[Pisa] Il 4 novembre non è la nostra festa! Partecipiamo al presidio del 5 novembre indetto dall’Osservatorio Contro la Militarizzazione delle Scuole!

La sezione di Pisa del Partito dei CARC aderisce e chiama a partecipare al presidio del 5 novembre (ore 17:00 piazza XX
settembre) indetto dall’ Osservatorio Contro la Militarizzazione delle Scuole e Università contro la celebrazione
della Giornata delle forze armate.


Quella che si celebra il 4 novembre col nome di “Giornata delle forze armate” è in realtà la giornata della guerra
cui anche il nostro paese partecipa. Le fanfare dei reggimenti dell’esercito italiano si uniscono ai discorsi retorici
dei sindaci che in ogni città portano una corona d’alloro ai monumenti dei caduti, mentre nelle scuole vengono
fatti degli alzabandiera degni della peggiore scuola militare e gli uomini dell’esercito fanno lezione ai nostri
studenti “sulla difesa della pace”. È così, e non solo, che i signori della guerra, i trafficanti d’armi e i
guerrafondai celebrano la militarizzazione della società nella giornata in cui, più di tutti, esce allo scoperto
questo preoccupante fenomeno.


Pisa è una città martoriata dalla militarizzazione: ospita l’arsenale logistico USA più grande fuori dalla madre
Patria, l’aeroporto militare, numerosi poligoni di tiro, presenta scuole d’eccellenza rinomate per la ricerca in
campo militare con tanto di accordi con le principali aziende belliche. E’ a tutti gli effetti uno dei luoghi più
strategici per movimentare armi e controllare territori limitrofi per cui non a caso la base Camp Darby è in
continuo ampliamento ed è in progetto la costruzione della nuova base militare nel parco di San Rossore per il
reggimento Tuscania.


Il processo di militarizzazione forzata, che nel nostro caso si espande in tutta la Toscana (vedi il progetto del
nuovo Comando NATO a Rovezzano), ha bisogno di almeno una parte di consenso da parte delle masse popolari
per prevenire forme di resistenza di chi non vuole vedere i propri territori diventare veri e propri fortini di
guerra. Per questo la classe dominante, chi ci governa, ha bisogno e spende così tante energie e risorse per
inculcare la cultura della guerra fin dai bambini nelle scuole, portando i ragazzi a visitare le caserme, orientando
i liceali verso la carriera militare presentandola al pari degli altri percorsi di studio e molto altro. La Giornata
delle Forze Armate è uno dei tanti tentativi atti a intruppare le masse popolari che in realtà dalla guerra non hanno niente da
guadagnare, anzi.


Il governo Meloni sta trascinando il nostro paese dritto nella terza guerra mondiale e a pagarne le conseguenze
sono le masse popolari: economia di guerra, perdita di posti di lavoro e di sicurezza, carovita, devastazione
ambientale, precarietà, tagli agli investimenti pubblici a favore delle armi da mandare ai nazisti di Kiev, del
sostegno ai sionisti nel genocidio del popolo palestinese, della sudditanza alla NATO e agli USA. Così la guerra
sul fronte esterno diventa guerra interna verso le stesse masse popolari con l’aggravamento delle condizioni
materiali e di vita del proletariato, la repressione contro ogni forma di opposizione al catastrofico corso delle
cose imposto dalla classe dominante (il ddl 1660 è un inasprimento importante di leggi repressive già in atto), la
normalizzazione della guerra e della militarizzazione (come avviene all’ interno delle scuole e nelle nostre città).


Non basta denunciare il vortice di crisi, guerra e devastazione, in cui la classe dominante ci sta trascinando ma
occorre organizzarsi, fare rete e coordinarsi per costruire un fronte unito contro la guerra e la repressione che
metta al centro l’ unità di azione nelle lotte contro il governo Meloni, la NATO e i sionisti. Occorre invertire la
rotta e imporre nel nostro territorio una nuova governabilità delle organizzazioni popolari e operaie decise a
mettere in campo misure di emergenza che vadano in favore del lavoro, della salute, della pace e del diritto all’
abitare, contro le logiche di guerra imposte dall’ attuale classe dirigente e dalle amministrazioni comunali
complici del processo di militarizzazione dei nostri territori.


Per tutti questi motivi, saremo in piazza il 5 novembre e chiamiamo comitati, associazioni, organizzazioni
sindacali e politiche a fare altrettanto per mobilitarsi contro la cultura della guerra, le politiche di guerra e i suoi
effetti e per cacciare questo Governo.


P.CARC sez. Pisa

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