Diamo indicazione di voto per la lista Emilia Romagna per la Pace, l’Ambiente e il Lavoro (PAL) e, in particolare, per quei/quelle candidati/e di cui è noto l’impegno dentro i comitati o organismi popolari affini.
Il 17 e 18 novembre si svolgono in Emilia Romagna le elezioni per il Consiglio regionale e il suo presidente.
A premessa rimandiamo a quanto detto nell’articolo Elezioni regionali in Emilia Romagna di cui riportiamo qui uno stralcio:
“L’alternativa di governo del territorio dobbiamo costruirla nell’ambito del movimento organizzato delle masse popolari (associazioni, comitati, sindacati di base e sinistra di opposizione nei sindacati di regime) e delle forze politiche che lo sostengono. Al momento in cui scriviamo (28 ottobre) si è appena svolta a Bologna la manifestazione promossa dalla Rete Emergenza Climatica e Ambientale Emilia-Romagna (RECA) e altri. Il movimento ambientalista ha dimostrato, con l’ausilio di tecnici, di saper elaborare dal basso le misure che servono alla cura e alla gestione dell’ambiente e del territorio. Le quattro leggi di iniziativa popolare promosse dalla Reca sono un esempio. Lotte come quella del Comitato Besta dimostrano, però, che elaborare e rivendicare misure è necessario, ma non basta: serve una mobilitazione determinata a vincere (e a violare le leggi ingiuste come il DDL 1660 in corso di approvazione), continuativa (senza limitarsi alle sole manifestazioni di piazza) e unitaria (cioè il più possibile coordinata, bandendo settarismi e divisioni tra buoni e cattivi). Dimostrano anche che in questa fase l’aspetto decisivo non è “risvegliare le coscienze”, perché già esiste un diffuso malcontento, ma dare una prospettiva concreta, un obiettivo chiaro e infondere fiducia nel fatto che è possibile vincere. Serve, anche a livello regionale, anche sul tema ambiente e territorio, un coordinamento stabile di organizzazioni e individui che si concepiscano e agiscano da subito come centro promotore della mobilitazione popolare.
A questo fine le elezioni sono un’opportunità, a prescindere dal risultato. Il percorso unitario promosso dalla lista Emilia Romagna per la Pace, l’Ambiente e il Lavoro è un primo positivo passo. Affinché tale iniziativa non si limiti al solo obiettivo elettorale, come P. CARC facciamo appello alle forze che compongono la lista affinché mantengano, dopo le elezioni, il loro coordinamento e lo allarghino a tutti comitati, sindacati e partiti che vogliono mettersi sulla strada di costruire una sorta di “Stati Generali per l’ambiente e il territorio”, cioè un ampio, stabile e aperto fronte di forze alternativo al partito unico della guerra e del cemento. Il Partito dei CARC è pronto a collaborare senza riserve a una tale prospettiva”.
Sulla base di queste premesse diamo indicazione di voto per la lista Emilia Romagna per la Pace, l’Ambiente e il Lavoro (PAL) e, in particolare, per quei/quelle candidati/e di cui è noto l’impegno dentro i comitati o organismi popolari affini.
Per fare alcuni esempi di cui abbiamo contezza, voteremo e faremo votare Teresa la Torretta come esponente del Comitato Besta per la circoscrizione di Bologna, Flora de Carlo come esponente dell’Assemblea Reggiana per la Palestina per la circoscrizione di Reggio Emilia, Marisa Iannucci come esponente del Coordinamento ravennate per la Palestina per la circoscrizione di Ravenna.
Per coloro che avrebbero comunque votato i partiti del “campo largo” per la circoscrizione di Bologna diamo indicazione di esercitare il voto disgiunto e votare la lista Alleanza Verdi Sinistra indicando preferenza per Davide Celli ma di votare comunque Federico Serra a Presidente. Ciò in virtù della disponibilità concreta che Celli ha dimostrato (non solo in campagna elettorale) di mettere il suo ruolo di eletto al servizio dei comitati e delle loro iniziative di lotta, disponibilità che lo incalzeremo a mantenere in qualità di eventuale Consigliere regionale.
Indichiamo su tutta la regione la lista PAL perché è l’aggregato che per continuità d’azione, patrimonio di relazioni ed esperienza di lotta dei suoi componenti ha l’autorevolezza di farsi promotore di un fronte anti-Larghe Intese sui territori. Le elezioni (queste elezioni) sono utili alle masse popolari, e in particolare a chi è già attivo o vuole attivarsi per farne valere gli interessi, se e nella misura in cui servono ad elevare il livello di organizzazione e coordinamento delle forze che compongono il fronte popolare.
Questo criterio serve anche già oggi a identificare i limiti che abbiamo visto nella compagna elettorale e che impediscono che questo fronte si dispieghi. Anche nella nostra regione noi vediamo che il dato principale è che le forze delle Larghe Intese perdono sistematicamente centinaia di migliaia di voti di voti a favore dell’astensione, il che è indice del progressivo distacco dalle istituzioni vigenti dei referenti di classe delle forze alternative alla classe dominante (dai lavoratori dipendenti, agli autonomi e i piccoli esercenti eccetera). Molti di questi nelle “regioni rosse”, quando votano, votano il polo di destra delle Larghe Intese come forma di protesta. L’esperienza del M5S del 2018 dimostra, in positivo, che è possibile fare una campagna elettorale alla conquista di questi settori a patto che si faccia una campagna di rottura, che punta a mobilitare tuttoquello che sul territorio si muove contro il Partito unico della guerra e del cemento, da subito.
A questo proposito, quindi, è indice di immaturità del movimento, tornando alle nostre elezioni regionali, il fatto che vi fossero due liste anti-Larghe Intese: PAL e Lealtà, Coerenza e Verità e che nulla di concreto sia stato neanche tentato né da una parte né dall’altra per metterle insieme, nonostante i rispettivi militanti si ritrovino poi concretamente fianco a fianco nell’organizzazione di iniziative e proteste.
Questo è solo un esempio ma molti altri se ne potrebbero fare del genere su scala locale e nazionale, a partire dal fatto che sono in arrivo duescioperi generali (uno il 29 novembre indetto da CGIL e UIL e tutti i sindacati di base tranne USB e uno il 13 dicembre di USB) e duemanifestazioni a sostegno della Palestina il 30 novembre (una promossa da Giovani Palestinesi d’Italia e Unione Democratica Arabo Palestinese e una organizzata e promossa da Rete dei Comunisti, Potere al Popolo e USB, con al seguito altre organizzazioni quali Studenti Palestinesi, Associazione dei Palestinesi in Italia e Comunità Palestinese del Lazio).
Guardare solo al proprio orticello è un atteggiamento, in definitiva, di rimessa, che ormai da decenni sappiamo non portare altro che a sconfitte e ulteriore disgregazione. Gli “Stati Generali per l’ambiente e il territorio” non li costruiremo con i militanti e simpatizzanti di questa o quella organizzazione ma solo se saremo capaci di costruire un movimento popolare e inclusivo, con obiettivi chiari e netti di governo del territorio. E, sul piano meramente elettorale, non risaliremo la china finché non faremo irrompere un processo del genere nel teatrino della politica borghese durante le campagne elettorali, non promettendo di farlo (forse) dopo.
Le premesse per mettere in moto un processo del genere ci sono tutte. Con lo sviluppo della Terza guerra mondiale in corso, i regimi politici dei paesi imperialisti come l’Italia sono destinati a un sovvertimento. Si moltiplicano i focolai di protesta in ogni ambito che investe gli interessi delle masse popolari. Serve che ogni donna o uomo cosciente dell’urgenza storica si attivi direttamente e nelle proprie organizzazioni di riferimento per rompere con il settarismo (che altro non è che una forma di opportunismo) e imporre concretamente, nella lotta, l’unità che serve.
Costruire gli organismi di coordinamento delle masse popolari organizzate! Unire la mobilitazione che attualmente si esprime in molte lotte distinte e sparpagliate fino a renderla forza di governo del territorio fuori e dentro le istituzioni! Cacciare le Larghe Intese dal governo del territorio per liberarci da guerrafondai e speculatori! Osare lottare, osare vincere!