Dal 22 al 24 ottobre si è tenuto a Kazan, nella Federazione Russa, un nuovo vertice dei Brics. Un vertice storico: il primo in cui, accanto ai membri di lungo corso – Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa – hanno partecipato a pieno titolo anche Iran, Egitto, Etiopia ed Emirati Arabi Uniti, paesi che avevano aderito ufficialmente all’organizzazione a partire dallo scorso gennaio.
L’evento è stato un successo, per vari motivi. Come si è detto, ha ufficializzato l’allargamento dell’organizzazione a nuovi importanti paesi, ma non solo. Altre tredici nazioni, che avevano fatto domanda di adesione, sono state invitate a unirsi ai Brics in qualità di “Stati partner”: Indonesia, Algeria, Bielorussia, Cuba, Bolivia, Malesia, Uzbekistan, Kazakistan, Nigeria, Uganda, Vietnam, Thailandia e Turchia. È rimasto invece sospeso l’ingresso del Venezuela, bloccato dal veto del governo brasiliano impegnato evidentemente in un delicato equilibrismo tra la partecipazione ai Brics e il mantenimento di buoni rapporti con Washington. Una delegazione di Caracas ha comunque partecipato al vertice.
Infine, ha partecipato al summit il segretario generale dell’Onu, Guterres che, oltre a prendere parte all’assemblea, ha avuto un faccia a faccia con Putin, suscitando le ire e gli anatemi del regime Zelensky.
I dati russi parlano di un totale di ventidue capi di Stato e trentasei delegazioni partecipanti. Un risultato clamoroso per un evento ospitato in un paese di fatto in guerra contro la Nato e sotto sanzioni da parte di tutti i paesi imperialisti, diretto da un presidente di turno, Putin, sotto mandato di arresto da parte della Corte penale internazionale. Un successo fino a pochi anni fa impensabile per un’iniziativa che si pone apertamente in contrasto e in alternativa con il sistema imperialista, i cui principali promotori sono i due paesi – Russia e Cina – che la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti Usa, Ue e sionisti individua come suoi principali nemici, che da anni tenta di isolare, fiaccare, abbattere. Insomma, un’eclatante dimostrazione di come il sistema di relazioni internazionali imposto dalla borghesia imperialista si stia sgretolando, di come il sistema di dominio mondiale imperniato sugli Usa stia andando in pezzi, della crisi irreversibile dell’imperialismo.
Il summit si è sviluppato, in particolare, attorno a tre assi principali, ripresi nella Dichiarazione di Kazan del 23 ottobre.
Un tema è stato quello della risoluzione dei conflitti in corso, con particolare attenzione alla situazione in Medio Oriente: la Dichiarazione ribadisce la necessità di trovare soluzioni pacifiche, condanna il massacro perpetrato dai sionisti a Gaza, in Libano e negli altri paesi della zona, chiede un cessate il fuoco e la piena adesione dello Stato di Palestina alle Nazioni Unite.
Un altro tema è stato quello del rafforzamento della cooperazione internazionale, prospettando un’ulteriore e continua espansione dei Brics. è stato anche riconosciuto il valore dell’Onu, ma contestualmente la necessità di un rinnovamento che renda questa istituzione maggiormente democratica e rappresentativa. In particolare, è stata indicata la necessità di una riforma del Consiglio di Sicurezza, includendo paesi dell’Africa e dell’America Latina oggi esclusi dai processi decisionali.
Infine, l’ultimo tema, ma non certo per importanza, è stato quello della de-dollarizzazione (vedi articolo “De-dollarizzazione e ruolo dei comunisti” su Resistenza 7-8/2023). Il ruolo del dollaro come moneta di scambio e di riserva mondiale e il controllo sul sistema di pagamenti internazionali Swift sono ancora oggi tra gli strumenti più potenti nelle mani degli imperialisti Usa. Non solo li usano come armi per sottomettere i paesi che si ribellano al loro dominio (basta vedere l’esempio delle sanzioni alla Russia), ma sono anche il mezzo attraverso cui mantengono l’egemonia finanziaria, drenando ricchezza dal resto del mondo costretto a comprare dollari, e conservandosi così come una potenza economica, nonostante la deindustrializzazione del paese.
Già adesso i Brics prediligono l’uso di monete nazionali nelle transazioni tra paesi membri e altri partner commerciali disponibili a farlo. L’idea, sul tavolo da tempo, è però quella di fare un passo in avanti, mettendo a punto un sistema di pagamento alternativo allo Swift e introducendo una moneta comune ai paesi Brics da utilizzare al posto del dollaro. Anche su questo tema la Dichiarazione di Kazan registra un importante sviluppo, annunciando che i paesi partecipanti si impegnano ad accettare: “(…) di discutere e studiare la fattibilità dell’istituzione di una infrastruttura indipendente di regolamento transfrontaliero e depositario, Brics clear (…)”, cioè proprio un’alternativa al sistema di pagamento Swift.
A margine del summit ci sono stati poi numerosi incontri tra capi di Stato. I principali sono stati quelli svolti dal presidente della Repubblica Popolare Cinese (Rpc) Xi Jinping con il presidente della Federazione Russa Putin e con il primo ministro della Repubblica dell’India Narendra Modi.
Il primo è stato importante perché ha coinvolto i due principali paesi promotori dei Brics, che hanno annunciato di voler rafforzare ulteriormente le relazioni e la cooperazione tra di loro.
Il secondo è stato in un certo senso storico, perché ha segnato una svolta nei rapporti tra i due giganti asiatici. Xi e Modi non si incontravano infatti da cinque anni, da quando le storiche dispute sul confine tra India e Rpc erano sfociate in scaramucce tra le truppe di frontiera. L’incontro formalizza il disimpegno da parte di entrambi i paesi lungo il confine. Un grande successo diplomatico per la Rpc, che segue quelli conseguiti con la mediazione nel riavvicinamento tra Arabia Saudita e Iran e con la promozione dell’accordo per un’azione comune tra le diverse fazioni palestinesi. A dispetto della propaganda dei media di regime che cercano di spiegarci come i Brics siano un gruppo di paesi messi assieme con lo sputo perché divisi da tensioni, dispute e interessi contrapposti, questa organizzazione si conferma al contrario luogo dove risolvere tali problemi per via diplomatica e pacifica.
Errata corrige
Sul numero scorso, nel breve articolo a pag. 5 “Lo sviluppo dei Brics” abbiamo scritto: “Dal 22 al 24 ottobre, sempre in Russia (la Federazione Russa ha il “turno” di presidenza per tutto il 2024) si svolgerà la riunione dei Brics allargata a Egitto, Etiopia, Iran, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita, che sono recentemente entrati nell’organizzazione in aggiunta a Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica, Algeria, Azerbaigian, Venezuela, Bahrein, Pakistan e Thailandia”. In poche righe sono presenti molte inesattezze:
1. Algeria, Azerbaigian, Venezuela, Bahrein, Pakistan e Thailandia NON sono (ancora) membri dei Brics e non lo erano il mese scorso;
2. Neppure l’Arabia Saudita è membro dei Brics;
3. Etiopia, Egitto, Iran ed Emirati Arabi Uniti sono membri di pieno diritto dei Brics a partire dal 1° gennaio 2024.
Ringraziamo il compagno che ci ha segnalato le inesattezze e ci ha permesso la correzione. Ci scusiamo con tutti i lettori.