Per dare un’idea dell’estensione della partecipazione all’assemblea riportiamo i nomi degli organismi che sono intervenuti: Associazione Nazionale Vittime Uranio Impoverito, Donne e uomini contro la guerra di Brescia, Rete No War, GaMaDi, Coordinamento Paradiso di Bologna, Coordinamento regionale No Nato Emilia Romagna, Giovani Palestinesi d’Italia, Comitato No Muos, Gruppo Autonomi Portuali di Livorno, Miracolo a Milano, A Foras della Sardegna, Mantova per l’Italia, Rsu Usb Areoporto di Montichiari, Piattaforma Antimperialista Mondiale, Freedom Road Socialism Organizzation (Usa), Generazioni Future, P.Carc, Cln di Lecco, Mario Chiccerio, l’avvocato Marcuz, il Fronte del Dissenso, Confederazione Libera del Friuli Venezia Giulia, l’Assemblea antifascista contro il green pass di Bologna, Coordinamento nazionale per la Jugoslavia, il gruppo giovanile Log-In, Lega Obiettori di Coscienza, il Comitato No Comando Nato né a Firenze né altrove. Oltre agli intervenuti hanno partecipato altre decine di associazioni e comitati.
Nello scorso numero di Resistenza avevamo scritto che il percorso di costruzione del Coordinamento nazionale No Nato era entrato in una nuova fase, specificando che quello che per mesi è stato un embrione di coordinamento stava compiendo un salto verso una superiore strutturazione. Effettivamente la svolta è avvenuta: lo scorso 8 dicembre, a Bologna, c’è stata la sua assemblea di fondazione.
Gli stessi promotori dell’assemblea dell’8 dicembre hanno dichiarato che è stata un successo, data la partecipazione di decine di organismi operai e popolari, di un centinaio di partecipanti in presenza e di circa venticinque in collegamento. L’assemblea ha avuto buon esito non solo per i numeri e la qualità degli interventi, ma anche perché ha dimostrato che l’opposizione alla Nato è diffusa in ogni parte del paese. Ogni regione, provincia e città è animata da gruppi, partiti, movimenti, organismi sindacali, associazioni che fanno della lotta contro la guerra Usa-Nato una bandiera e che sono nei fatti focolaio di resistenza locale. L’assemblea dell’8 dicembre ha dimostrato che il motore della costruzione del Coordinamento sono stati i comitati e gli organismi locali che vedono nel coordinamento nazionale lo strumento per uscire dai confini e cimentarsi nella discussione, nell’elaborazione, nella progettazione: hanno intrapreso una strada che veniva definendosi man mano che la si percorreva.
Ora, il modo migliore per dare gambe al Coordinamento è non crogiolarsi sugli allori dell’assemblea dell’8 dicembre, ma usarla innanzitutto per raccoglierne spunti utili per le linee di sviluppo.
Dare uno sbocco politico alla lotta contro la guerra targata Usa-Nato
Il governo Meloni amplia la partecipazione del nostro paese alla Terza guerra mondiale promossa dai gruppi imperialisti Usa e Nato. A confermarlo è lo stesso ministro Crosetto quando afferma che “l’aumento delle spese militari è necessario perché il nostro paese non è preparato alla guerra”. Negli interventi dell’assemblea dell’8 dicembre a più riprese è stato toccato il tema di “trovare uno sbocco politico” alla lotta. Alcuni hanno parlato della necessità di costruire mobilitazioni di massa per fare pressione sugli attuali governi e farli desistere dalla partecipazione alla guerra, come se già non ce ne fossero o come se in passato non ce ne siano state di oceaniche in Italia e in altri paesi imperialisti, con gli esiti che ben conosciamo. Altri hanno trattato della necessità di intessere rapporti e relazioni con amministratori locali ed enti locali per cavalcare le contraddizioni tra gli interessi del governo centrale e quelli delle amministrazioni locali; altri ancora hanno parlato della necessità di fare contro-informazione e fornire alle masse popolari gli strumenti per conoscere quanto sta avvenendo. Al netto del fatto che ognuna delle linee indicate è utile se alimenta la mobilitazione e l’organizzazione, la questione di fondo è che le masse popolari devono trovare la strada per farla finita con i governi delle Larghe Intese, iniziando dal cacciare il governo Meloni. Per farlo bisogna far confluire ogni iniziativa nella lotta per costruire un governo che non dia più seguito all’“ordine sociale” di guerra, miseria e devastazione ambientale. Un governo che, per esempio, attui fino in fondo l’articolo 11 della Costituzione italiana. La sua applicazione sostanziale implica e coincide con l’uscita dell’Italia dalla Nato. Per arrivare a un governo che ha questo indirizzo (noi lo chiamiamo Governo di Blocco Popolare) e che ha la forza di attuarlo, è necessario mettere in campo, qui e ora, passi e tappe che si traducono in misure già praticabili che, da una parte, indeboliscono la morsa con cui la Nato sottomette il nostro paese e, dall’altra, rafforzano gli organismi operai e popolari che devono essere l’ossatura del Governo di Blocco Popolare.
Il Coordinamento nazionale No Nato può, fin da ora, fare molto in questa direzione valorizzando tutto quanto già si muove e che può essere realizzato approfittando di quanto resta delle agibilità democratiche e perseguendo i principi della nostra Costituzione. Alcuni dei campi di lotta per la cacciata della Nato dall’Italia sono 1. il ritiro dei contingenti italiani all’estero, 2. il taglio dei finanziamenti per l’industria bellica, 3. l’applicazione della legislazione italiana ai militari stranieri in servizio in Italia, 4. la chiusura dei poligoni militari, 5. la bonifica dei territori inquinati, 6. la riconversione dell’industria bellica, 7. la desecretazione di tutti gli accordi segreti, 8. il riconoscimento come vittime di guerra di tutti i civili e militari morti a causa delle attività svolte nelle basi Usa-Nato, 9. la smilitarizzazione delle scuole e delle università, 10. l’abolizione dei “decreti sicurezza” contro le libertà democratiche.
Su ognuno di questi punti ci sono già comitati e organismi che lottano e che hanno aderito al Coordinamento nazionale No Nato. La loro lotta si rafforzerà e avrà uno sbocco politico se collegata alla lotta per il Governo di Blocco Popolare.
Sono necessarie nuove forme di lotta a fronte del regime politico vigente in Italia
Un intervento ha suscitato particolare entusiasmo durante l’assemblea. L’esponente del comitato Donne e uomini contro la guerra di Brescia ha concluso il suo intervento con un appello ad adottare, quanto prima, modalità di lotta adeguate ai tempi correnti che vedono ridotta l’agibilità democratica in Italia. L’appello consiste nel fatto che i comitati a livello territoriale, e lo stesso Coordinamento nazionale No Nato, devono pensare a mettere in campo iniziative di tipo nuovo, a costruire lotte di tipo nuovo e senza attestarsi sui vecchi schemi. Non è un caso che queste conclusioni abbiano suscitato entusiasmo: la classe dominante sistematicamente impone restrizioni e divieti all’azione delle masse popolari, è ora di organizzarsi per violarle! La mobilitazione del 5 ottobre a Roma lo ha dimostrato in grande: è legittimo tutto ciò che serve agli interessi delle masse popolari, anche se vietato dalle sue leggi! Questo è uno dei principi che deve guidare l’iniziativa dei comitati a livello locale e lo stesso Coordinamento nazionale No Nato.
La relazione tra realtà locali e il Coordinamento nazionale No Nato
L’esponente del movimento A Foras, che lotta per la chiusura delle basi militari in Sardegna, per le bonifiche e la restituzione delle terre alle comunità, ha espresso la propria preferenza per la denominazione “Coordinamento generale No Nato”. La questione è legata alla lotta per l’autodeterminazione del popolo sardo, una lotta che ha radici ben piantate nella lotta di classe in Sardegna.
Al netto del fatto che il riconoscimento dell’emancipazione e liberazione del popolo sardo non può limitarsi a una semplice scelta linguistica (sostituire “nazionale” con “generale”), i promotori del Coordinamento nazionale No Nato hanno ribadito che il coordinamento favorisce lo sviluppo di operazioni comuni, iniziative unitarie e campagne d’opinione e che in questo processo è incoraggiata la massima agibilità sul piano locale: a nessuno è richiesto di sciogliersi nella rete.
Ma c’è di più. Tanto più A Foras lotterà con e per il Coordinamento nazionale No Nato, tanto più si rafforzerà la lotta per l’autodeterminazione del popolo sardo. Ogni popolo deve avere il diritto di decidere autonomamente e liberamente il cammino da intraprendere, l’ordinamento economico, politico e sociale di cui dotarsi, le relazioni da instaurare con gli altri paesi. E il primo passo per la liberazione del popolo sardo è liberarsi delle basi, delle agenzie Usa e Nato presenti sul suo territorio.
Rompere gli steccati, marciare uniti contro il nemico comune
L’esistenza di un Coordinamento nazionale No Nato può diventare una piccola grande svolta, se concepito come strumento di lotta che rafforza la costruzione del più ampio fronte contro il governo Meloni e tutto il sistema delle Larghe Intese, complici e servi della Nato. Il Coordinamento nazionale No Nato deve essere lo strumento utile a rompere gli steccati della concorrenza tra organismi popolari locali e nazionali, tra forze politiche e sindacali, per praticare sistematicamente la lotta per l’unità contro il nemico comune!
Per rompere gli steccati bisogna alimentare la sinergia, non basta collaborare: collaborare significa, infatti, curare ognuno il proprio ambito di lavoro e poi a un certo punto convergere su un obiettivo comune. La sinergia è una forma superiore, più avanzata di azione comune, solo apparentemente simile alla collaborazione. La sinergia infatti è un lavoro svolto da diversi organismi, ma sulla base di obiettivi comuni ben definiti, di comuni orientamenti e analisi della situazione, di un piano di lavoro elaborato assieme, concordato e condiviso. È un’azione comune in cui i dirigenti di ogni organismo (e, nella misura più ampia e funzionale possibile, anche i vari membri dell’organismo che dirigono) hanno una comune visione d’insieme del lavoro da svolgere e non sono concentrati solo sul loro compito specifico e parziale. Sinergia non significa neanche limitarsi a far notare agli altri organismi gli errori che commettono, le loro mancanze: è un’azione comune più profonda e ampia, significa costruire insieme.
La sinergia tra organismi, a differenza della collaborazione, è una sintesi e non un’addizione.
Il Coordinamento nazionale No Nato può diventare la sintesi della lotta per cacciare gli Usa e la Nato dall’Italia!