Pubblichiamo a seguire la lettera inviataci da un nostro compagno in merito alla situazione nei Campi Flegrei. Da essa emerge bene come a distanza di oltre un anno le istituzioni non sono state capaci di mettere in piedi un piano credibile. Non c’è un’informazione puntuale e una formazione alla popolazione su come comportarsi. Nessun edificio è stato realmente messo in sicurezza, tranne qualche intervento spot, né pubblico né privato.
Condividiamo l’appello che il compagno fa sul non delegare nulla alle istituzioni. Da Meloni, De Luca e i sindaci locali del Pd non arriverà nulla buono. Quello che arriverà di buono sarà quello che le masse popolari organizzandosi saranno capaci di fare direttamente o di imporre con la mobilitazione e con la lotta. Se i politicanti e gli arraffoni avessero voluto risolvere qualcosa lo avrebbero già fatto dato che è da mesi che le scosse si moltiplicano e gli sfollati sono ancora fuori dalle loro case. Ora è tempo di fare irruzione dal basso, prendere in mano la situazione e decidere il da farsi!
Gli abitanti dell’area flegrea e dintorni, a partire dalle organizzazioni operaie e popolari, associazioni, comitati e collettivi già esistenti devono organizzarsi:
- promuovere assemblee pubbliche per decidere cosa fare;
- mobilitarsi per fare controllo popolare degli edifici di zona, avviare la mappatura dal basso di quelli più pericolosi e mobilitare anche tecnici ed esperti a dare una mano;
- stendere insieme agli RLS (Responsabile dei lavoratori per la Sicurezza) di zona o d’azienda disponibili, insieme ad ingegneri e tecnici disponibili un piano alternativo per la sicurezza ed evacuazione delle aziende e del territorio e imporne l’adozione da parte delle istituzioni ufficiali
- aprire dei centri di informazione popolare in cui dare indicazioni su come comportarsi in caso di emergenza e monitorare lo stato del sisma attraverso dati ufficiali dandone massima diffusione;
- moltiplicare i presidi, le mobilitazioni e le azioni di lotta per imporre le misure necessarie a mettere in sicurezza persone e cose su tutto il territorio.
Questo vuol dire organizzarsi sin da subito per individuare, attuare e imporre le misure necessarie e urgenti che vanno nei loro interessi.
Tante sono state le mobilitazioni e azioni messe in campo nei mesi scorsi da parte di vari comitati, forze politiche e associazioni del territorio, e tanti sono i tentativi di unità d’azione per far fronte all’emergenza. Con questa consapevolezza riteniamo importante l’appello e le iniziative in programma del Comitato Pozzuoli Sicura (https://ilblogdigio.it/il-comitato-pozzuoli-sicura-pubblica-un-documento-e-fissa-nuovi-incontri/ ) alle quali aderiamo pubblicamente con la convinzione che uniti si vince.
Chiamiamo i lavoratori, i precari, i disoccupati, gli studenti, i pensionati di tutto il territorio a diventare protagonisti della riscossa, il futuro di Pozzuoli dipende da noi!
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Lettera aperta agli abitanti dei Campi Flegrei
Nonostante le fasi alterne e i diversi cicli che riguardano la sismicità e il fenomeno del sollevamento del suolo, l’attuale ciclo bradisismico non può dichiararsi ancora concluso!
L’aspetto più rilevante è dato dal fatto che il territorio dei Campi Flegrei non soffre di uno stato di emergenza occasionale ma soggetto a una criticità cronica, dovuta alla sua natura vulcanica, la cui memoria storica degli eventi più o meno importanti, risale a decine di millenni. È proprio questa natura vulcanica che è stata capace di creare uno dei territori più belli e più ricchi del pianeta, sia dal punto di vista paesaggistico che delle risorse naturali e lo ha reso di interesse alle grandi civiltà del passato. Pertanto affrontare un ciclo emergenziale senza occuparsi di studiare e di fare interventi a pieno campo per gestire lo stato di criticità cronica, è da scellerati!
E infatti i cicli emergenziali vengono trattati da chi ci governa in ritardo e malamente. Lo stato complessivo cronico non lo trattano affatto se non con interventi tardivi e parziali, il rifiuto di legiferare per adottare provvedimenti di sostegno economico di vario genere e soprattutto la messa in sicurezza degli edifici danneggiati o comunque compromessi. Di tutto questo dovrebbe farsi carico lo Stato con fondi e sgravi fiscali, come dovrebbe farsi carico della creazione di aree di emergenza permanenti per far fronte ai diversi cicli emergenziali anziché impiantare tendopoli e toglierle vergognosamente subito dopo e senza rispetto alcuno neanche della paura dei cittadini a causa degli sciami sismici, come invece hanno fatto.
Alla mancanza di rispetto si aggiungono la scelta dell’amministrazione locale di non confrontarsi con comitati di cittadini, eludendo ogni richiesta, e le manovre del governo che è stato costretto dalla mobilitazione popolare a ricevere rappresentanti di comitati ai quali ha fatto promesse che ha disatteso. Altro che ascoltare i cittadini, l’obiettivo era quello di arginare la protesta, di contenerla e deprimerla! A conferma della natura impopolare fraudolenta e repressiva di questo governo, il quale, come ogni altro governo delle larghe intese, non ha interesse a risolvere nulla di questa situazione. Stesso discorso vale per gli enti locali, chini agli interessi padronali e speculativi, che agiscono in disprezzo dei cittadini e in special modo contro gli interessi dei lavoratori e della maggioranza della popolazione.
In quest’opera il contributo di tutti può essere forma di arricchimento e dimostrazione che la democrazia non è la delega passiva ma è partecipazione e contestazione di tutti gli attacchi e le inadempienze delle istituzioni, governi ed enti tutti. Quelli che in un anno sono stati capaci di partorire una specie di piano di evacuazione “che non riguarda il ciclo sismico in corso, ma un eventuale evento eruttivo”, di cui essi sostengono non vi è allarme. Ma dove sono gli studi e le ricerche per approfondire la comprensione degli sviluppi del fenomeno del bradisismo?
Noi sappiamo solo un fatto per certo. A differenza deli anni 80, oggi la comunità scientifica è finanziata da Protezione Civile e Regione, ovvero essa deve rispondere per forza di cose agli interessi del governo e di tutte le istituzioni ufficiali, le stesse nelle quale non è possibile riporre nemmeno un briciolo di fiducia. Abbiamo la consapevolezza che essi difendono interessi economici a noi assolutamente contrapposti.
In questa fase, quindi, è fondamentale che ognuno di noi che avverte la gravità del problema, si chieda cosa può fare in più di quanto non sia stato fatto in questi mesi. È necessario riaccendere la mobilitazione e unire tutte le forze. Cittadini, operai, ogni lavoratore, studenti, casalinghe, pensionati, comitati, organismi di ogni sorta, intellettuali artisti ed esperti di ogni ramo possono e devono contribuire a questa battaglia. Uniti possiamo mettere in campo forme di protesta e di autorganizzazione per ottenere obiettivi immediati e avanzare su quelli complessivi. Uniti si vince!
AP