In occasione del corteo cittadino del 29 novembre, giornata di sciopero generale, abbiamo intervistato la RSU Fiom della Tubiflex di Torino.
Per ragionare su come proseguire, anche in termini di lotta tra linee nel movimento sindacale nostrano (sia esso confederale che alternativo e di base), dopo il 29 novembre e rilanciare in vista dello sciopero generale del 13 dicembre indetto da Usb, segnaliamo il nostro ultimo comunicato nazionale in materia: Fare dello sciopero del 13 dicembre una grande giornata di mobilitazione.
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Lo smantellamento produttivo avanza nel nostro paese: pensiamo a Stellantis, visto che siamo a Torino, ma non solo, Beco, ex Gkn e tutto ciò che ne viene di conseguenza. Cosa pensate serva fare, anche a partire dall’unità dei lavoratori, e cosa il sindacato debba fare?
Partiamo da questo sciopero qui, anzi, farne ancora altri finché questo governo non convoca i tavoli per rilanciare il mercato dell’automobile e non solo, per avere un mercato industriale molto più fiorente. Questa è un’Italia che sta andando molto male con cassa integrazione, con gente che perde il posto di lavoro, ecc. ed è una cosa inaccettabile.
I lavoratori devono far valere la loro forza, i sindacati devono fare appello alla loro base e fare anche fronte comune con tutti gli altri sindacati di base e tutte le forze che sono contro i governi delle Larghe Intese e quello Meloni in primis.
Oggi (29.11) è una giornata di sciopero che vede confederali e diverse sigle del sindacalismo di base uniti. Infatti, siamo in Piazza Castello a Torino al termine di un corteo che ha visto molti sindacati di base alla coda di quello dei confederali. Cosa pensate si debba fare, già domani, per alimentare l’unità?
Ecco, questo non è più il momento di essere divisi perché in questa fase storica non possiamo permettercelo. Dobbiamo portare più gente possibile, essere uniti il più possibile per fare fronte a questo governo e anche ai governi che continuano ad andare contro la gente che lavora e che è in pensione. Quindi dobbiamo unirci sempre di più per cambiare la situazione.
In questo, dobbiamo partecipare, come abbiamo fatto oggi, anche alle mobilitazioni del 30 novembre contro il genocidio in atto in Palestina con il nostro governo che continua a finanziare il governo di Israele invece di finanziare la nostra salute e la sanità pubblica, l’istruzione.
In corteo eravate presenti con un vostro spezzone e vi chiamate Collettivo di fabbrica. È un qualcosa che viene da lontano, dagli anni ‘70 e più recentemente con l’esempio della ex GKN di Firenze. Questo è un esempio concreto di cosa significa mettere al centro l’unità dei lavoratori al fine dei propri interessi. Parlatecene…
Sì, stiamo cercando di alimentare il nostro Collettivo, riunendoci e discutendo fra di noi, innanzitutto a partire dalle questioni nostre interne e anche “esterne” all’azienda come il rinnovo del Ccnl dei metalmeccanici e le mobilitazioni come quella di oggi per cercare di fare legame con altre aziende. Dobbiamo portare la gente a ricredere che lottando si possono ottenere le cose e il nostro obiettivo è rifondare di nuovo tutto.