Sabato 5 ottobre, a quasi un anno di distanza dal 7 ottobre 2023, i Giovani Palestinesi d’Italia hanno chiamato a Roma una manifestazione nazionale in solidarietà e sostegno al popolo palestinese, a cui hanno aderito l’Unione Democratica Arabo Palestinese e altre realtà solidali.
La reazione del governo non si è fatta attendere. In prima battuta con Donzelli, che ha prontamente presentato un’interrogazione parlamentare sulla gestione della “sicurezza” nella manifestazione (mai lo abbiamo visto così celere per la sicurezza sui posti di lavoro!). Infine tramite il Viminale, che l’11 settembre ha annunciato che era in corso la “sofferta decisione” di non autorizzare la manifestazione per ragioni di ordine pubblico. Di contorno media di regime e esponenti di governo come Terzi e Pacifici, proni agli interessi dei sionisti, si sono levati a esprimere preoccupazioni per una giornata che rappresenta, a loro dire, l’elogio di un massacro e un incitamento all’odio.
Insomma i servi della Nato e dei sionisti nel nostro paese stanno mettendo in campo un ulteriore tentativo di criminalizzare la Resistenza palestinese e tutti quelli che con questa solidarizzano, di intimidire una parte di solidali dissuadendoli dallo scendere in piazza e di spaccare il fronte. A questi tentativi il movimento di solidarietà con la resistenza palestinese deve rispondere compatto. Non arretrare di fronte a divieti e minacce che attaccano la libertà di manifestare e che colpiscono nel complesso la mobilitazione delle masse popolari del paese.
Il governo Meloni, con il codazzo di tutte le larghe intese, si muove infatti per isolare la parte del movimento che parla direttamente agli operai, agli studenti e alle masse popolari del paese chiamandoli alla lotta per la resistenza anche in Italia. Perché la solidarietà alla resistenza palestinese non sta avendo solo l’effetto di rafforzare il fronte di liberazione in Palestina, ma anche quello di alimentare l’indignazione, la solidarietà e la mobilitazione delle masse popolari in Italia e nel mondo, creando problemi nella tenuta sociale nei diversi paesi.
Per questo provano a nascondere l’essenza della resistenza palestinese, che è eroica e che parla alle masse popolari di tutto il mondo dicendo loro che è possibile vincere contro gli imperialisti. Che è possibile vincere contro nemici più forti e sviluppare la lotta antimperialista se c’è chi la promuove! Lo fanno tentando di alimentare forme più “innocue” di solidarietà, fatte di lacrime e commemorazione, promuovendo l’immagine di un popolo martire e succube e di distinguere tra forze “buone” e “cattive” all’interno della resistenza palestinese.
Scarcerati Ali Irar e Mansour Doghmosh
Il Tribunale del Riesame dell’Aquila ha disposto la scarcerazione per i due giovani palestinesi Ali Irar e Mansour Doghmosh, arrestati a marzo con l’accusa di terrorismo per sostegno alla resistenza in Palestina. Sul loro arresto si era espressa anche la Corte di Cassazione che, mettendo in discussione l’impianto accusatorio, aveva già annullato la decisione del Tribunale del Riesame. Questo ha portato all’udienza del 9 settembre, durante la quale è stata disposta la scarcerazione di Ali e Mansour. Nonostante la scarcerazione, Mansour Doghmosh è stato trasferito in un Centro di Permanenza per il Rimpatrio in attesa di essere rimpatriato in una terra in cui è in corso un genocidio. È inoltre rimasto in carcere Anan Yaeesh. La sua richiesta di estradizione da parte di Israele era stata rigettata dalla Corte d’Appello dell’Aquila per il rischio di torture e trattamenti inumani e degradanti. Tuttavia Anan è rimasto in carcere perché le autorità italiane, evidentemente per non indispettire l’alleato israeliano, hanno scelto di montare un caso tutto italiano.
Ma già dopo il 7 ottobre questo tentativo è stato rispedito al mittente dalle forze della resistenza palestinese, che hanno rivendicato “il diluvio di Al-Aqsa”. E nuovamente in questi giorni i Giovani Palestinesi e Udap, due tra le forze principali che nel nostro paese animano il movimento di solidarietà alla resistenza Palestinese, hanno chiarito che il 7 ottobre è stata una giornata di resistenza e di rivoluzione, che rivendicano e da cui assolutamente non si dissociano. Hanno chiarito inoltre che manifestare in sostegno alla resistenza palestinese è del tutto legittimo e che quindi la manifestazione del 5 ottobre si terrà.
Questa è la risposta migliore al tentativo di attaccare e far affievolire il movimento di solidarietà nel nostro paese. È una risposta che non si pone in difesa, tentando di trovare compromessi con chi li opprime e cedendo terreno, ma si pone all’attacco, respingendo i tentativi di divisione del fronte e dettando i suoi passi in autonomia dal nemico.
La lotta del movimento in solidarietà alla resistenza palestinese ha ottenuto alcune prime vittorie per la scarcerazione di questi compagni, ma deve proseguire. Iniziative in loro solidarietà, invio di lettere e cartoline, presidi continui sotto il carcere e davanti ai tribunali sono tutti passi concreti per portare avanti la lotta fino alla completa vittoria. Rendere così la loro permanenza in carcere e nel CPR un problema di ordine pubblico continuo per le autorità italiane è la via su cui proseguire.
Un insegnamento importante che la resistenza palestinese, con il suo operato, ci dà è infatti proprio questo: fintanto che la resistenza è rimasta sulla difensiva non ha guadagnato posizioni, ma le ha perse. Mentre invece nel momento in cui è passata all’attacco ha inflitto gravi colpi al nemico, ha rafforzato enormemente il suo campo e ha anche sprigionato forze rivoluzionario e spirito di riscossa nelle masse popolari del mondo intero! La resistenza del popolo palestinese ha dimostrato e dimostra che si può vincere a patto di voler combattere e voler imparare a combattere. A patto di non chiedere il permesso di lottare ai propri nemici o di stare alle loro regole per farlo, ma di combattere a proprio modo e secondo un suo piano!
Il 5 ottobre rispediamo al mittente il gioco di imperialisti nostrani e sionisti! A scendere in piazza deve essere un fronte compatto e determinato. La lotta in solidarietà alla Palestina è la lotta per la liberazione da tutti gli imperialisti che opprimono le masse popolari, anche nel nostro paese!
Liberiamoci dai nostri oppressori, che sono anche i carnefici, finanziatori e sostenitori del genocidio in Palestina. Facciamo del 5 ottobre una tappa della lotta per ribaltare gli attacchi contro il nemico e far crescere il fronte di resistenza delle masse popolari nel nostro paese. Per una nuova liberazione!