La campagna per la promozione dell’azionariato popolare ha raggiunto e superato l’obiettivo del milione di euro per il progetto di reindustrializzazione della fabbrica pubblica e socialmente integrata che dovrebbe produrre principalmente pannelli fotovoltaici. Nonostante gli impegni presi più volte a parole dall’amministrazione, la legge regionale per adesso è stata discussa solo da una commissione e di fatto è ferma. Intanto i lavoratori sono da dieci mesi senza stipendio e senza cassa integrazione nonostante le sentenze del tribunale, prima quello del lavoro poi quello di Firenze, che hanno stabilito che la proprietà di Francesco Borgomeo deve pagare non solo gli stipendi, ma anche gli arretrati di tutto il 2023.
Date queste condizioni, gli operai della ex Gkn hanno deciso di organizzare tre giorni di mobilitazione a cui hanno chiamato a partecipare tutti i solidali.
L’11 ottobre, si è tenuta l’assemblea con i manifestatori di interesse a diventare socie e soci lavoratori. A seguire hanno aderito e partecipato al corteo fiorentino in occasione dello sciopero nazionale per il clima promosso da Fridays For Future.
Il 12 ottobre, nello stabilimento di Campi Bisenzio si è tenuta l’assemblea “Abbiamo bisogno degli Stati Generali per la giustizia climatica e sociale?” a cui è seguito un incontro con delegazioni estere dei movimenti e delle organizzazioni che lottano per la difesa dell’ambiente.
Il 13 ottobre, per tutta la giornata si è svolta l’assemblea internazionale dell’azionariato popolare.
A conclusione di questa tre giorni tutti i partecipanti sono confluiti nella manifestazione organizzata dal Sudd Cobas a Seano (PO), che per quel giorno aveva indetto uno sciopero con corteo e picchetti contro le aggressioni padronali subite dagli operai durante la mobilitazione per l’applicazione del Ccnl in alcune fabbriche del distretto tessile pratese.
Il risultato di questi tre giorni di mobilitazione è riassunto in un comunicato di dieci punti pubblicato il 14 ottobre dal Collettivo di Fabbrica. La sintesi è che hanno partecipato più di settecento persone. Il piano per la reindustrializzazione è pronto e non può essere più dettagliato di così, manca solo lo stabilimento quindi di fatto la volontà politica delle istituzioni di requisirlo e metterlo in mano agli operai. L’azionariato popolare ha raggiunto il milione e trecentomila euro e gli azionisti sono disponibili a riavviare la campagna per arrivare a due milioni, a patto che si sblocchi la battaglia per lo stabilimento.
La vertenza, quindi, adesso ruota attorno all’ottenimento dello stabilimento. Un notizia giunta circa una settimana dopo questo evento cambia alcune carte in tavola. Nell’ambito dei lavori congiunti tra Rsu e organizzazioni sindacali viene scoperto e reso pubblico che lo stabilimento ex Gkn è stato venduto il 12 marzo di quest’anno. Qf, l’attuale proprietà in liquidazione, ha venduto lo stabilimento per 7 milioni di euro a due società immobiliari: Toscana Industry e Società Immobiliare Toscana. Due società che hanno lo stesso amministratore delegato e che grazie a un sistema di scatole cinesi controllano la stessa Qf. Questa notizia non ha stupito gli operai che già nel settembre dello scorso anno avevano denunciato la nascita di queste due società e smascherato le istituzioni complici. Il raggiro adesso è chiaro e dimostrato, i tavoli istituzionali che si dovevano tenere proprio nel periodo della compravendita e rinviati per cavilli accettati dallo stesso ministero ne sono una conferma. Non solo. Le visite scortate, le minacce al presidio e l’incalzo alla questura per lo sgombero, i droni spia e i sabotaggi che si sono susseguiti dopo la data del 12 marzo, perpetrati dal liquidatore di Qf, sono stati fatti senza alcuna copertura legale dato che lo stabilimento era già di un’altra proprietà.
Con questa operazione per l’ennesima volta è stato dimostrato che le leggi e le regole valgono solo per gli operai. Le istituzioni sono più che mai messe di fronte alle loro responsabilità e non hanno più specchi a cui aggrapparsi per evitare di requisire lo stabilimento, se non ammettere la loro mancanza di volontà.
Tutto adesso dipende da quello che faranno gli operai che intanto hanno lanciato una giornata di mobilitazione per il 17 novembre.
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Il 6 ottobre il Sudd Cobas Prato e Firenze ha dato il via allo Strike day. Uno sciopero con picchetti coordinato tra cinque diverse piccole aziende del distretto tessile pratese di proprietà di varie aziende cinesi ma che lavorano su commissione per marchi made in Italy. Lo sciopero è partito di domenica proprio per sottolineare che in queste fabbriche i lavoratori immigrati lavorano dodici ore al giorno, sette giorni su sette. L’obiettivo del sindacato era ottenere per questi lavoratori contratti regolari e l’applicazione del Ccnl.
Già l’8 ottobre si registra una prima vittoria. Tre delle cinque aziende cedono e gli operai ottengono contratti indeterminati a otto ore per cinque giorni la settimana, ma nella notte tra l’8 e il 9 il picchetto di Seano (PO) viene assaltato da una squadra armata di spranghe che fa quattro feriti. La risposta è immediata: quella stessa notte un corteo attraversa le strade di Prato fino alla prefettura. Il giorno seguente il sindacato indice un secondo giorno di sciopero, sempre di domenica, per il 13 ottobre e organizza in contemporanea un corteo contro mafia e sfruttamento proprio tra quei capannoni. Il Collettivo di Fabbrica Gkn rilancia la data come tappa della sua tre giorni.
Il corteo è un successo e si conclude con la partecipazione di 3 mila persone e la presenza di organizzazioni come Arci, Libera e alcuni pezzi della Cgil (erano presenti anche diversi sindaci dei comuni del distretto e il presidente della Regione Toscana Giani). Durante il corteo scendono in sciopero altri operai e viene avviato un altro picchetto. Il successo del corteo fa da trampolino a tutta la mobilitazione e alla fine, il 19 ottobre, anche l’ultimo padrone cede. Otto aziende sotto i quindici dipendenti abituate a lavorare ogni giorno dodici ore sono state costrette a regolarizzare i contratti e ad applicare il Ccnl. Forti di questi risultati il Sudd Cobas continua la mobilitazione nel distretto tessile. Il 26 ottobre gli operai delle aziende in appalto che lavorano per Mont Blanc hanno sfilato per le vie del centro di Firenze e presidiato i negozi. In questo caso, il noto brand per rispondere agli scioperi ha fatto chiudere le aziende in appalto in cui gli operi scioperavano e ha imbastito una dislocazione della produzione. Mentre scriviamo la mobilitazione è ancora in corso.