E’ appena iniziata la settimana che a Calenzano, alle porte di Firenze, 2 lavoratori perdono la vita, 8 sono feriti e 4 sono dispersi in un’esplosione della raffineria ENI nella zona di Pratignone: i dati sono ancora provvisori vista l’enormità dell’incidente, che ha provocato uno scoppio sentito fino alla parte sud di Firenze, fino ad Empoli che è a 20 km di distanza. Annoveriamo l’ennesima strage di lavoratori, la seconda di grandi proporzioni nella nostra città in meno di un anno, nonostante leggi e regole non manchino; il loro numero è ampio a partire dalla Legge 300/1970 (lo Statuto dei lavoratori) al D. Lgs. 81/2008 (il Testo Unico Sicurezza sul Lavoro), fino ai Contratti Collettivi Nazionali del Lavoro. Di sicuro ne mancano alcune che prevedano le dovute pene detentive (come il carcere a vita o i lavori forzati) per quei padroni che sono (spesso coscientemente) negligenti sulle misure di sicurezza, tutto per mettersi dei soldi in tasca. Poi ci sono una serie di enti quali l’Ispettorato del Lavoro, le Asl/Ausl, l’Inail, i Nas dei Carabinieri e altri che in teoria si dovrebbero occupare di difendere la salute e la sicurezza degli operai, ma anche quelle delle masse popolari: un apparato che evidentemente non funziona.
La cosa ancora più grave è che questa strage era ampiamente “prevista”, visto che Medicina Democratica ormai ben quattro anni fa rese pubblico un dossier relativo ai pericoli del deposito Eni e che trovate qui: https://www.perunaltracitta.org/homepage/2020/11/03/maurizio-marchi-tutti-i-rischi-del-deposito-eni-di-calenzano/. Cosa ci insegna questo ennesimo disastro? Ci insegna che ci sono già fior di tecnici ed esperti che possono essere valorizzati e impiegati per arrivare prima che i disastri succedano, da mobilitare per mappare rischi, nocività, pericoli e situazioni potenzialmente a rischio. La prevenzione è fondamentale e, come scriviamo sopra, non mancano di certo le leggi, che a detta di molti sono fra le più avanzate d’Europa: peccato che non vengano applicate. Il passo successivo da fare, infatti, è quello di attuare tali indicazioni con fermezza e determinazione, e possono farlo soltanto i lavoratori organizzatori a partire dai delegati delle RSU e RLS, creando comitati di controllo e collettivi che agiscano come i Consigli di Fabbrica degli anni Settanta (che non a caso ebbero spinta e vigore proprio dalle lotte contro le nocività e per la salute e sicurezza in fabbrica), che non arretrino di un millimetro di fronte a questo diritto inderogabile e indisponibile. Oggi disponiamo di una quantità ben superiore, sia a livello quantitativo che qualitativo, di di strumenti tecnici e scientifici che ci permettano di andare in questa direzione.
E’ stato proclamato uno sciopero di 4 ore dai sindacati confederali per mercoledì 11 dicembre e invitiamo le RSU, gli operai e i delegati a portarlo a tutta la giornata perchè 4 ore sono un altro insulto ai morti, ai feriti e ai colleghi: è necessario bloccare la produzione per fare male ai padroni. Scioperare inoltre è una occasione per confrontarsi e organizzarsi, è un primo passo per andare in questa direzione e dare continuità allo sciopero generale del 29 novembre, per alimentare e rafforzare quello del 13 dicembre indetto da USB. Ogni giornata di sciopero dei prossimi giorni deve diventare un problema di ordine pubblico e un calvario per il governo Meloni, il responsabile politico principale di questa situazione, il governo dell’economia di guerra e dei controlli della ASL fatti con il preavviso perchè i padroni, dei quali sono servi e zerbini, devono avere le mani libere.. è un cerchio che la classe operaia, i comunisti e le masse popolari devono spezzare, insieme a quello della guerra in cui siamo sempre più immersi, della catastrofe ambientale che vede la Piana allagarsi a ogni acquazzone un po’ più forte, che lascia liberi di scorrazzare i padroni assassini della ThyssenKrupp, del ponte Morandi, del cantiere Esselunga, che vuole imporci altre “nocività” e bombe a orologeria pronte a esplodere come la nuova pista di Peretola e il comando della NATO a Firenze sud.
La via maestra per invertire la rotta di questi veri e propri omicidi è mettere al centro con determinazione, creatività e ogni mezzo possibile il protagonismo dei lavoratori a partire dai RLS e i delegati delle RSU che, insieme al resto del corpo dei lavoratori, devono avere un reale potere di verifica e soprattutto di prevenzione dei rischi, con il sostegno di tecnici ed esperti come Medicina democratica e Anmil (Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro). Dobbiamo costruire i necessari rapporti di forza per scriverle e imporle perchè quelle attuali evidentemente non bastano, serve costruire in ogni azienda gruppi organizzati che poi coordinandosi facciano pubblicamente da estensori, attuatori e controllori delle misure sulla sicurezza che servono, senza più delegare e lasciare l’iniziativa in mano alle istituzioni borghesi buone solo a piangere lacrime di coccodrillo e a cercare di restare ancorati alle rispettive poltrone.
E’ ora di dire basta con il ricatto di dover scegliere fra un lavoro di merda e avvelenato e la salute e la sicurezza!
Individuare e mappare i rischi e combattere per eliminarli con ogni mezzo necessario, anche illegale se legittimo, per difendere la salute e la sicurezza della classe operaia e delle masse popolari!
Sciopero di 8 ore subito!
Federazione Toscana del Partito dei CARC