Eccoli qua i paladini della lotta alla libertà di (dis)informazione de Il Giornale esibirsi nell’arte del due pesi due misure. Il 9 settembre Sallusti e i suoi hanno pubblicato la lista delle “quinte colonne italiane di Maduro”. Proprio loro che fino a poche settimane fa non facevano altro che latrare contro il (nuovo) Partito Comunista Italiano per quella che definivano “lista di proscrizione anti-sionista” pubblicata nell’Avviso ai naviganti 145. Campagna di denigrazione in cui hanno tirato in ballo anche il Partito dei Carc, Gabriele Rubini (Chef Rubio) e l’Unione Arabo Palestinese.
Nell’elenco degli amici di Maduro vengono citate organizzazioni come Potere al Popolo, Comunisti Italiani e Rifondazione Comunista oltre a personalità pubbliche come Alessandro Di Battista, Manlio Di Stefano, Marco Rizzo, Maurizio Acerbo, Giuliano Granato e Marta Collot. Organizzazioni, compagne e compagni, attiviste e attivisti cui esprimiamo la nostra massima solidarietà di classe e complicità politica per il sostegno alla rivoluzione bolivariana del Venezuela.
Nessun articolo o riga di sdegno sono stati pubblicati su Repubblica, sul Corriere e nelle altre testate del circo mediatico nostrano. Nessuna indignazione o denuncia di questa lista, così come avvenne per la celebre lista di proscrizione dei filo-putiniani. È evidente che le liste, da che mondo è mondo, hanno una diversa funzione se sono stilate dalla classe dominante o dalla classe oppressa.
Le classi oppresse fanno liste di continuo, vedi quelle dei morti sul lavoro (fra luglio e agosto sono morti 51 operai) o dei morti per malasanità o per mancanza di cure adeguate; vedi le liste dei licenziati e dei disoccupati, degli sfrattati o dei minacciati di sfratto, oppure quella delle discariche, abusive o riconosciute, che devastano i territori e causano malattie. C’è la lista degli oltre 140 giornalisti ammazzati in Palestina dai sionisti e c’è la lista, possibile solo idealmente, delle vittime del genocidio in corso contro il popolo palestinese. Di queste liste nessun politicante o giornalista si preoccupa più di tanto.
E poi, dall’altra parte, ci sono le liste della classe dominante. Alla Fiat faceva le liste degli operai comunisti da licenziare, mentre i caporali stilavano quelle dei lavoratori da chiamare a lavorare a cottimo per farli schiattare come animali nei cantieri; i governi fanno liste delle persone indesiderate e tutt’oggi le prefetture italiane fanno liste per comminare avvisi orali e Daspo preventivi ai militanti e agli attivisti. I servizi segreti fanno continuamente liste di organizzazioni politiche, militanti da pedinare e intercettare al di fuori di ogni regola.
La verità, al di là di mille chiacchiere, denigrazioni e intossicazione dell’opinione pubblica, è che bisogna cacciare Meloni e il suo governo servo della NATO, della UE e dei sionisti per creare le condizioni per la pace, per bloccare il saccheggio del paese, per mettere fine alle delocalizzazioni, ai licenziamenti e al carovita, per bloccare i tentativi di mobilitazione reazionaria, la repressione, le intimidazioni e le provocazioni contro i lavoratori e le loro organizzazioni. Rilanciamo a seguire lo scritto pubblicato sul sito di Rifondazione Comunista dal suo segretario Maurizio Acerbo, come detto, inserito in questa lista pubblicata da Il Giornale. Buona lettura.
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Acerbo (Prc): la lista su il Giornale delle “quinte colonne” di Maduro non indigna?
Secondo Il Giornale sarei una delle quinte italiane colonne di Maduro. Il quotidiano ha pubblicato una lista di giornalisti, politici, giuristi e blogger.
Le “liste di proscrizione” sono come l’alito cattivo, sono tali solo quelle degli altri.
Dopo aver strepitato contro una lista di sionisti pubblicata on line condannata come “di proscrizione”, ora il quotidiano propone una lista dei sostenitori di Maduro in Italia.
Non mi stupisce dato che sono due anni e mezzo che i giornali pubblicano liste di putinisti e filoPutin, tra l’altro inserendo tra loro anche giornalisti e intellettuali che si sono semplicemente schierati contro la guerra.
Sono sicuro che non ci sarà indignazione per questa lista tra gli opinionisti mainstream come invece c’è stata per la lista dei sionisti.
Mi limito a segnalare che l’espressione “quinta colonna” evoca il linguaggio dei periodi di guerra.
Noi saremmo quinte colonne, agenti del nemico, nella guerra che l’Occidente fa a governi e regimi non graditi.
Riassumo la posizione del nostro partito.
Noi di Rifondazione Comunista siamo legati da rapporti storici con la sinistra latinamericana che ha subito per più di un secolo le invasioni, i golpe, gli squadroni della morte, le dittature militari, i piani di destabilizzazione dell’imperialismo statunitense.
Siamo sempre statə solidali con la rivoluzione cubana assediata da un blocco criminale da più di sessanta anni.
Partecipiamo al Foro de São Paulo da quando fu fondato da Fidel Castro, Lula, Shafik Handal dopo l’implosione dell’URSS.
Abbiamo salutato con gioia la rivoluzione bolivariana del comandante presidente Hugo Chavez e la sua proposta di lavorare per un socialismo del XXI secolo.
Fin dalla prima vittoria di Chavez gli Stati Uniti hanno intrapreso piani di destabilizzazione culminati con un golpe nel 2002 che sostennero apertamente e che fu sconfitto dalla mobilitazione popolare e dal sostegno della maggioranza dei soldati e dei militari al presidente Chavez.
In Venezuela si è progressivamente creata una fortissima polarizzazione politica.
Gli Stati Uniti, schierati con l’oligarchia dominante, hanno gettato sempre benzina sul fuoco sostenendo le opposizioni più oltranziste di destra e utilizzando il terrorismo.
Non è un caso che il candidato presidente dell’opposizione appena rifugiatosi come esule in Spagna sia stato un agente CIA in Salvador negli anni in cui gli squadroni della morte ammazzavano sistematicamente campesinos, militanti della sinistra, e persino religiosi e suore.
La leader dell’opposizione è una che ha pubblicamente invocato un’invasione statunitense.
L’economia del Venezuela subisce da anni le conseguenze delle sanzioni illegali (a cui si è associata l’Unione Europea).
In questo quadro di destabilizzazione che va avanti da più di venti anni trovo incredibile la maniera con cui i media italiani hanno raccontato da anni il Venezuela.
L’Italia e l’Unione Europea avrebbero dovuto lavorare per aiutare il dialogo nazionale come ha sempre auspicato Papa Francesco.
Gli Stati Uniti e I miliardari trasferitisi a Miami sono i principali responsabili della crisi politica e sociale che vive il paese e che ha costretto milioni di venezuelani a emigrare.
La guerra economica e i piani di destabilizzazione, tra l’altro pure vantati pubblicamente da esponenti USA ai tempi dell’amministrazione Trump, vanno condannati come terroristici.
Qualsiasi errore possa essere attribuito da sinistra al presidente Maduro e al PSUV non va dimenticato mai il contesto difficilissimo in cui il movimento chiavista ha dovuto operare.
L’aggressione USA e due decenni di contrapposizioni durissime nella società in Venezuela hanno prodotto problemi e contraddizioni che noi auspichiamo si risolvano positivamente.
Approfitto per segnalare che il prossimo 20 settembre a Roma parteciperò a un incontro con le ambasciatrici di Cuba e del Venezuela organizzata dall’associazione La Villetta per rinnovare la nostra solidarietà a paesi che subiscono le aggressioni illegali degli Stati Uniti.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea