“La causa palestinese non è soltanto una causa dei palestinesi, è una causa di tutti i rivoluzionari, ovunque essi siano, perché è la causa delle masse sfruttate e oppresse della nostra epoca”
(Ghassan Kanafani)
Ieri, 5 ottobre, decine di migliaia di attivisti si sono riversati a Roma per praticare il legittimo diritto a manifestare per la Palestina e contro il genocidio. Nonostante la martellante e terroristica propaganda mediatica delle settimane precedenti, l’arrivo del divieto da parte della Questura di Roma, i mille ostacoli al raggiungimento del concentramento tra fermi, schedature, fogli di via e cariche in autostrada, il 5 ottobre il movimento in solidarietà alla Palestina, a Roma, in piazza Ostiense c’era! L’operazione di criminalizzazione del movimento non è riuscita dunque, così come non è andata in porto nemmeno la dissociazione dal 7 ottobre che la manifestazione di ieri voleva, giustamente, rilanciare come l’inizio della riscossa delle masse popolari palestinesi e della loro resistenza.
La partecipazione che c’è stata e che ci sarebbe stata – se tanti di quei manifestanti non fossero stati fermati dalla polizia o interdetti a partecipare dalla propaganda terroristica mainstream – conferma il successo della giornata.
Non solo: la giornata di ieri indica un altro risultato politico che attiene direttamente alla lotta contro il governo Meloni e le sue misure liberticide in quanto il comportamento della piazza indica la rotta da seguire per rispondere al nuovo pacchetto sicurezza – DDL 1660 – in corso di discussione in Senato: disobbedire a ogni divieto, praticare i diritti come migliore e unico modo per difenderli, costruire rapporti di forza intorno a questo orientamento e a questa prassi per fare fronte efficacemente alla repressione. Insomma, far valere un principio: è legittimo tutto quello che va negli interessi delle masse popolari anche se illegale, conseguentemente a ciò, non esistono buoni o cattivi, legali o illegali nel nostro campo.
La verità è che la gestione della piazza da parte della polizia è stata solo l’ultimo colpo di coda di una giornata al limite del così detto “stato di diritto”. Il can-can mediatico di queste ore sugli infiltrati e sugli scontri serve solo a legittimare quel divieto e la rappresaglia che è stata messa in campo. La questione di ordine pubblico continua ad essere il crinale scivoloso su cui si muove il governo Meloni, il paravento dietro cui è costretto a nascondersi a fronte del successo politico della giornata di ieri.
In ragione di quanto detto sin qui esprimiamo la nostra piena e incondizionata solidarietà ai manifestanti fermati, denunciati e feriti e invitiamo tutti quanti a fare altrettanto. Rilanciamo due appuntamenti immediati:
- lunedì 7 ottobre, ore 9.00, si terrà il processo per direttissima al Tribunale di Roma (piazzale Clodio, via Golametto) a carico del compagno Tiziano
- martedì 8 ottobre ore 20.30 assemblea pubblica a Massa, presso la sede di USB (via Galilei 12) per organizzare una risposta collettiva e di mobilitazione al popolo palestinese e per denunciare e solidarizzare con le centinaia di persone fermate e schedate tra cui anche 54 compagni partiti da Massa e Viareggio.
Nell’Italia del DDL 1660, dello stato di polizia che vorrebbe criminalizzare chi manifesta contro la guerra colonialista sionista e contro la guerra della NATO, siamo tutti chiamati alla mobilitazione!