Rafforzare il sostegno della resistenza palestinese

Solidarietà a Mohammad Hannoun dell’Associazione dei Palestinesi in Italia (API)

Rilanciamo di seguito il comunicato di solidarietà diffuso da Udap e Gpi con Mohammad Hannoun, presidente dell’Associazione dei Palestinesi in Italia (API), cui è stato comminato un foglio di via dalla città di Milano per le sue dichiarazioni di solidarietà con gli abitanti di Amsterdam che si sono mobilitati contro la violenza sionista che i tifosi del Maccabi Tel Aviv stavano portando in città.

Quella contro Mohammad Hannoun ha i tratti di una persecuzione da parte dei governi imperialisti e dei loro apparati repressivi dato che già nel mese di ottobre il governo Usa gli ha congelato tutti i beni e impedita ogni transazione economica con l’accusa di usare le campagne di raccolta fondi per la Palestina “per finanziare Hamas e la resistenza”.

Una persecuzione che gli apparati repressivi italiani da oltre un anno conducono con tutti i resistenti palestinesi attivi nel nostro paese, come Anan, Alì, Mansour e Seif. Una persecuzione che già Anan e Seif attraverso una lotta attiva contro la repressione e un ampio fronte di solidarietà hanno rispedito al mittente, dimostrando che ogni attacco del nemico può essergli rivoltato contro e diventare ambito di rafforzamento e allargamento del movimento di resistenza delle masse popolari.

Esprimiamo la nostra solidarietà ad Hannoun e all’Api e chiamiamo tutte le organizzazioni del movimento di resistenza delle masse popolari, sindacali e politiche del nostro paese a fare lo stesso e a mobilitarsi per un’ampia e unitaria mobilitazione in solidarietà con la Palestina del prossimo 30 novembre.

***

COMUNICATO DI SOLIDARIETÀ CON MOHAMMAD HANNOUN

Ieri è stata notificata a Mohammad Hannoun, presidente dell’Associazione dei Palestinesi in Italia (API), un foglio di via dalla città di Milano per le sue dichiarazione di solidarietà ai cittadini di Amsterdam che hanno risposto alla violenza sionista dei tifosi del Maccabi Tel Aviv. Per l’ennesima volta la repressione dello Stato italiano colpisce i palestinesi in Italia. Questi atti repressivi hanno come unico obiettivo quello di intimidire i palestinesi e tutti coloro che sostengono il popolo e la resistenza palestinese in Italia. Vogliamo ribadire allo Stato, al Ministro dell’interno e al Governo un concetto semplice, ma che a quanto pare non è ancora chiaro: i fogli di via, gli avvisi di pericolosità sociale, gli avvisi di indagine, le denunce, le manganellate non fanno altro che far crescere la nostra rabbia e la nostra forza sui territori dove siamo presenti, non fanno altro che aumentare l’intensità e il livello delle nostre azioni. Hanno iniziato con l’arresto di Anan e poi di Alì e Mansour, hanno distribuito in sordina fogli di via e denunce come l’avviso di garanzia a Karim, compagno impegnato nelle lotte sindacali al fianco della Palestina, fino ad arrivare all’arresto di Tiziano, scelto come capro espiatorio esemplare per il movimento che il 5 ottobre a Roma è riuscito a superare i divieti e i blocchi, dando una significativa prova che un DDL liberticida come il 1660 rimarrà carta straccia finché ci si opporrà con forza e che l’unità delle lotte può prevalere contro un apparato repressivo.

Esprimiamo solidarietà a Mohammad Hannoun e all’API che oggi vengono accusati di aver preso una posizione chiara contro dei criminali e respingiamo categoricamente il tentativo di criminalizzare le nostre parole quando i sionisti possono impunemente inneggiare al genocidio e oltraggiare i morti.

Giovani Palestinesi d’Italia – GPI
Unione Democratica Arabo Palestinese – UDAP

Iscriviti alla newsletter

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.

I più letti

Articoli simili
Correlati

Manuale di Storia contemporanea

La conoscenza della storia è uno strumento della lotta...

La lotta per la formazione

La formazione è un pilastro dell’attività del P.Carc. Si...

4 novembre in piazza: appello del Calp di Genova

Unire le lotte e le mobilitazioni contro la guerra...

Quando i sionisti attaccano hanno paura della verità

Liliana Segre e la denuncia all'attivista Cecilia Parodi