Il governo Meloni è in crisi. Resta ancora in piedi perché la classe dominante non ha tra le mani un’alternativa credibile e immediata, ma soprattutto perché il movimento di resistenza dei lavoratori e del resto delle masse popolari non esprime ancora una forza tale da farlo cadere e imporre un governo che faccia gli interessi e attui le misure dettate dai comitati, collettivi di fabbrica e studenteschi, dai sindacati di base e dalla parte sana di Cgil e confederali, dai partiti contrari all’attuale regime politico e da tutte le forze sociali e popolari che si mobilitano per cambiare il corso catastrofico delle cose.
Il governo Meloni è con l’acqua alla gola. Lo dimostrano i regolamenti di conti in corso nella sua maggioranza a partire dalla bagarre intorno allo ius scholae, quella interna a Forza Italia tra Tajani e Berlusconi figlio per la direzione del partito e della coalizione di centrodestra e quindi sul ruolo che avrà nel prossimo futuro Fratelli d’Italia. Ma anche i tentativi della Lega, ormai spaccata, di riprendersi dalla disfatta elettorale attraverso uscite propagandistiche e l’uso di figure alla Vannacci. A tutto questo si è aggiunta la telenovela tra l’ormai ex ministro della cultura Sangiuliano e la Boccia, ultimo scandalo che ha travolto il governo Meloni e con cui continua a intossicare l’opinione pubblica. Intossicazione dell’opinione pubblica che va avanti da mesi. Meloni aveva già tentato di distogliere l’attenzione dalle misure lacrime e sangue che si prepara ad attuare commissionando a Sallusti la diffusione della notizia sul presunto complotto della magistratura contro Arianna Meloni e il gossip sulle crisi col ministro Lollobrigida, suo marito.
Nella tabella di marcia del governo Meloni non c’è una sola legge che non sia contro i lavoratori e le masse popolari: dall’autonomia differenziata passando per il pacchetto sicurezza, la legge bavaglio per i giornalisti e la riforma della giustizia, fino alla legge finanziaria. E non c’è una sola di queste leggi contro la quale non sia in corso una mobilitazione per impedirne l’approvazione definitiva e l’attuazione!
Il governo Meloni traballa, ma per farlo cadere e impedire l’installazione di un altro governo di Larghe Intese, di destra o sinistra che sia, è necessario che le masse popolari organizzate, quelle che si mobilitano contro gli effetti della crisi del capitalismo e contro le leggi antipopolari di questo governo si coordinino e convergano nei prossimi appuntamenti della lotta di classe in corso per rafforzare il Fronte anti Larghe Intese!
Tra questi il corteo convocato dal Comitato NO Comando NAT0 né a Firenze né altrove, contro guerra e NAT0, invio di armi e spese militari di Sabato 21 settembre, ore 16.00 in piazza Gino Bartali nel quartiere di Gavinana a Firenze e la Manifestazione nazionale per sostenere il popolo palestinese e il suo movimento di liberazione nazionale in solidarietà alla resistenza del popolo palestinese di sabato 5 ottobre a Roma.
Importanti saranno le mobilitazioni e gli scioperi di autunno in costruzione contro il ddl 1660 relativi alla piattaforma Liberi di Lottare di cui domenica 8 settembre si è svolta la prima riunione e le mobilitazioni in corso a sostegno del Referendum contro l’autonomia differenziata.
L’autunno alle porte si prospetta rovente per la lotta di classe del nostro paese e ogni mobilitazione, ogni sciopero e iniziativa contro le manovre lacrime e sangue del governo Meloni deve diventare tappa per rafforzare il Fronte unito che serve per cacciarlo. Deve diventare tappa per costruire la prospettiva di governo che serve per liberare il paese dai guerrafondai, dagli speculatori e dagli affaristi imponendo un governo di emergenza popolare che metta mano, decreto per decreto, agli effetti più gravi della crisi che oggi gravano sui lavoratori, sui giovani, sulle donne e sulle masse popolari tutte.