18 e 19 ottobre. Sciopero del Si Cobas e mobilitazione nazionale contro il ddl 1660

Il 18 ottobre, in concomitanza con lo sciopero del gruppo Stellantis e di tutto il settore automotive proclamato da Fiom, Fim e Uilm, anche il Si Cobas ha proclamato lo sciopero generale di tutte le categorie del lavoro pubblico e privato per: il miglioramento delle condizioni lavorative e contro il “ddl lavoro” attualmente in discussione; l’aumento di 300 euro per tutte le categorie lavorative; il ritiro del ddl 1660 che inasprisce la repressione; il blocco delle spese militari e dell’invio di armi in Ucraina e la fine dell’occupazione della Palestina.

Lo sciopero si è articolato in tutto il paese, con adesioni non solo nella logistica ma anche nei settori chimico, metalmeccanico, alberghiero, nel trasporto pubblico e nelle scuole. Ci sono stati picchetti combattivi ai cancelli delle aziende, come da prassi del Si Cobas, che si sono combinati con altre iniziative di lotta organizzate in collaborazione con diverse realtà territoriali. Ne riportiamo alcune:

“– Milano: presidio ai cancelli della Cabi Cattaneo, fabbrica che rifornisce gli armamenti dell’Esercito Italiano, della Nato e di Israele.

– Piacenza: corteo a fianco degli studenti contro le guerre imperialiste e l’aggressione sionista alla Palestina.

– Campania: blocco dei porti di Napoli e Salerno.

– Tortona (AL): fin dalle prime luci dell’alba i lavoratori hanno presidiato gli ingressi dell’Interporto.” (fonte: www.sicobas.org).

Lo sciopero ha anticipato la mobilitazione del giorno seguente, 19 ottobre, a Roma, chiamata con le stesse motivazioni. Infatti, il Si Cobas e i suoi metodi di lotta sono uno dei principali bersagli del ddl 1660. Come giustamente sottolinea il sindacato, questo si combina con il ddl lavoro che accentua la precarietà e la ricattabilità sul posto di lavoro.

In sintesi, la combinazione dei due disegni di legge lascia mano libera ai padroni, mentre tenta di incastrare nelle maglie della repressione i lavoratori che protestano e si organizzano per far valere i loro diritti.

Il corteo è partito da Piazza Vittorio e si è svolto in contemporanea con un’altra mobilitazione (alla quale si è poi unito) contro il ddl 1660 organizzata da Usb, Osa, Asia, Rete Libere/i di Lottare e altre realtà attive nella lotta per il diritto all’abitare, partita da piazza Esquilino. Anche questa manifestazione era preparata da tempo e, oltre che a Roma, è stata animata da cortei, manifestazioni, presidi e iniziative svoltesi contemporaneamente in ventiquattro fra le principali città italiane.

L’unità creatasi di fatto nel corteo è un segnale positivo e ha portato in piazza almeno diecimila persone con una netta preminenza di operai, soprattutto del settore logistico.

Le parole d’ordine contro le politiche dell’attuale governo e il suo asservimento alle manovre di guerra della Nato rimarcano la necessità di coordinarsi attorno a un obiettivo unitario, politico, di governo. I progressivi restringimenti dell’agibilità delle lotte sindacali e politiche dimostrano come anche per i sindacati sia all’ordine del giorno il lavoro di costruzione di un’alternativa di governo non asservita alla Comunità Internazionale degli imperialisti e alle istituzioni e gruppi di affari (più o meno leciti) che la rappresentano.

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