Pubblichiamo di seguito una lettera inviataci da un compagno della Carovana del (n)PCI di origine ebraica che dice la sua rispetto alla situazione in corso il Palestina, al genocidio perpetrato dall’entità sionista chiamata Israele e al ruolo dei sionisti in questa fase. Buona lettura.
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Cari compagni e compagne della Agenzia Stampa,
sono un compagno di origine ebraica che fa parte da un po’ di tempo della Carovana del nuovo PCI. Vi mando questo contributo sulle ben note questioni che riguardano la guerra che sta conducendo Israele non solo contro il popolo palestinese ma anche contro il Libano, lo Yemen e, seppure ancora non direttamente sul piano militare, contro l’Iran, contro gli stessi israeliani che sono massacrati dalla crisi economica, dalla soppressione di ogni diritto in nome della militarizzazione della società. Vi chiedo scusa in anticipo per la poca organicità della lettera ma la questione in ballo ha una certa influenza emotiva su di me e poi le cose da scrivere erano talmente tante che ho cercato di fare una sintesi, poi però saltava fuori sempre qualcosa di nuovo.
Per diversi anni, a fronte dei crimini che Israele commetteva, mi sono lambiccato il cervello sulla fine che avevano fatto, a livello di memoria politica, sociale e culturale di quel paese, gli ebrei askenaziti e la loro fiorente letteratura (in particolare quella umoristica), che fine avevano fatto i deportati nei campi di sterminio, di cui la Segre è una fra i milioni che ci sono passati e una fra i pochi che, passata quell’esperienza, si è sistemata alla grande al tavolo apparecchiato della borghesia, che fine aveva fatto lo spirito di tolleranza, ironia e cultura tipico dell’ebraismo.
La conclusione a cui sono arrivato tramite lo studio e al netto della limitatezza dei miei strumenti (non conosco la discussione in quel paese e nemmeno nelle comunità ebraiche del nostro), è che i vari aspetti positivi e caratteristici di cui scrivo sopra sono stati soffocati dal sionismo.
Per anni mi sono chiesto come era possibile, per degli ebrei, andare allegramente a braccetto con personaggi come La Russa, eredi con tanto di rivendicazione del regime fascista che fu responsabile della vergogna delle Leggi razziali, di Fossoli, della Risiera di San Sabba e degli altri campi di concentramento, erede di chi condusse per mano i nazisti nel rastrellamento del Ghetto di Roma (oggi diventato un covo di ultras idrofobi). Come era possibile che si intrattenessero allegramente relazioni con governi come quello ucraino, che ha fatto del genocida di ebrei Stepan Bandera un eroe nazionale?
Il materiale elaborato in merito dalla Carovana, e in particolare gli articoli contenuti nel numero 77 della Voce del (nuovo)PCI, sono stati molto utili per mettere le cose con i piedi per terra e mostrare che si tratta di una questione di classe e politica, non religiosa o etnica come spacciano i pennivendoli di regime. I sionisti sono l’alter ego del fascismo e del nazismo e le tanto decantate radici ebraiche valgono meno di zero per Nethanyau, Gallant e gli altri criminali che sono a capo del massacro del popolo palestinese. Questa gente, come gli ebrei borghesi della Germania degli anni Trenta del secolo scorso, non hanno problemi a venire a patti con i nazisti, gli imperialisti USA e i fascisti, al Vaticano (la Chiesa Cattolica storicamente è stata la più grande persecutrice degli ebrei, che vivevano al sicuro in mezzo agli arabi ad Algeri, a Gerusalemme, a Istanbul) e a qualunque altro persecutore di semiti, se questo rapporto può portargli un guadagno economico, politico, sociale. Con il degrado e lo sprofondo della società borghese, questi “limiti “ si sono enormemente accentuati, fino ai livelli di infamia che vediamo quotidianamente.
Un altro nodo che intendo trattare è quello dell’antisemitismo. A detta dei sionisti, chiunque anche soltanto critica l’operato di Israele è meccanicamente un antisemita (e quindi un nemico, anche da uccidere come avviene sempre più spesso); perfino altri ebrei come Moni Ovadia sono etichettati così (con tutte le conseguenze del caso) e allora mi sono chiesto: se questo modo di ragionare (antidialettico) per loro è valido, forse un soggetto come Marco Carrai, nipote di torturatori repubblichini della banda Carità che operò a Firenze nel 1944 e oggi fiero alfiere del sionismo ma senza una goccia di sangue ebreo in corpo, è più semita di me?? La risposta è scontata, è indice della mentalità criminale che anima i sionisti e sono evidenti le chiavi di questo enorme imbroglio in cui non dobbiamo cadere. Il motto del Mossad, “attraverso l’inganno faremo la guerra”, spiega già tutto su questo tipo di manovre sporche.
In conclusione, aggiungo un episodio storico che parla più forte di mille tribuni sionisti. Alcuni miei parenti, riusciti a scampare ai lager (altri, una decina circa, vi trovarono la morte), furono avvicinati dai sionisti poco dopo la Liberazione; gli venne proposto di “andare in Palestina” a fondare quello Stato che gli spettava come risarcimento per i crimini inflitti dagli “europei” agli ebrei (mischiando i comunisti che liberarono Auschwitz e le masse popolari che dettero vita alla Resistenza con i loro amici fascisti e nazisti). Si trattava di andarsi a prendere quella Terra Promessa descritta nei loro testi sacri (che al pari della Bibbia hanno la scientificità e il valore dei racconti di Tolkien), che però era già occupata da un altro popolo… I bastardi li avvicinarono perchè erano stati partigiani, e quindi avevano dimestichezza con armi e tattiche di guerriglia; i miei parenti capirono che si voleva portarli ad attaccare i palestinesi e diventare artefici di quella che fu poi la Nakba inseriti in squadre di terroristi come la banda Stern: loro rifiutarono tale complicità rispondendo con una fila di calci nel culo a questi figuri, tra l’altro misteriosamente scampati per anni alle persecuzioni e ai rastrellamenti.
Per loro sfortuna erano incappati in dei comunisti (ma ci furono quelli che abboccarono), che mi hanno tramandato queste testimonianze storiche che parlano chiaro e ancora oggi ci devono guidare nella lotta per sconfiggere sionismo e fascismo, nell’abbattere il sistema capitalista e nel costruire la società che serve a ebrei, cattolici e musulmani di ogni latitudine per cominciare a vivere in pace. Il socialismo è quel modello di società e l’URSS e i paesi socialisti dell’Est Europa dimostrarono già come fosse possibile far convivere etnie, religioni e confessioni in lotta fino al giorno prima. Sta a noi far riprendere il cammino di progresso dell’umanità impantanata nella Terza Guerra Mondiale, portarla a emanciparsi e liberarsi definitivamente dal giogo dei padroni, dei loro servi prezzolati (perchè sionisti e fascisti questo e nient’altro sono) e delle religioni che, come gli altri, non serviranno più.
Al fianco delle masse popolari palestinesi e di Israele nella lotta per liberarsi dal sionismo e dalla borghesia!
Gideon