Il 25 settembre il P.Carc ha promosso una serie di iniziative per denunciare l’asservimento dei media italiani ai sionisti sotto testate giornalistiche e televisive. A proposito di questo pubblichiamo la video intervista realizzata da Ottolina tv ad Andrea De Marchis (P.Carc) e Gabriele Rubini (chef Rubio) prontamente cancellata da Facebbok e rilanciata su Rumble.
Nella stessa giornata abbiamo aderito all’appello della Cgil e partecipato ai presidi convocati sotto le prefetture delle principali città italiane, mettendoli in sinergia con quelle già definite, nell’ottica di allargare il fronte contro il ddl 1660 e promuovere l’unità di tutte le forze che oggi si oppongono alle misure reazionarie e antipopolari del governo Meloni. Di seguito riportiamo alcuni contributi che sono stati inviati all’Agenzia Stampa la Staffetta Rossa da nostri compagni e delegazioni presenti sul campo in questa giornata.
Milano
A Milano il 25 settembre come P.Carc abbiamo indetto un presidio sotto la sede Rai di corso Sempione a Milano e abbiamo partecipato alla piazza convocata dalla Cgil davanti alla prefettura contro il ddl 1660.
Con il presidio abbiamo denunciato il clima di intossicazione, diversione e censura promosso dall’informazione mainstream verso il genocidio che lo stato illegittimo di Israele sta compiendo in Palestina. Abbiamo denunciato il clima repressivo e intimidatorio verso i solidali con la resistenza palestinese e tutti quelli che si attivano e mobilitano per la difesa delle aziende, delle scuole, dei servizi, dei territori e della propria salute. Come accaduto ad esempio con la canea mediatica che i media di regime si sono sperticati ad alimentare per denigrare la lista informativa degli agenti sionisti che operano nel nostro paese, diffusa dal (n)PCI (vedi link: https://www.carc.it/…/dire-la-verita-e-un-atto…/).
Quella lista è un esempio di informazione utile alle masse popolari per opporsi alla spirale di guerra in corso nel paese e migliorare le proprie condizioni. Mentre il clima di censura mediatica e intossicazione che nel paese cresce soffoca la vita materiale e politica delle masse popolari. Operai, lavoratori, studenti e masse popolari hanno bisogno di una nuova informazione, che serva loro per orientarsi nella situazione attuale e che le formi, che mostri il perché degli avvenimenti e le connessioni che ci sono; che dia loro strumenti per cambiarla questa situazione.
Abbiamo partecipato al presidio indetto dalla Cgil raccogliendo grande interesse dai presenti circa la mobiltiazione da mettere in campo qui ed ora per impedire l’attuazione del ddl 1660 a partire dalla presenza in massa il 5 ottobre a Roma per rispedire al mittente ogni tentativo di vietare il corteo e sedare la mobilitazione. Molto combattivo il presidio della Cgil contro il ddl 1660 a Milano si è trasformato in manifestazione.
Ritirare i divieti per la manifestazione del 5 ottobre è l’obiettivo di una battaglia che riguarda tutti. Anche coloro che forse non sarebbero scesi in piazza il 5 ottobre. Perché i divieti a una manifestazione che solidarizza con la resistenza palestinese, mentre si svolge un genocidio in diretta MONDIALE, sono solo il primo passo di un declino che non si fermerà tanto facilmente e che sicuramente non si fermerà da solo. Serve un sussulto si resistenza qui, in Italia, adesso!
Bologna
Alla Prefettura di Bologna il presidio è stato indetto da Cgil Emilia Romagna, CGIL Imola e UIL Emilia Romagna. Siamo andati in piazza a denunciare il divieto che il Governo Meloni (passando dalla Questura e senza neanche metterci la faccia) ha fatto della manifestazione del 5 ottobre, vera applicazione del DDL Sicurezza prima ancora che esso venga approvato, a riprova che le leggi passano nella realtà prima che nelle assemblee elettive ed è nella realtà da cui deve partire l’opposizione per abrogarle.
Lottare contro il DDL significa, oggi, mettere al centro la battaglia per far ritirare i divieti per la manifestazione del 5 ottobre. Perché i divieti a una manifestazione che solidarizza con la resistenza palestinese, mentre si svolge un genocidio in diretta MONDIALE, sono un passo. Ma subito appresso vengono le note precettazioni, le denunce…
Fra gli iscritti alla Cgil abbiamo trovato tanti lavoratori e tante lavoratrici che hanno nel cuore la causa palestinese. Ecco, è arrivato il momento di farsi sentire per pretendere che il sindacato italiano con il maggior numero di iscritti rompa gli indugi, prenda una posizione pubblica sul 5 ottobre e agisca di conseguenza!
Facciamo del 5 ottobre un corteo di popolo in difesa della Costituzione antifascista!
Firenze
Ieri pomeriggio abbiamo manifestato a Firenze, come in altre città d’Italia, contro la decisione del governo Meloni di vietare la manifestazione chiamata dai giovani palestinesi per il 5 ottobre, un corteo per denunciare i crimini della colonia sionista e il genocidio del popolo palestinese, un corteo chiamato per celebrare i martiri della resistenza, per celebrare a quasi un anno di distanza, la controffensiva lanciata il 7 ottobre dalla resistenza palestinese; un evento epocale, un evento che dimostra a tutti quanti noi che resistere all’oppressore è possibile, che dimostra a tutti quanti noi, che gli imperialisti sono tigri di carta, che dimostra e insegna che i popoli in lotta scrivono la storia! Abbiamo voluto ribadire la nostra piena solidarietà al popolo palestinese e alla sua resistenza e la nostra piena solidarietà anche alle organizzazioni e ai singoli che sono attivi per la Palestina e che per questo motivo sono oggetto di repressione come è successo a Firenze con le recenti perquisizioni a danno di alcuni solidali accusati assurdamente di antisemitismo!
Ebbene, quest’ultimo non è altro che il paravento dietro al quale si nasconde il sionismo per provare a silenziare tutte quelle voci che criticano la politica israeliana! E’ evidente, dunque, chi è il reale mandante dei divieti della manifestazione del 5 ottobre e di questa escalation repressiva: la comunità sionista che opera indisturbata nel nostro paese e che a Firenze porta il volto e il nome di Marco Carrai che anche ieri ha provato a esercitare le sue note pressioni sulla commissione pace del comune di Firenze dove era previsto il riconoscimento dello Stato di Palestina.
Tutto questo però non assolve il governo Meloni e la sua cricca di nostalgici del Ventennio dalle loro responsabili immediate e future davanti alle masse popolari del nostro paese come quella di continuare a trascinare l’Italia in guerra (attuando quanto prescritto dall’agenda Draghi), come quella di voler fare carta straccia della nostra costituzione perché è questo che stanno facendo con l’approvazione del DDL 1660.
La nostra manifestazione, quindi, ha voluto anche denunciare e accendere i riflettori sull’aumento della repressione, sul tentativo di silenziare ogni voce di dissenso e disarticolare ogni forma di opposizione politica e sociale alle misure lacrime e sangue del governo Meloni, alle politiche guerrafondaie responsabili dei tagli alla sanità alla scuola, responsabili della desertificazione dell’apparato produttivo, della svendita delle aziende, responsabile della militarizzazione dei nostri territori come succede in tutta quanta la Toscana, come succede qui a Firenze dove vogliono installare quello che pare sarà il più grande comando Nato dell’Europa del Sud.
Non dobbiamo permetterglielo, dobbiamo ribellarci al futuro di morte che stanno preparando per noi impedendo che le nostre voci vengano silenziate. Per questo motivo il divieto di manifestare il 5 ottobre non riguarda solo la solidarietà al popolo palestinese ma è una provocazione contro tutti i cittadini è un attentato alla nostra Costituzione nata dalla Resistenza. Lottare contro questi divieti, lottare contro questa ennesima legge liberticida, difendere i diritti praticandoli e quindi difendere il nostro diritto a manifestare andando a Roma il 5 ottobre è una battaglia che riguarda tutti senza contare che vietare una manifestazione in solidarietà un popolo che sta subendo un genocidio in diretta mondiale è un qualcosa di fronte al quale non possiamo rimanere passivi o silenti!
Cacciamo il governo Meloni complice del genocidio! Viva la resistenza!
Roma
Nella mattinata del 25 settembre, con l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole, abbiamo tenuto un flash mob fuori dalla sede di Repubblica, in via Cristoforo Colombo, uno dei megafoni principali della criminalizzazione del movimento di solidarietà per la Palestina. Lo abbiamo fatto per ribadire ulteriormente il concetto invitando tutti a partecipare anche al presidio di piazza Vidoni delle 16.30 convocato dalla CGIL contro il ddl 1660.
Abbiamo chiuso la giornata con un appuntamento nella nostra sede per la proeizione di “Il Tigri placido scorre – Istantanee dalla Bagdad occupata” con Michelangelo Severgnini. I diritti su difendono praticandoli. Il 5 ottobre tutti a Roma!
Napoli
Abbiamo tenuto una diffusione operaia davanti allo stabilimento Stellantis di Pomigliano, uno dei siti produttivi del paese sotto attacco della guerra interna che i padroni, gli stessi che massacrano e cercano di cancellare popoli come qullo palestinese dalla faccia della terra, conducono contro la classe operaie e i lavoratori. Abbiamo ragionato con i tanti operai e lavoratori della solidarietà internazionalista, della lotta contro lo smantellamento dell’apparato produttivo nel nostro paese e della necessità di moblitarsi contro il clima repressivo montante, di cui la presenza di una pattuglia della polizia politica, la Digos, alla diffusione dei volantini ne è stato un termometro.
Anche nella piazza indetta dalla Cgil e dalla Uil a Largo Berlinguer abbiamo portato questi argomenti e ribadito che Napoli è con la Palestina e che il 27 settembre chiunque si ritenga solidale con il popolo e la resistenza di questo popolo debba scendere in piazza per il presidio di avvicinamento alla mobilitazione nazionale del 5 ottobre che si terrà a Roma, divieto o non divieto.
Il 5 ottobre non c’è in ballo solo una manifestazione ma la difesa dell’agibilità politica e sindacale nel nostro paese, una lotta cui tutte le organizzazioni politiche, sindacali, sociali e popolari contrarie al genocidio in Palestina, alle politiche securitarie e guerrafondaie del governo Meloni devono dare un contributo. Divieti o non divieti tutti a Roma! Avanti compagne e compagni! Alla lotta!