Lo sciopero generale del Si Cobas, lo sciopero Stellantis e settore automotive indetto dai sindacati confederali e le mobilitazioni di Fiom, Si Cobas, Usb, FP-Cgil di Roma e quella No G7 di Napoli che lo scorso fine settimana hanno bloccato alcune aziende e città del paese sono state un’altra prova generale, dopo la manifestazione del 5 ottobre, del fatto che la classe operaia e il movimento di resistenza delle masse popolari hanno la forza di rendere ingovernabile il paese al governo Meloni. Ora deve trovare anche la forza per impedire l’approvazione del Ddl 1660 o per renderlo inapplicabile alzando il livello della lotta contro la repressione prima che questa colpisca, tenendo fermo il criterio che è legittimo tutto ciò che va negli interessi dei lavoratori e delle masse popolari, anche se illegale.
Quando vige un ordine sociale ingiusto, il disordine è il primo passo per instaurare un ordine sociale giusto
Per farlo serve giocare d’attacco, anticipare la repressione e le mosse di un governo che per continuare a governare non ha altra scelta se non quella di colpire la mobilitazione e criminalizzare le forme e gli strumenti di lotta più efficaci per interrompere e rivoltare ogni misura antipopolare presa dai governi delle larghe intese negli ultimi trent’anni e fermare la partecipazione del nostro paese alle guerre dei gruppi imperialisti Usa-Nato, sionisti e Ue.
Forze come il Si Cobas, Usb e la sinistra della Cgil dimostrano già di avere una certa forza all’interno dei magazzini e delle aziende in cui è presente, capace di promuovere l’organizzazione, il coordinamento e la mobilitazione tra i lavoratori iscritti, anche di aziende diverse, per imporre ai padroni migliori condizioni di vita e di lavoro e lottare contro il governo Meloni e le sue misure repressive e guerrafondaie.
Le 8 vie per rendere il paese ingovernabile!
Le mille forme di insubordinazione, disobbedienza, lotta e costruzione di azioni autonome dalla classe dominante si sviluppano e devono sempre più svilupparsi per alcune vie, che sono state sintetizzate dal (n)PCI in 8 principali:
1. la diffusione della disobbedienza e dell’insubordinazione alle autorità;
2. lo sviluppo diffuso di attività del “terzo settore” (il quarto fronte del nostro PGL): le attività di produzione e distribuzione di beni e servizi organizzate su base solidaristica locale;
3. l’appropriazione organizzata di beni e servizi (espropri, “io non pago”, ecc.) che assicura a tutta la popolazione i beni e servizi a cui la crisi blocca l’accesso;
4. gli scioperi e gli scioperi alla rovescia, principalmente nelle fabbriche e nelle scuole;
5. le occupazioni di fabbriche, di scuole, di stabili, di uffici pubblici, di banche, di piazze, ecc.;
6. le manifestazioni di protesta e il boicottaggio dell’attività delle pubbliche autorità;
7. il rifiuto organizzato di pagare imposte, ticket e mutui;
8. lo sviluppo (sul terreno economico, finanziario, dell’ordine pubblico, ecc.) di azioni autonome dal governo centrale da parte delle Amministrazioni Locali d’Emergenza sottoposte alla pressione e sostenute dalla mobilitazione delle masse. Ogni ALE è un centro di riferimento e di mobilitazione delle masse, dispone di impiegati e di esperienza, di locali, di soldi e di strumenti: tutte armi importanti per mobilitare le masse in uno sforzo unitario per far fronte agli effetti della crisi, in primo luogo per attuare la parola d’ordine “un lavoro utile e dignitoso per tutti”.
Bisogna imparare dall’esperienza a praticare e combinare a un livello superiore le otto vie.
Per vincere la lotta contro il Ddl 1660 e cacciare il governo Meloni queste forze devono alzare il tiro coordinandosi con le RSU e le RSA aziendali per coinvolgere nelle assemblee, negli scioperi, nei picchetti e nelle lotte anche i lavoratori iscritti ad altri sindacati unendo ciò che la concorrenza sindacale divide. Devono alzare il tiro in ogni fabbrica e magazzino lavorando per unire i lavoratori degli appalti e i dipendenti diretti, che i padroni provano quotidianamente a dividere, al di la della tessera sindacale di appartenenza o che ne abbiano o meno una. Devono promuovere e dare la solidarietà a tutti i lavoratori, i sindacati e le organizzazioni popolari o politiche che subiscono la repressione.
Rispondere colpo su colpo agli attacchi del governo non basta! Si tratta di darsi i mezzi per prevenire e anticipare le sue mosse cominciando a coordinarsi e convergere con le altre organizzazioni sindacali per mobilitarsi insieme a prescindere dalle mosse del nemico. Si tratta di violare in maniera sistematica e crescente ogni divieto che il governo Meloni e i padroni cercheranno di mettere in campo per sedare la mobilitazione operaia e popolare.
Ogni divieto rispettato apre la strada a nuovi divieti e abusi. Ogni divieto violato apre la strada a nuove violazioni e conquiste di agibilità politiche e sindacali!
Le prossime settimane sono decisive. Quello che farà la differenza sono il quanto e il come le forze del movimento comunista cosciente e organizzato, il movimento contro la guerra, quello in solidarietà al popolo palestinese, i movimenti e le organizzazioni sindacali sono decisi a mettersi alla testa della lotta contro la classe dominante, alla testa della guerra contro i guerrafondai, alla testa della lotta per imporre il loro governo di emergenza.