La sezione di Siena del Partito dei Carc porta la sua totale solidarietà agli operai ex Whirlpool dello stabilimento di via Toselli e sosterremo ogni iniziativa che intenderanno intraprendere a difesa del lavoro, dei diritti e della dignità (anche illegale purchè legittima) per far sentire la propria voce e arrestare l’ennesima dismissione di una fabbrica del celeberrimo “made in Italy” svenduta dal governo Meloni dei finti sovranisti.
Negli ultimi anni ci avete visto davanti ai cancelli della vostra fabbrica a volantinare, ci avete sentito parlare di Organizzazioni Operaie, avete letto sui nostri volantini gli inviti a diventare nuovo potere, a prendere in mano il vostro destino. Noi, comunisti, eravamo lì, non per fare tessere di partito o per una campagna elettorale (e poi sparire il giorno dopo), ma per mostrarvi che esiste un’alternativa a questo sistema allo sfascio, che l’organizzazione e la solidarietà di classe sono le armi più forti che abbiamo per spostare a nostro favore i rapporti di forza. L’esperienza degli operai della ex GKN di Campi Bisenzio, ancora in lotta dopo oltre tre anni dal tentativo di chiusura da parte della multinazionale Melrose, ci insegna questo.
Ripensate ai politici in sfilata (neanche perdiamo tempo ad evidenziarne i nomi), alle loro parole, a quello che hanno fatto scrivere sui giornali: nuovi mercati, nuovi investimenti, il nuovo padrone, la golden power… la realtà è che tutte e due le fazioni parlamentari non hanno mosso un dito per voi e gli altri operai del gruppo.
A distanza di un anno dalle prime avvisaglie dell’acutizzarsi della crisi e di cui scrivevamo qui, i politici borghesi usano le analisi dei comunisti per appellarsi a istituzioni (gli assessori al sindaco, il sindaco ai deputati, i deputati agli europarlamentari…) che fino a ieri non hanno mosso un dito per farglielo muovere oggi, ma non possono dare soluzioni, perché loro sono i rappresentanti e i difensori del problema: il capitalismo. Avevano promesso un sostegno, ma vi hanno destinato i soldi del PNRR per “formazione” (1000 euro a lavoratore dai 3000 iniziali) puntualmente finiti in tasca al padrone; l’amministrazione comunale di Siena parla sempre più spesso del piano strutturale (leggi piano di speculazione), ovvero di soldi da dare al padrone, mica propone un sostegno al reddito a chi da mesi vive con uno stipendio dimezzato nella città più cara d’Italia!
Anziché rispettare il diritto alla vita dignitosa delle lavoratrici e dei lavoratori, i padroni della Beko presentano i conti in rosso, a giustificare il probabile annuncio della chiusura: un vecchio trucco già visto decine di volte, si piange miseria per chiudere i battenti e delocalizzare dove produrre, inquinare e sfruttare costa meno.
Le dichiarazioni, i conti e i resoconti dei padroni sono sempre incontrollabili. Se anche fossero veri, bisognerebbe vedere come si è arrivati a questo punto e perché grazie ai nostri sacrifici (cassa integrazione, contratti di solidarietà…) la situazione dovrebbe migliorare. Ciò è importante ma comunque secondario. Principale è che le aziende vanno male perché la società nel suo complesso va male.
Riprendendo le parole della Segretaria Senese della FIOM: “Sono quasi 4500 le lavoratrici e i lavoratori che in questa provincia sono travolti da processi di crisi, chiusura di stabilimenti, licenziamenti, ore di cassa integrazione e riduzione degli orari in un regime di solidarietà, buste paga che non vengono riscosse in tempo”. Questi dati (e in più ricordiamo che la provincia senese è tra le peggiori in termini rapporto occupati / morti sul lavoro) rafforzano quanto esposto prima, la crisi del capitalismo sta sconvolgendo la nostra provincia: i padroni sono i responsabili e i politici delle larghe intese sono i complici. E allora, perché questi, i nostri nemici di classe, dovrebbero volere o sapere come risolvere il problema BEKO?
È ora di organizzare la resistenza e andare al contrattacco!
Bando a disperazione e il disfattismo, trasformiamoli in rabbia e INSORGIAMO!
Il governo Meloni è circondato dalla mobilitazione delle masse popolari e deve essere travolto dal nuovo Autunno Caldo, il paese è una polveriera. Il disastroso corso delle cose (la deindustrializzazione, i licenziamenti, il carovita, le morti sul lavoro…) sta devastando anche la nostra provincia e mostra che serve un governo alternativo, che noi chiamiamo di Blocco Popolare, che arresti questa spirale di declino, ripristini la sovranità industriale e produttiva di Siena e del paese, estenda il protagonismo e la lotta dei lavoratori e delle masse popolari. Trasformiamo la disperazione e il disfattismo in rabbia: INSORGIAMO!
Solo attraverso la lotta, solo facendo diventare la vertenza ex Whirpool un problema di ordine pubblico (alla faccia dei consiglieri comunali senesi che invitano al confronto: a cosa ci ha portato il confronto?) e quindi politico possiamo costringere i padroni a trattare e a non chiudere una delle attività produttive più importanti della nostra provincia.
Poi, servono misure concrete, ordinanze e iniziative di lotta immediate: come vincolare la destinazione d’uso dell’area a industriale e rendere il consiglio comunale un luogo di sostegno, organizzazione e coordinamento della lotta operaia; serve mobilitare gli operai delle altre aziende metalmeccaniche (e non solo) della zona, come quelli della camperistica, per ampliare il fronte di lotta e solidarietà e cominciare a presidiare la fabbrica per impedire i tentativi di serrata e il trasferimento di macchinari e materiali; serve il coinvolgimento del resto delle masse popolari a partire dagli studenti (collettivi, associazioni come Cravos), che possono indire uno sciopero di solidarietà e assemblee di istituto dove invitano gli operai ex Whirlpool a parlare.
Queste che indichiamo sono solo alcune delle misure immediate e di buon senso che si possono prendere e su cui siamo disponibili a lavorare e collaborare; è necessario confrontarsi e coordinarsi per organizzarle al meglio, ad esempio facendo una assemblea cittadina aperta che tratti della vertenza ex Whirlpool (ricominciamo a chiamare le cose con il loro nome: ex FIAT, ex ILVA.. i padroni imbrogliano anche sui nomi, affossano la NOSTRA memoria storica) e decida cosa fare.
Non un posto di lavoro, non un bullone né un soldo deve uscire dalla ex Whirlpool!
Avanziamo nella costruzione del nuovo potere degli operai e delle masse popolari!
P.Carc sez. Siena – Val d’Elsa