Editoriale

L’Italia procede col pilota automatico. Tirare il freno e invertire la rotta

Dopo i disastrosi risultati di due anni di guerra per interposta persona contro la Federazione Russa, gli Usa e la Nato sono di fronte a un bivio. La guerra è in stallo: o si ritirano dichiarando la sconfitta oppure devono allargarla e aggravarla. La strada verso cui spingono è la seconda.
Mentre la propaganda di regime intossica l’opinione pubblica mondiale con questioni inesistenti – l’autorizzazione sull’uso delle armi fornite all’Ucraina per colpire il territorio russo – Usa, Gran Bretagna e la Nato già operano attivamente sul campo. L’attacco del 18 settembre al deposito di armi di Toropets, a quasi 500 chilometri dal confine, condotto con dispositivi che l’esercito ucraino non ha e non saprebbe neppure usare, ne è la plateale dimostrazione.
Il giorno successivo, il parlamento europeo ha votato a favore dell’autorizzazione all’uso delle armi fornite all’Ucraina per attaccare il territorio russo.

Dopo i risultati disastrosi di dodici mesi di massacri indiscriminati contro il popolo palestinese nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, lo Stato illegittimo di Israele è alle corde e “la guerra contro Hamas” è in stallo: o i sionisti si ritirano e dichiarano la sconfitta oppure sono costretti ad aggravare e allargare la guerra, scavando più a fondo la fossa in cui si stanno seppellendo.
È in questo contesto che il 17 e il 18 settembre hanno lanciato gli attacchi terroristici “dei cerca persone” e altri apparecchi di comunicazione contro la popolazione libanese e siriana, contando sulla consueta complicità della Comunità Internazionale dei loro alleati.
Nei giorni successivi hanno avviato su più ampia scala i bombardamenti sul Libano.

A quasi due anni dalla sua installazione il governo Meloni è alle corde. Alle elezioni politiche del 2022 Fratelli d’Italia aveva raccolto più voti di ogni altro partito perché si era artificiosamente presentato come opposizione a Draghi (anche rispetto alla guerra in Ucraina) e aveva falsamente impugnato la bandiera della sovranità nazionale. Ma il governo Meloni si è fin da subito distinto per la continuità con l’agenda Draghi e per aver prostituito l’Italia agli imperialisti Usa, ai sionisti e alla Ue.
Nonostante ciò, il governo Meloni è bollito e i suoi pupari gli hanno assegnato l’ultimo compito prima di disfarsene: ridurre il territorio italiano a solida retrovia per l’allargamento della guerra a opera degli Usa-Nato e dei sionisti, ridurre l’apparato produttivo italiano alla completa dipendenza dall’estero e l’economia italiana a terreno di saccheggio per gli speculatori.
Sono questi gli obiettivi verso cui corre spedito il governo Meloni. In previsione del fatto che le masse popolari non accetteranno la ricetta di buon grado, è in via di rapida approvazione il pacchetto sicurezza più repressivo, antidemocratico e anticostituzionale della storia recente, il ddl 1660 che si aggiunge agli altri sei già varati in meno di due anni: dl rave, dl Ong, dl Cutro, Caivano, Cpr, carceri.
Bisogna fermare la corsa. Bisogna tirare il freno a mano, disattivare il pilota automatico e invertire il senso di marcia.

Bisogna tirare il freno a mano, cioè bisogna impedire che il governo Meloni proceda con gli obiettivi che i suoi pupari gli hanno indicato. Per farlo non c’è altro strumento che la mobilitazione dispiegata dei lavoratori e delle masse popolari: scioperi, manifestazioni di piazza, blocchi, ecc. Una mobilitazione abbastanza estesa da rendere ingestibile la situazione al governo Meloni, da costringerlo a fare passi indietro.
Quanto più la situazione è ingestibile, quanto più il paese è ingovernabile dal basso, tanto più il governo Meloni sarà costretto a indietreggiare e desistere. Stante la sua attuale debolezza è realistico pensare che crollerà su se stesso.
Tirare il freno a mano è possibile, a condizione che gli organismi operai e popolari, le organizzazioni sindacali e i movimenti che sono già attivi nella mobilitazione contro il governo Meloni, quale che sia il motivo o la rivendicazione specifica, coordinino la loro azione e si facciano promotori della mobilitazione anche di coloro che ancora non partecipano alle lotte. Tirare il freno a mano è una necessità, ma non è sufficiente per disattivare il pilota automatico e invertire la marcia.
Il movimento popolare può avere un ruolo decisivo nella caduta del governo Meloni, ma deve porsi anche l’obiettivo di impedire che il governo Meloni sia sostituito da un governo del Pd (e dei suoi cespugli) o da un altro governo tecnico.
Un governo del Pd o un governo tecnico sarebbero solo un cambio al vertice, che incide poco o niente rispetto alla direzione verso cui marcia il paese.

Bisogna disattivare il pilota automatico e invertire il senso di marcia, cioè bisogna sostituire il governo Meloni con un governo di emergenza che risponda del suo operato alle organizzazioni operaie e popolari, alle reti sociali ai movimenti, alle organizzazioni sindacali e conflittuali.
Indipendentemente da come ogni individuo la pensa, tutti i lavoratori e tutte le masse popolari hanno interesse a disattivare il pilota automatico che sta conducendo il paese verso la Terza guerra mondiale che si sviluppa dall’Ucraina alla Palestina fino al Pacifico.
Tutti i lavoratori e tutte le masse popolari hanno interesse a sostenere un governo che opera applicando la Costituzione del 1948, a partire proprio da quegli articoli, come l’art.11 “l’Italia ripudia la guerra”, che sono sempre stati violati ed elusi.
Tutti i lavoratori e tutte le masse popolari hanno interesse a rompere i vincoli di sottomissione agli Usa, alla Nato, ai sionisti e alla Ue e a realizzare la sovranità nazionale sancita nella Costituzione.
Questo – e solo questo – significa disattivare il pilota automatico e invertire la marcia.
Le prossime settimane sono decisive, anche perché al governo Meloni inizia a mancare l’ossigeno.
Quello che farà la differenza non è se e quanto le larghe masse sono già disposte a mobilitarsi, ma quanto e come le forze del movimento comunista cosciente e organizzato, il movimento contro la guerra, quello in solidarietà al popolo palestinese, il resto delle forze anti Larghe Intese, dei movimenti e delle organizzazioni sindacali sono decisi a mettersi alla testa della lotta contro la classe dominante, alla testa della guerra contro i guerrafondai, alla testa della lotta per imporre il loro governo di emergenza.

***

Ci sono molti elementi che dimostrano che i sionisti stanno perdendo la guerra e stanno portando lo Stato d’Israele verso la disgregazione.
Nonostante la superiorità militare, economica e tecnologica, l’esercito di occupazione israeliano non è riuscito a cancellare le forze della resistenza palestinese. Gli unici risultati ottenuti riguardano il primato di efferatezze e crimini contro la popolazione civile, un genocidio che fa impallidire i “burocrati della morte” di hitleriana memoria.
Le operazioni militari sono limitate ai bombardamenti indiscriminati e ai crimini di guerra, compresi gli atti proditori di terrorismo di massa spacciati per “raffinate operazioni di intelligence”. Anche l’esercito di occupazione è allo stremo e mancano i soldati: il governo ha iniziato a reclutare i rifugiati africani in cambio della promessa di cittadinanza (fonte Haaretz.com, 18 settembre).
Nel frattempo, la società israeliana è in pezzi. Esercito contro governo, coloni contro cittadini, istituzioni contro gli ostaggi e le loro famiglie, manifestazioni, scontri, arresti di oppositori, scioperi generali, polizia nelle strade. Persino il capo dello Shin Bet (i servizi segreti israeliani), Ronen Bar, in una lettera aperta a Netanyahu del 31 agosto, ha affermato che il “terrorismo ebraico sta mettendo in pericolo l’esistenza stessa di Israele”. I sionisti stanno spolpando le masse popolari ebree e i popoli del mondo come i nazisti hanno spolpato i tedeschi, gli ebrei e gli altri popoli del mondo.
I sionisti stanno scavando la fossa a loro stessi e al loro Stato razzista, teocratico, suprematista e coloniale.

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