18 ottobre. Il settore auto-motive sciopera e scende in piazza a Roma. In ventimila gli operai che hanno riempito la capitale con spezzoni combattivi, slogan contro i vertici di Stellantis, il governo Meloni e che inneggiano allo sciopero generale. Nella stessa giornata è sciopero anche di Si Cobas e Al Cobas contro il ddl1660 e il governo guerrafondaio di Giorgia Meloni, Piantedosi e Crosetto.
19 ottobre. Ancora a Roma ben tre manifestazioni nazionali. C’è la Funzione pubblica della Cgil a piazza del popolo si “salario, salute, diritti e occupazione”, il corteo contro il ddl1660 indetto dal Si Cobas e la mobilitazione indetta da Usb e dal movimento di lotta per la casa per il diritto all’abitare minacciato dal ddl1660. Circa trentamila i manifestanti che hanno partecipato a queste tre piazze che si tenevano nella stessa giornata ai quali si aggiungono quelli scesi in piazza a Napoli contro il G7 dei ministri della difesa (o della guerra).
26 ottobre. A Roma, Milano, Firenze, Torino, Cagliari, Bari e Palermo si tengono le mobilitazioni “fermiamo la guerra, il tempo della pace è ora” indette da Cgil, Rete italiana pace e disarmo, Sbilanciamoci, Arci e altre realtà. Rispondono a questa chiamata in 26mila solo a Roma. Al di là della pallida opposizione al governo Meloni e della generica opposizione a tutte le guerre di una parte dei promotori, ampi strati di chi sta in piazza è contro il ddl1660, il genocidio in corso a Gaza e le politiche guerrafondaie varate dal governo Meloni.
28 ottobre. A Napoli c’è la manifestazione nazionale contro il ddl1660 in occasione del maxi processo contro i disoccupati organizzati, tenuto nell’aula bunker del tribunale del capoluogo campano.
Oggi, 31 ottobre, c’è lo sciopero del pubblico impiego indetto da Usb con manifestazione nazionale a Roma in piazza Vidoni. Per il mese di novembre sono già in programma le mobilitazioni contro la Nato nella settimana in cui ricorre la celebrazione delle forze armate (4 novembre), lo sciopero del trasporto pubblico indetto da Cgil del giorno 8 novembre, la giornata internazionale dello studente prevista per il 15 novembre, lo sciopero generale del 29 novembre indetto da Cgil e Uil, la manifestazione nazionale contro il genocidio in Palestina e Libano del 30 novembre. Oltre a decine di mobilitazioni e manifestazioni locali che hanno inondato il paese da nord a sud nel mese di ottobre e proseguiranno per tutto il mese di novembre.
In questo autunno caldo il paese è una polveriera. Dovunque si giri il governo Meloni è circondato dalla mobilitazione delle masse popolari. Ovunque si muova riceve spinte e sgambetti dai suoi stessi alleati e dai suoi finti oppositori del polo Pd. A poco servono le vittorie di Pirro di qualche elezione locale nel deserto dell’affluenza alle urne. Per quanto possa sbracciarsi e cercare di aggrapparsi disperatamente qua e là, questo governo è destinato a cadere. Il tempo è scaduto per Meloni ma anche per i suoi finti oppositori di Pd e M5S.
Per quanto il circo mediatico e il teatrino della politica con i suoi guitti e menestrelli cerchino di dire il contrario il movimento di resistenza delle masse popolari cresce. L’insubordinazione a leggi ingiuste e repressive cresce. L’intolleranza verso le politiche di guerre che stanno causando centinaia di migliaia di morti in Medioriente e in Ucraina cresce. E con essa cresce la rabbia verso una guerra interna fatta di leggi e tagli da macelleria sociale, di morti sul lavoro, malasanità, dissesto idrogeologico, inquinamento e devastazione dell’intero territorio nazionale. Per quanto i guitti e gli imbonitori di regime ciarlino, l’esperienza pratica dell’oppressione che vivono è maestra delle masse popolari. Organizzare la resistenza ne è l’arma.
È l’ora di organizzare la resistenza. Che ogni lavoratore intenzionato a combattere contro il governo Meloni e ogni governo della guerra cominci a organizzarsi con i colleghi, si confronti sui problemi che vive dentro e fuori dal luogo di lavoro, spinga perché i sindacati indicano assemblee degli iscritti e prenda parola. Serve mobilitarsi a partire dai luoghi in cui si producono beni e servizi, serve spingere ogni sindacato, da quelli di basi ai confederali, a indire un vero sciopero generale e unitario che blocchi il paese, inondi la capitale e imponga la cacciata del governo della guerra presieduto da Giorgia Meloni.
È l’ora di organizzare la resistenza. Che ogni studente intenzionato a lottare chiami alla lotta anche i suoi compagni di scuola e di università. I modi per mobilitarsi sono diversi e nessuno va escluso. Dai problemi più strettamente scolastici al genocidio in corso a Gaza, dalle misure repressive del governo Meloni come il ddl1660 agli ennesimi tagli previsti dalla finanziaria di fine anno. Ogni leva è legittima nell’obiettivo di fomentare la lotta e indirizzare tutto il movimento degli studenti verso l’obiettivo di cacciare il governo Meloni.
È l’ora di organizzare la resistenza. Che ogni sindacalista, attivista e rappresentante politico o esponente della società civile che non ne può più di guerre, di soprusi e abusi consumati sulla maggioranza degli abitanti del nostro paese e dello violazione sistematica della carta costituzionale si metta in moto e usi il proprio ruolo per alimentare la mobilitazione necessaria a rendere il paese ingovernabile al governo Meloni. Alle proprie parole e indignazione diano seguito pratico. Partecipino a ogni mobilitazione e sciopero indipendentemente da chi li convoca, portino ovunque la parola d’ordine dell’unità per la cacciata del governo Meloni, alimentino la costruzione del coordinamento e del fronte più largo possibile tra le organizzazioni popolari, sociali, politiche e sindacali del nostro paese.
È l’ora di organizzare la resistenza. I singoli compagni e le organizzazioni del Movimento comunista cosciente e organizzato del nostro paese hanno l’opportunità e l’obbligo di alzare il livello. Serve portare tra le masse popolari del nostro paese parole di riscossa e di organizzazione. Serve superare ogni settarismo e promuovere senza se e senza ma solidarietà incondizionata contro la repressione, unità d’azione nell’organizzare e mobilitare le masse popolari, dibattito politico costante sui passi da muovere per la cacciata del governo Meloni e l’alternativa di governo che è necessario costruire qui e ora. Se è l’ora della resistenza, è innanzitutto l’ora dei comunisti!
Quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa un dovere. Ogni settore del nostro paese in mobilitazione è parte di questa resistenza. A ciascuno, a partire dal proprio posto di combattimento, il compito di estendere e allargarla. A ciascuno il compito di unire quello che settarismo, concorrenza e altre arretratezze fanno marciare diviso. A ciascuno, in quest’epoca in cui l’attualità si fa subito storia, l’opportunità di diventare protagonista e scrivere una nuova pagina di storia del nostro paese.