Nell’Avviso ai naviganti n. 145 del 22 agosto il (n)Pci ha pubblicato una denuncia nominale di agenti sionisti che operano in Italia: una lista di politici, giornalisti e aziende che sostengono l’occupazione della Palestina, che fanno affari con lo Stato illegittimo di Israele e che concorrono alla sottomissione dell’Italia ai suoi interessi. Apriti cielo!
È iniziata una campagna di linciaggio mediatico che dal presidente del Senato, il fascista La Russa, fino all’ultimo scribacchino de Il Giornale invocava indagini, perquisizioni, denunce e censura contro gli autori di quella che a reti unificate è stata definita “una lista di proscrizione di ebrei”.
Le principali questioni politiche che l’iniziativa del (n)Pci ha fatto emergere le abbiamo già trattate sul numero scorso di Resistenza e anche su articoli dell’Agenzia Stampa Staffetta Rossa. Ci sono aspetti di metodo che, però, è utile approfondire, perché favoriscono lo sviluppo del movimento operaio e popolare e la rinascita del movimento comunista italiano.
1. Dare un volto al nemico. Il (n)Pci ha dato nomi e volti alla matassa di potere che caratterizza la comunità sionista che opera in Italia. La lista pubblicata è piccola cosa rispetto alle reali dimensioni della cosca, ma ha il pregio di farla uscire dall’astrattezza e dalla nebbia e di mostrarla per quello che è.
È un contributo importante, chiarificatore ed educativo rispetto alla tendenza a concepire il nemico in modo astratto e fumoso. Un nemico di tale fatta è quasi impossibile da sconfiggere ed è persino difficile da combattere. Al contrario, un nemico in carne e ossa, del quale si conoscono caratteristiche principali, rete di relazioni e interessi, è qualcosa contro cui si può efficacemente lottare.
In questo senso, il principale insegnamento che possiamo trarre dalla pubblicazione dell’Avviso ai naviganti n. 145 è che dare un volto al nemico è possibile. Nonostante i sotterfugi a cui ricorre per nascondersi e mimetizzarsi. E indicarlo chiaramente alle masse popolari è già un colpo sferrato contro di esso. Le reazioni rabbiose e isteriche seguite alla pubblicazione dell’Avviso ai naviganti ne sono una chiara dimostrazione.
2. Darsi i mezzi per condurre la lotta. Benché la campagna di linciaggio mediatico contro il (n)Pci fosse incentrata sul “pericolo del terrorismo e dell’eversione”, quello che ha mandato il sangue al cervello alla comunità sionista e ai suoi servi non era affatto il pericolo del terrorismo e dell’eversione, ma che qualcuno si fosse permesso di raccogliere e rendere pubblica la loro rete di interessi e di potere, la loro sfera di influenza.
Se questa operazione – o una analoga – fosse stata fatta da una qualunque organizzazione pubblica, i membri e la struttura di quella organizzazione sarebbero stati immediatamente individuati, perquisiti, denunciati e messi nella condizione di sospendere le loro attività. Non perché pubblicare quella lista sia un reato (soltanto le fantasie distorte dei nostalgici del Ventennio e dei tribunali speciali possono ravvedervi un reato, almeno finché non entrerà in vigore il ddl 1660 – a proposito di eversione…), ma perché è un atto di sfida, un modo per rafforzare la lotta delle masse popolari contro i vertici della Repubblica Pontificia.
Il (n)Pci è un partito clandestino, è difficile individuare i suoi membri e colpirne le strutture. Ma non è un’organizzazione segreta: la sua concezione, analisi, strategia, linea e obiettivi sono ampiamente propagandati fra i lavoratori e le masse popolari.
Per i vertici della Repubblica Pontificia è intollerabile che un partito rivoluzionario sfidi le loro autorità e sveli parte dei loro “segreti” senza pagarne immediatamente le conseguenze. Ma del resto le possibilità di manovra delle istituzioni repressive dei vertici della Repubblica Pontificia si riducono a due opzioni: 1) perseguire tutti coloro che hanno sostenuto l’iniziativa del (n)Pci, che l’hanno ritenuta giusta e “liberatoria”, perseguire un ampio numero di persone sulla base di un reato d’opinione, perseguire magari i dirigenti e i militanti del P.Carc per il legame politico e ideologico che questo ha con il (n)Pci; 2) soprassedere.
Nel primo caso, la repressione sarebbe una ulteriore conferma della giustezza della clandestinità del (n)Pci, dimostrerebbe a quanti ancora credono nella democrazia borghese (sic!) che promuovere la lotta politica rivoluzionaria “nei limiti della legge” non ha alcuna prospettiva; dimostrerebbe ai tanti che sono ancora scettici la necessità della clandestinità del partito comunista.
Nel secondo caso, se le autorità repressive decidessero di soprassedere dallo scatenare una campagna repressiva dispiegata, ciò dimostrerebbe l’opportunità che offre la clandestinità del (n)Pci e, insieme all’opportunità, dimostrerebbe che l’azione di un partito rivoluzionario clandestino rafforza il complesso della mobilitazione dei lavoratori e delle masse popolari nella lotta per rovesciare i vertici della Repubblica Pontificia.
In questo senso, l’insegnamento che possiamo trarre dalla pubblicazione dell’Avviso ai naviganti n. 145 sta nel fatto che bisogna darsi i mezzi della propria politica. Anche dire la verità espone alle ritorsioni del nemico ed è necessario mettersi nella condizione di prevenirle, fronteggiarle e rivoltargliele contro.
3. Elevare e sviluppare il coordinamento, valorizzare le caratteristiche di ciascuno. Nel momento in cui scriviamo le autorità repressive non hanno ancora scatenato un attacco dispiegato a seguito della pubblicazione dell’Avviso ai naviganti n. 145. Non è escluso che lo facciano nel prossimo periodo, ma per il momento si sono limitate ad assistere alla canea mediatica innescata dagli scribacchini filo-sionisti.
La canea mediatica, i tentavi di criminalizzazione e denigrazione hanno spinto vari organismi politici e sindacali a prendere posizione e a esprimere solidarietà alla Carovana del (n)Pci. Questo è un fatto molto importante perché spunta le armi del nemico e alimenta il consolidamento del fronte comune che nei fatti esiste già, ma che va rafforzato coscientemente. Per rafforzarlo servono passi concreti.
Uno passo concreto è avvalersi della natura clandestina del (n)Pci per rafforzare tutto il campo delle masse popolari e l’azione degli organismi che sono già protagonisti della lotta di classe. Ad esempio, contribuendo all’aggiornamento della lista degli agenti sionisti operanti in Italia. Un primo aggiornamento è stato fatto il 18 settembre: un altro pezzo della rete di potere e di interesse della cosca sionista è stato reso pubblico.
In questo senso, l’insegnamento che possiamo trarre dall’Avviso ai naviganti n. 145 e dal suo aggiornamento del 18 settembre è che valorizzando le caratteristiche di ciascuno, in questo caso la clandestinità del (n)Pci, si favoriscono le condizioni della lotta comune contro i vertici della Repubblica Pontificia.
Il principio è replicabile in ogni ambito quale che sia la campagna da condurre, l’operazione da realizzare, l’iniziativa da svolgere. Ragionare valorizzando le caratteristiche degli organismi del movimento comunista e rivoluzionario moltiplica le possibilità di successo.
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Gli organismi che hanno espresso la loro solidarietà, a seguito della canea mediatica per la pubblicazione dell’Avviso ai naviganti n. 145:Laboratorio Politico Iskra, Usi Sanità Firenze, Resistenza Popolare, Patria Socialista, Potere al Popolo, Massa Insorge, Cpa Firenze, Si Cobas, Coordinamento Palestina LibeRa, Coordinamento Paradiso di Bologna, Firenze per la Palestina, Cub Firenze, Fondo Comunista Firenze, Comitato Besta di Bologna, Rete dei collettivi e comitati di lotta Roma e Viterbo e del Soccorso rosso Internazionale Milano, Torino e Roma, Sindacato Lavoratori in Lotta.
Sulla questione sono intervenuti, come voci fuori dal coro, anche Alessandro Di Battista (vedi l’articolo pubblicato su Il Millimetro dal titolo “Sionisti e putiniani, le liste dell’ipocrisia”) e Marco Travaglio con l’editoriale “Libertà vigilata” su il Fatto Quotidiano.