor di più ai cancelli di Piedimonte e degli altri stabilimenti Stellantis, tra gli operai e i giovani del territorio cui questa sentenza vuol mandare un messaggio di minaccia, nelle stesse istituzioni locali a loro volta destinatarie del minaccioso messaggio che intralciare i piani di Stellantis comporta un costo salato. Se Delio è un operaio combattivo davanti agli studi legali di Stellantis e compiacenti giudici spicciafaccende, non c’è partita. Se invece siamo tutte/i Delio e con Delio, nelle aule di tribunale e fuori, allora la musica può iniziare a cambiare!”
Dalla pagina Facebook “Carc Cassino”
Comunicato reintegro Francesca Felice
In un momento storico disseminato di guerre, di crescente disoccupazione, precarietà e impoverimento per il movimento operaio, il capitalismo rivela la sua ferocia e in nome del benessere e profitto di pochi, dell’ottimizzazione dei costi viene intensificato lo sfruttamento del lavoro con ritmi estenuanti e sempre meno sicurezza. Non è una fatalità se ogni giorno assistiamo al bollettino crescente degli omicidi bianchi, una intollerabile guerra civile dai costi collettivi e dagli effetti collaterali incommensurabili. In questo contesto distopico e delirante abbiamo ottenuto e condividiamo volentieri una bella vittoria: un’operaia, Francesca Felice, rappresentante e militante del sindacalismo autorganizzato Slai Cobas, licenziata dalla multinazionale Stellantis Europe di Atessa, con la inqualificabile partecipazione di rappresentanti della Fim Cisl lo scorso febbraio, è stata assolta e reintegrata con la sentenza emessa dal giudice del lavoro di Lanciano in data 10.12.2024, che sancisce l’illegittimità e pretestuosità delle motivazioni aziendali. Contenti e sollevati per il risultato ottenuto contro la repressiva e discriminante disposizione aziendale, continueremo con la coerenza che ci ha sempre contraddistinto e con la consapevolezza che nessuno può salvarsi da solo. La coscienza di classe, la solidarietà e la lotta collettiva continueranno a essere gli unici strumenti concreti per difendere e tutelare le nostre condizioni lavorative, economiche e sociali in futuro.
Slai Cobas Coordinamento di Chieti