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I diritti si difendono praticandoli
I diritti si conquistano con la lotta
Il governo Meloni è complice della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti Usa, sionisti, Ue e opera in continuità con i governi delle Larghe Intese che l’hanno preceduto. Ha trascinato il nostro paese nella Terza guerra mondiale alla mercé della NATO, è complice del genocidio in Palestina, sostiene lo smantellamento dell’apparato produttivo e la speculazione delle grandi opere inutili e dannose, alimenta il razzismo di Stato e aumenta la repressione. Il disegno di legge 1660 (ora rinominato n. 1236) va in questa direzione: un salto nella repressione di chi si mobilita, protesta e manifesta.
A ogni passo in questo senso, tuttavia, il governo Meloni trova la resistenza della parte più attiva, cosciente e organizzata delle masse popolari.
La mobilitazione contro il ddl 1660, iniziata mesi fa e che si sviluppa di settimana in settimana, non è solo la manifestazione di chi protesta contro la politica del governo dei nostalgici del ventennio e dei nipoti dei fucilatori di partigiani; è un fronte della più ampia lotta contro il governo Meloni e il programma di guerra, lacrime e sangue di cui è promotore. Quanto più il governo Meloni procede nell’attuazione di tale programma, tanto più suscita la resistenza delle masse popolari.
Ci sono dunque tutte le condizioni per vincere la battaglia contro il ddl 1660, per far diventare la sua approvazione un problema politico e di ordine pubblico fino a farlo ritirare oppure per renderlo inapplicabile anche dopo che è stato approvato.
La strada è stata aperta da chi è sceso in piazza il 5 ottobre scorso, a Roma, in solidarietà con il popolo palestinese sfidando i divieti del governo e facendone carta straccia, difendendo il diritto di manifestare praticandolo. Bisogna proseguire su quella strada.
Si tratta di far valere nella pratica il principio che gli interessi delle masse popolari sono sempre legittimi, anche quando la classe dominante mette fuori legge le strade per affermarli e perseguirli.
Si tratta di imparare a contrastare sistematicamente la divisione fra “buoni e cattivi” a cui la classe dominante fa ricorso per criminalizzare chi pratica azioni di lotta.
Si tratta di alimentare più coscientemente la costruzione di un ampio fronte che raccoglie tutte le forze, gli organismi e i singoli che hanno motivo di e interesse a contrastare tutti i tentativi di restringimento degli spazi di iniziativa politica, che coincidono con i tentativi di smantellare un passo alla volta i diritti democratici conquistati nel nostro paese grazie alla vittoria della Resistenza sul nazifascismo.
Tutto questo è utile a vincere la battaglia contro il ddl 1660, ma non è sufficiente a fermare la spirale di guerra, economia di guerra, devastazione del paese, degrado materiale e morale che dilagano a opera della classe dominante e dei suoi governi.
Bisogna dare alle mobilitazioni, alle proteste e alle rivendicazioni uno sbocco politico unitario: con la lotta e le mobilitazioni rendere ingestibile il paese al governo Meloni fino a cacciarlo; con la lotta e le mobilitazioni impedire che al suo posto si installi un altro governo delle Larghe Intese che è diverso dal precedente solo nelle apparenze (ad esempio un governo del Pd e dei suoi cespugli) e imporre un governo di emergenza popolare formato da persone che godono della fiducia dei lavoratori e delle masse popolari, che agisce su mandato delle organizzazioni operaie e popolari, che attuando la Costituzione del 1948, dà forza di legge alle loro principali rivendicazioni.
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Fare fronte alla repressione è una scuola di lotta di classe
La classe dominante conta molto sul potere deterrente della repressione. Ma la repressione non è affatto utile a fiaccare la mobilitazione e la lotta, affrontata con spirito battagliero è anzi una scuola di lotta di classe per chi ne è colpito e, più in generale, alimenta la mobilitazione delle masse popolari. Cosa vuol dire spirito battagliero?
1. Imparare a resistere alla repressione. Non desistere dalla mobilitazione, ma dare continuità all’attività politica e sindacale, tenere in mano l’iniziativa politica, non affidarsi “alla giustizia”.
2. Lottare contro la repressione. Denunciare su larga scala le operazioni repressive; gli abusi degli apparati repressivi contro le masse popolari e le loro organizzazioni.
3. Chiedere e dare solidarietà. Chiamare le masse popolari a esprimere solidarietà verso gli organismi e gli individui colpiti dalla repressione. La solidarietà è un’arma perché è un deterrente contro l’aumento dell’azione repressiva, ma anche contro la sfiducia e la rassegnazione al fatto che “il nemico è troppo forte”. La solidarietà educa alla coscienza di classe e alla lotta di classe.
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Come organizzarsi?
- Discuti con i tuoi compagni, colleghi di lavoro e/o di scuola del contenuto del ddl 1660;
- Discuti e diffondi questo volantino nella tua scuola, posto di lavoro, quartiere, casa del popolo, ecc.
- Organizza nella tua scuola, posto di lavoro, quartiere, casa del popolo, ecc. un comitato contro il Ddl 1660.
- Partecipa alle iniziative che si terranno nella tua città e organizzane a tua volta.