Il punto sulla situazione politica

Draghi trama, Meloni trema

Il governo Meloni è alle corde. Lo abbiamo spiegato già nei numeri scorsi, ma nelle ultime settimane ci sono state varie conferme e alcuni esponenti di Fdi denunciano pubblicamente che “alcuni poteri” stanno già manovrando per installare un governo tecnico. Le trame di palazzo, gli sgambetti e i colpi gobbi, in effetti, non mancano. Torna inevitabilmente alla memoria la spavalderia di Giorgia Meloni, che nel periodo del suo insediamento affermava “io non sono ricattabile”…

L’affaire Sangiuliano è stato un siluro ben direzionato contro il governo, diverso dai pettegolezzi estivi sulle coppie che scoppiano delle sorelle Meloni. Il caso non si è ancora esaurito e ha tutti i tratti di un ricatto contro il governo, che si svelerà man mano che chi lo ha ordito lo riterrà utile.
La sostituzione di Sangiuliano con Giuli al Ministero della Cultura – quando si dice che la toppa è peggiore del buco – ha solo confermato un dato già noto, ovvero che i ministri sono selezionati fra una stretta pletora di fascisti di merda.
Il processo a Salvini per la questione Open Arms del 2019, per cui i Pm chiedono sei anni di reclusione, è un altro siluro ben direzionato. Serve a rinfocolare la guerra civile fra governo Meloni e magistratura, già alimentata dalle iniziative del ministro Nordio. A fare da sfondo, altre vicende giudiziarie: da Toti alla Santanché fino alle truffe di Sgarbi.

Spiccano in queste settimane il ruolo di Forza Italia, con Tajani che si atteggia a capo di una forza di opposizione al governo Meloni (vedi Ius Scholae, carceri, tassa sugli extraprofitti delle banche, autorizzazione all’uso delle armi italiane in Ucraina per colpire il territorio della Federazione Russa), ma soprattutto il “summit” fra Marina Berlusconi, Mario Draghi e Gianni Letta. Cosa si sono detti non si sa, ma a stretto giro Draghi ha incontrato anche Giorgia Meloni. Dalle colonne del Fatto Quotidiano, intanto, Travaglio ha fatto notare che a ogni entrata in scena di Draghi segue un cambio di governo.

Ad agitare le acque del governo Meloni ci sono comunque anche altre questioni, per niente secondarie, fra cui

– l’esito incerto delle prossime tornate elettorali, in particolare le regionali (Liguria il 27-28 ottobre, Emilia Romagna il 17-18 novembre e Umbria, ma anche Toscana e Campania, Puglia e Veneto nel 2025);

– l’approvazione della legge di bilancio per il 2025, che si preannuncia come l’ennesimo attacco alle masse popolari (rimaneggiamento delle pensioni in particolare), a cui si aggiungono la “partita” delle privatizzazioni di Poste, l’aumento delle spese militari, ecc.;

– l’esito della battaglia sull’autonomia differenziata;

– l’opposizione sociale, l’organizzazione e la mobilitazione delle masse popolari. A dimostrare quanto il governo le tema ci sono l’impianto e le disposizioni del ddl 1660, la velocità con cui procede l’iter della sua approvazione e anche i divieti che aleggiano sulla manifestazione del 5 ottobre a Roma in solidarietà alla resistenza palestinese.

Dal polo Pd, intanto, non arrivano segnali di vita e il M5s è alle prese con la faida fra Conte e Grillo, di cui in ottobre è prevista la resa dei conti, con l’assemblea costituente del movimento.

In tutto questo, il paese è allo sbando.
Il ministro Lollobrigida sta sbrigando affari di famiglia mentre è in corso l’epidemia di peste suina che mette in ginocchio produzione ed esportazioni; emergenza che non è certo di ieri, ma che era già “grave” nella scorsa primavera.
Il ministro Salvini non può scaricare né sui problemi giudiziari e neppure sugli scioperi la paralisi estiva dell’intero traffico ferroviario dovuta a guasti, incidenti e malfunzionamenti. Ed è andata solo leggermente meglio per il traffico aereo.
Al ministero del lavoro tira aria di resa, ma questa non è una novità. Stellantis avvia le procedure di smantellamento un po’ ovunque e continuano i rimpalli sul futuro di Acciaierie Italia, mentre la magistratura ha annullato la precedente condanna per esponenti politici e manager dell’ex-Ilva.
La scuola è iniziata con i soliti problemi, che però si sono ulteriormente aggravati. Ed è iniziata la solita speculazione sugli insegnanti, utile a coprire la cronica “carenza di personale”. Questo mentre Valditara annuncia una nuova, fumosa, “riforma dell’orientamento”.
Di esempi ce ne sono molti altri, ma probabilmente è nella sanità che lo sbando è più evidente, con le conseguenze che leggiamo, sempre più spesso, sui quotidiani.

Negli ultimi mesi si moltiplicano le notizie di aggressioni al personale medico e agli infermieri, soprattutto nei Pronto soccorso, in particolare nelle regioni del Sud Italia. L’argomento, ovviamente, divide l’opinione pubblica perché tali episodi sono diretta conseguenza della malasanità e del degrado del Ssn: sono una forma arretrata, distruttiva e negativa di resistenza allo smantellamento della sanità. È quindi facile trovare elementi delle masse popolari che non condannano tali episodi e, anzi, li giustificano. Il personale medico e gli infermieri, invece, sono giustamente preoccupati: alle già insostenibili condizioni di lavoro si aggiunge il pericolo per la propria incolumità. Una parte di essi inquadra la questione nel più generale problema dello sfascio della sanità, ma la tutela dalle aggressioni è una necessità impellente. Il governo Meloni si inserisce nella questione aggravando lo sfascio della sanità pubblica (basta vedere dove sono destinati i soldi del Pnrr e quali sono i bersagli dei tagli alla spesa pubblica) e cercando di mobilitare in senso reazionario l’opinione pubblica (unità nazionale): esercito negli ospedali, proposta di Fdi di “daspo sanitari”.
Lo sfascio della sanità pubblica NON è imputabile solo al governo Meloni: come in tutti i campi in cui si consuma lo smantellamento di diritti, tutele e servizi si tratta di una dinamica di cui entrambi i poli delle Larghe Intese sono responsabili. Ma il governo Meloni cerca di usarlo, in modo più disinvolto e dispiegato, come strumento di promozione della mobilitazione reazionaria. È parte del problema e indica una falsa soluzione che confluisce nella militarizzazione della società e dei territori, nella repressione e nella guerra fra settori delle masse popolari.

Lo sbando in cui versa il paese, combinato alle conseguenze della situazione internazionale, alimenta la mobilitazione delle masse popolari. In tutti i settori produttivi, economici e sociali c’è agitazione, sebbene NON in tutti i settori sono presenti organismi capaci di darle forma, trasformandola in mobilitazione.
È una situazione in cui basta una scintilla per “incendiare la prateria”. Ma l’incendio necessita di essere alimentato dal PER, da una prospettiva, da uno sbocco politico – dall’obiettivo di sostituire il governo Meloni con un governo di emergenza popolare. Perché solo il CONTRO rischia di farlo esaurire o farlo strumentalizzare da chi, ai piani alti della Repubblica Pontificia, trama per cacciare il governo Meloni e installare l’ennesimo governo tecnico.
È esattamente quello che è successo a cavallo fra il 2010 e il 2011: piazze piene per la cacciata del governo Berlusconi, ma il siluramento di Berlusconi è poi avvenuto per i ricatti della Ue e ha aperto la strada all’installazione del governo Monti.

***

Un messaggio chiaro. “So bene che arginare il fiume delle voci e delle indiscrezioni è pratica molto difficile, se non impossibile, ma io non posso continuare a tollerare presunte ricostruzioni che non hanno il minimo contatto con la realtà”. Inizia in questo modo la lettera che Marina Berlusconi ha inviato a Repubblica per smentire che ci sia da parte della famiglia “disistima” nei confronti della premier Giorgia Meloni e “scontentezza” per quanto fa Antonio Tajani alla guida di Forza Italia “quando in entrambi i casi è vero esattamente il contrario”.
Il Sole 24 Ore rilanciava le parole di Marina Berlusconi in risposta alle maldicenze che la indicavano come “cospiratrice”, insieme a Draghi, alle spalle di Giorgia Meloni.
L’articolo è del 18 settembre.
Nel 2014, le manovre di Renzi per scalzare l’allora Presidente del Consiglio Letta al motto di “Enrico, stai sereno” durarono qualche mese. Se è vero che siamo in una fase in cui i mesi valgono anni, le rassicurazioni di Marina Berlusconi dovrebbero fare effetto intorno a Capodanno…

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