Nelle ultime settimane tiene banco la notizia dell’uccisione a New York di Brian Thompson, amministratore delegato della UnitedHealthcare, un colosso assicurativo medico statunitense. Un atto di giustizia di classe compiuto, secondo le accuse dal giovane americano Luigi Mangione, con l’intento di punire un esponente del sistema delle lobby e delle assicurazioni sanitarie che negano alle masse popolari statunitensi cure, assistenza e il diritto alla salute.
A fronte di quest’azione persino le autorità Usa e il circo mediatico che le sostiene stanno facendo fatica a diffondere la propria retorica giustizialista contro il giovane “violento e omicida”. Fanno sempre più fatica a frenare e limitare le simpatie verso Mangione e soprattutto l’indignazione e la rabbia sociale verso un servizio sanitario nazionale sempre più elitario e iniquo.
Come prima cosa la UnitedHealthcare ha dovuto chiudere i commenti sui social perché invasi da offese verso l’azienda e ed espressioni di solidarietà verso Mangione, che pur in forma individuale ha “provato a fare giustizia”. Più di mille versamenti per finanziare la sua difesa legale in giudizio sono stati raccolti in poche ore. In rete è circolata una lista di altri potenziali bersagli, mentre sui muri della città sono comparsi manifesti “Wanted” con i volti degli amministratori delegati. E sempre sui muri della città si leggono molte scritte a sostegno del giovane.
L’omicidio del manager, inoltre, ha portato alla luce il gigantesco malcontento degli statunitensi per il sistema sanitario in cui le assicurazioni private hanno un ruolo centrale. Un sistema al collasso che, ad esempio, vede il 25% degli americani con familiari costretti a ritardare le cure per malattie gravi perché non possono permettersele. Un malcontento riportato nell’articolo del Fatto Quotidiano che riportiamo a seguire.
L’episodio di Brian Thompson non è un caso isolato. È una delle manifestazioni della guerra civile in corso negli Usa. Una guerra scandita e suscitata dalle difficoltà crescenti che la classe dominante statunitense incontra nel gestire il suo fronte interno per la combinazione fra la crisi politica e la resistenza spontanea che le masse popolari oppongono alla guerra di sterminio non dichiarata che la classe dominante conduce contro di loro. Per approfondire leggi anche La guerra civile negli Usa.
Nel nostro paese il “modello sanitario Usa” viene venduto da anni come foriero di progresso e funzionalità. E in virtù di queste balle pretestuose il processo di privatizzazione e smantellamento del Servizio sanitario nazionale (SSN) va avanti da trent’anni. Le misure adottate da tutti i governi delle Larghe Intese sono sempre state prese a vantaggio di lobby e colossi finanziari. Un processo che vede oggi nel governo Meloni un suo fedele prosecutore e alfiere. Basti pensare ai soli 880 milioni di investimenti previsti il prossimo anno che non bastano nemmeno a coprire l’inflazione (altro che i 3 miliardi propagandati!). Oppure ai disastri compiuti dal modello sanitario più privatizzato d’Italia, il “modello Lombardia”, durante la pandemia da Covid-19.
Dopo decenni di tagli alla sanità pubblica ratificati dai due poli delle Larghe Intese che si sono dati il cambio al governo del paese, siamo arrivati al punto in cui le strutture sanitarie funzionanti sono spesso vecchie e fatiscenti, i reparti di degenza inutilizzati, i presidi di guardia medica chiusi e soprattutto a mancare, specie in alcune zone del paese, sono i presidi sanitari territoriali la cui diffusione capillare potrebbe limitare gli accessi al Pronto soccorso.
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Se le strutture sanitarie del nostro paese sono ancora in piedi e riescono a fornire un minimo di servizio è solo per la forza dei lavoratori che vi prestano servizio, per il pullulare in tutto il paese di comitati, associazioni e reti di pazienti e cittadini che si mobilitano per una sanità pubblica, universale e di qualità.
Per far sì che questa battaglia abbia sviluppo è necessario che in ogni struttura si creino gruppi di lavoratori che si confrontano sui problemi dei vari reparti e si mobilitino per organizzare, ad esempio, azioni di lotta contro il demansionamento, il rifiuto di fare gli straordinari per coprire la mancanza di personale e giornate di sciopero del ticket (fornire la prestazione sanitaria senza far pagare). È necessario che in ogni territorio si creino gruppi di cittadini che insieme ai lavoratori lottino perché la parola d’ordine “sanità pubblica, universale e di qualità” diventi una questione di governo del nostro paese, attraverso azioni di lotta per lo scorrimento delle liste d’attesa, per l’investimento di fondi pubblici nella sanità pubblica, per il boicottaggio delle società che speculano sulla salute delle masse popolari, ecc.
La mobilitazione di utenti e lavoratori della sanità pubblica, il loro contributo a rendere ingovernabile il paese al governo Meloni e imporre una diversa gestione del servizio sanitario pubblico nel nostro paese è l’unica reale strada per un SSN pubblico, universale e di qualità.
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Perché gli statunitensi odiano le assicurazioni sanitarie (e i manager che le guidano)? I numeri di un sistema fallimentare
Tratto da il Fatto Quotidiano, 11 dicembre 2024
Le pagine social dell’assicuratore sono state sommerse di commenti che celebravano le gesta del killer e riversavano on line testimonianze sulle discutibili pratiche della compagnia, tra le più spregiudicate nel negare richieste di cure e rimborsi. I numeri del disastro del sistema delle assicurazioni.
Poche ore dopo l’assassinio del suo amministratore delegato, Brian Thompson, il colosso assicurativo medico statunitense UnitedHealthcare (516 miliardi di dollari di valore di borsa) è stato costretto a chiudere i commenti nei suoi profili sui social media. Le pagine dell’assicuratore sono state sommerse di commenti che celebravano le gesta del killer e riversavano on line testimonianze sulle discutibili pratiche della compagnia. Tantissimi i casi di chi si era visto negare, ridurre, ritardare i rimborsi per spese mediche e sanitarie sostenute, oppure a cui era stata preclusa la possibilità di una cura o un intervento.
Il sistema sanitario statunitense, che si affida moltissimo al ruolo delle assicurazioni sanitarie private, è altamente disfunzionale per gran parte della popolazione. I più ricchi hanno certamente a disposizione una sanità di eccellenza ma per tutti gli altri sono dolori, letteralmente. L’assassino è stato dipinto come una sorta di eroe vendicatore che aveva semplicemente fatto giustizia. Chi ha visto il film Joker di Todd Phillips sentirà forse qualche corda vibrare. Chi, non più giovanissimo, ricorda anche L’uomo della pioggia avrà anche altre memorie a cui attingere.
Il post su Facebook, in cui la compagnia esprimeva il suo dolore per l’uccisione del manager, ha raccolto in poche ore oltre 80mila “faccine gioiose”. Questi alcuni dei commenti: “Spero che facciano pagare alla sua famiglia il viaggio in ambulanza in questo momento difficile “, ” Nessuna compassione e i suoi milioni di dollari ora non hanno più nessun valore”, ” Sembra che quanto accaduto sia correlato alla condizione preesistente di essere uno stronzo amorale “. “Pensieri e franchigie alla famiglia”, si leggeva invece in una reazione ad un post della Cnn in cui veniva descritto l’accaduto. “Compassione negata”, spiegava un’altra , “finché non verrà prodotta la documentazione che stabilisca che i fori dei proiettili non erano una condizione preesistente“.
Su Reddit, un forum destinato a medici e assistenti sanitari ha dovuto essere chiuso dai moderatori perché gli utenti scherzavano sull’uccisione. Uno dei contributi più apprezzati è stato quello di un’infermiera che ha scritto la parodia di una tipica lettera di diniego di cure di UnitedHealthcare indirizzata però a Thompson in merito al suo trattamento di emergenza di cui avrebbe avuto bisogno dopo essere stato colpito.
È emerso insomma un vero e proprio odio verso le assicurazioni che non riguarda solo i pazienti ma anche i professionisti del settore, dai chirurghi agli infermieri. “Si tratta di qualcuno che ha partecipato a un omicidio sociale su larga scala“, ha scritto uno studente di medicina.
Nel complesso le performance del sistema sanitario a stelle e strisce sono disastrose. Stando ai dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, la mortalità neonatale è del 3,2 per mille, il doppio rispetto all’Italia o alla Russia. Quella infantile è al 5,7 per mille, contro il 4,4 della Russia. L’aspettativa di vita, in calo, è di 78,5 anni, quasi 5 anni in meno rispetto all’Italia. Eppure gli Usa spendono in sanità una cifra spropositata, il 17% del loro Prodotto interno lordo, quasi il triplo rispetto all’Italia.
Secondo un sondaggio Gallup, il 25% degli americani ha persone in famiglia che hanno dovuto ritardare le cure per malattie gravi perché non potevano permettersele. Il 79% degli infermieri ritiene di operare in strutture con organici inadeguati. Tanto basterebbe per stare il più lontano possibile da questo modello di sanità e invece è proprio quello che alcuni politici indicano come esempio a cui rifarsi.
Non sorprende che i cittadini statunitense abbiano una cattiva opinione di questo sistema. Tre su quattro affermano che non soddisfa le loro esigenze. Più della metà riferisce di aver avuto problemi con le richieste di rimborso o le autorizzazioni alle cure. Una larga maggioranza ritiene che gli assicuratori non siano trasparenti e che le polizze siano volutamente complicate e difficili da capire. Il punto non è però che le assicurazioni funzionano male ma che sono proprio progettate per funzionare così. Lesinare sui rimborsi, negarli e/o procrastinarli significa una cosa molto semplice: più profitti.
Nel 2023 UnitedHealthcare ha guadagnato 23 miliardi di dollari, 3 miliardi in più dell’anno prima. Per la gioia dei suoi azionisti che sono i soliti nomi noti della finanza americana, ovvero Vanguard (9,2%), Blackrock (6%), State Street (4,9%), Fidelity (3,5%), Jp Morgan (2,8%). Thompson ha ricevuto uno stipendio di 10 milioni di dollari, il direttore generale della compagnia, Andrew Witty, 23,5 milioni.
Sui proiettili utilizzati il killer aveva fatto incidere le parole Delay, Deny, Defend (ritarda, nega, difendere la causa) le parole chiave che guidano l’azione degli assicuratori. Un mantra usato anche nel titolo di un libro che denunciava le malefatte degli assicuratori, uscito 14 anni fa (Delay, Deny, Defend: Why Insurance Companies Don’t Pay Claims and What You Can Do About It) e balzato in vetta alle vendite Amazon subito dopo l’assassinio.
Il caso scuola è quello della compagnia assicurativa statunitense Allstate che, con la consulenza di McKinsey, ha rivoluzionato le pratiche del settore. In meglio per gli azionisti, in peggio per i clienti. La società ha elaborato strategie per risparmiare il più possibile sui rimborsi. La compagnia assicurativa si è rifiutata di fornire ai giudici che esaminavano una vertenza le “ricette” elaborate dai consulenti nonostante una multa di 25mila dollari al giorno per ogni giorno di ritardo, pagando alla fine 7 milioni di dollari.
Alla fine le indicazioni sono venute alla luce. Semplici, in fondo. Cercare di concordare rimborsi veloci ma ridotti, al di sotto di quelli previsti nelle polizze, nel 90% dei casi. Nel rimanente 10% la sollecitazione è stata di ingaggiare un legale e trascinare la vertenza il più in lungo possibile. Poiché questo modo ruvido di porsi nei confronti dei propri clienti ha consentito ad Allstate di aumentare sensibilmente i profitti e quindi i dividendi per i soci, la tecnica si è diffusa a macchia d’olio in tutta l’industria assicurativa.
UnitedHealthcare si è distinta per essere uno dei gruppi più spregiudicati nell’attuazione di queste pratiche. La società opera soprattutto nel mondo opaco di “Medicare Advantage”, il programma che offre agli anziani la possibilità di esternalizzare il loro Medicare (il servizio di assistenza pubblico) ad operatori sanitari privati. I provider del servizio incassano una cifra fissa dal governo per ogni utente e quindi guadagnano se il costo dell’assistenza sanitaria che offrono è inferiore a questa stessa somma. L’incentivo a lesinare su tutto è evidente. In media i fornitori di Medicare Advantage respingono il 16% delle richieste di rimborso ma UnitedHealthcare, ha riportato il Boston Globe, era arrivata a negarne il doppio, ben il 32%.
“Se c’è una cosa su cui il nostro Paese diviso sembra essere d’accordo”, ha commentato Lisa Jarvis di Bloomberg , “è che il sistema sanitario è tragicamente in crisi e le aziende che ne traggono profitto sono moralmente in bancarotta”. “Per la maggior parte degli americani”, ha concordato Jia Tolentino del New Yorker , “un’azienda come UnitedHealth rappresenta soprattutto un ostacolo alla possibilità di accedere a delle cure”. Ora tutti gli operatori del settore temono l’effetto emulazione. Hanno aumentato le misure di sicurezza per i loro dirigenti e tengono segreti i luoghi degli incontri di vertici. Una reazione comprensibile. Ma per uscire dall’emergenza c’è ben altro da fare.