Quando vige un ordine sociale ingiusto, il disordine è il primo passo per instaurare un ordine sociale giusto.
Ieri, 5 ottobre, a Roma, il movimento in solidarietà alla Palestina e contro il governo Meloni ha dato un segnale di vittoria e di riscossa. Quella di ieri, infatti, è stata una importante vittoria politica e un segnale chiaro.
Il divieto del governo Meloni è stato ricacciato indietro da decine di migliaia di persone che da ogni angolo del paese sono scese in piazza ugualmente.
La riscossa ha coinvolto decine di migliaia di attivisti, militanti e compagni che non si sono lasciati intimorire dalla campagna mediatica di terrore e denigrazione, da posti di blocco, fermi, fogli di via, manganelli e tutte le misure poliziesche messe in campo dal governo Meloni per coprire e ridurre il più possibile la batosta che ha subito. La mobilitazione popolare ha dimostrato che i divieti sono carta e che anche i padroni sono tigri di carta.
L’aumento e l’estensione della repressione è solo uno degli strumenti che le Larghe Intese usano per ostacolare la mobilitazione delle masse popolari, non è l’unico e non è neppure il più efficace.
La manifestazione di ieri , infatti, è stata un successo del movimento di resistenza delle masse popolari e una sonora sconfitta del governo Meloni e del resto delle Larghe intese della finta opposizione di PD, M5S e soci.
Ha mostrato con chiarezza che per quanto dispiegata, la repressione non riesce a fiaccare la mobilitazione delle masse popolari, anzi fa emergere più chiaramente chi è il nemico e quali interessi tutelano la legalità e la giustizia borghese, aumenta la solidarietà, alimenta il coordinamento, accresce la combattività, spinge le masse popolari a organizzarsi meglio e a superare la paura.
La piazza del 5 ottobre ha posto nuovamente la necessità di non cadere nei tranelli di chi vuole dividere il movimento popolare fra buoni e cattivi: manovre repressive e violenze sono iniziate ben prima dell’orario del concentramento. Le strumentalizzazioni e le dissociazioni sono tipici strumenti della classe dominante, la ribellione e la solidarietà sono quelli del movimento operaio e popolare.
La mobilitazione straordinaria per il 5 ottobre ha mostrato che non bisogna abbassare la testa e che quando vige un ordine sociale ingiusto, il disordine è il primo passo per instaurare un ordine sociale giusto. Questo vuol dire che ogni lotta, mobilitazione, vertenza e iniziativa contro il governo Meloni e le larghe intese devono sempre più diventare un problema d’ordine pubblico e quindi un problema politico. Questa la via da perseguire nell’autunno caldo che si preannuncia rovente.
Ha mostrato che l’unità e la convergenza del movimento di resistenza delle masse popolari, a partire dalla sua parte più avanzata, combattiva e organizzata, sono un’esigenza e una necessità pratica per avanzare nella lotta contro i guerrafondai che governano il nostro paese, contro il genocidio in Palestina, contro la repressione, le leggi da macelleria sociale che colpiscono i lavoratori e le masse popolari del nostro paese, contro la Nato, i sionisti, l’Ue e il resto degli occupanti abusivi del nostro paese da cui ci dobbiamo liberare.
Avanti compagni e compagne è tempo di riscossa. Portiamo ovunque la bandiera della resistenza e dell’insubordinazione al governo Meloni, alle larghe intese e alla borghesia. Uniti e organizzati, vinceremo!