Il mondo sprofonda nel vortice della Terza guerra mondiale. Giornali e Tv trattano operazioni militari, bombardamenti e massacri in modo asettico e disumano. Con la stessa superficialità con cui parlano del genocidio in Palestina parlano del campionato di calcio, delle cronache estive o dei concerti di Taylor Swift, ma omettono accuratamente di nominare i responsabili della situazione, di denunciare le complicità del governo Meloni e di trattare le conseguenze dirette e indirette che investono anche le masse popolari italiane. La propaganda di regime semina a piene mani diversione, rassegnazione e assuefazione all’orrore.
Il mondo ha imboccato la via della Terza guerra mondiale da anni, ma negli ultimi due mesi chi dirige il processo ha premuto sull’acceleratore. Gli imperialisti Usa e i sionisti, gli imperialisti Ue al loro seguito stanno usando ogni mezzo per allargare e aggravare i conflitti che loro stessi hanno innescato: vogliono la guerra dispiegata e la perseguono in ogni modo.
Il 6 agosto l’esercito ucraino ha invaso parti del territorio russo nel Kursk. La propaganda atlantista ha presentato l’operazione come una “controffensiva decisiva” del regime di Kiev, ma si è trattato di una maldestra manovra della Nato per allargare il conflitto usando l’esercito ucraino – o quello che ne rimane – come kamikaze. Le porzioni di territorio “conquistate” grazie alla partecipazione di mercenari e agli equipaggiamenti militari della Nato e dei paesi Ue sono state irrisorie e la risposta russa – 26 agosto – è stata usata come pretesto per far scattare l’aviazione militare della Polonia (da mesi il governo polacco cerca il casus belli per entrare direttamente nel conflitto) e per dare fiato a Zelensky che chiede, piagnucolando, che anche l’aviazione dei paesi della Ue partecipi direttamente alle manovre militari contro la Federazione Russa.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha chiesto aiuto alle forze aeree europee per distruggere le ondate di missili e droni russi, in tutto 200, che oggi hanno nuovamente colpito in modo massiccio il suo paese. “In diverse regioni dell’Ucraina, potremmo fare molto di più per proteggere le vite umane se l’aviazione dei nostri vicini europei lavorasse insieme ai nostri caccia F-16 e alla nostra difesa antiaerea”, ha detto in un discorso trasmesso su Telegram, chiedendo soluzioni – La Repubblica del 26 agosto 2024.
Sembra un eufemismo, dopo 10 mesi di genocidio del popolo palestinese, ma anche in Medio Oriente la situazione si sta aggravando. Il 31 luglio l’esercito sionista ha ucciso con un attentato a Teheran il capo politico di Hamas, Haniyeh. È la seconda provocazione diretta dello Stato illegittimo di Israele all’Iran, dopo il bombardamento dell’ambasciata iraniana a Damasco dell’aprile scorso. Non solo, l’esercito sionista ha continuato a bombardare il Libano e a eseguire “omicidi mirati” di dirigenti politici di Hezbollah e anche di Fatah. I negoziati-farsa a Doha sono stati la foglia di fico dietro cui hanno cercato di nascondere i loro crimini.
Il Venezuela è in stato di emergenza. Il 28 luglio si sono svolte le elezioni presidenziali, preparate dalle forze reazionarie – sostenute e alimentate dagli Usa – con una campagna di intossicazione e manipolazione mediatica che è poi sfociata in tentativi di rivolta al momento della comunicazione della vittoria di Maduro. Per settimane il paese è stato teatro di violenze di piazza a opera di milizie fasciste che si sono combinate a sabotaggi di varia natura e attacchi informatici. Tuttavia, almeno nel momento in cui scriviamo, il tentativo di colpo di Stato è fallito, benché non siano conclusi i tentativi di rovesciare Maduro e gli Usa continuino a manovrare per destabilizzare il paese e tutto il continente.
La situazione è straordinariamente grave e apparentemente le difficoltà a dare vita nel nostro paese a un movimento di massa contro la guerra sembrano superiori all’esigenza e all’urgenza di farlo, benché TUTTO lasci intendere che i promotori della Terza guerra mondiale non si limiteranno, non torneranno sui loro passi, e i vertici della Repubblica Pontificia non hanno alcuna intenzione di sottrarre l’Italia alla catastrofe annunciata.
Solo un movimento di massa contro la guerra e la Nato può spingere l’Italia fuori dal vortice della Terza guerra mondiale. Non è sufficiente un movimento di “opposizione alla guerra”, “pacifista” e antimilitarista, serve un movimento di tipo nuovo, un movimento 2.0 contro la guerra.
Per mettere a fuoco le caratteristiche di questo movimento di tipo nuovo è utile tornare all’esperienza del grande movimento contro la guerra in Iraq del 2003. In tutto il mondo, e anche nel nostro paese, si mobilitarono milioni di persone. Nel nostro paese si svolse una delle manifestazioni più grandi degli ultimi decenni con 3 milioni di persone in piazza a Roma. In tutte le città nacquero comitati e coordinamenti, si susseguivano iniziative e proteste, dai balconi di ogni palazzo sventolavano le bandiere della pace. Un movimento di opinione enorme, animato dalla società civile, dai movimenti, da pezzi della chiesa, dall’associazionismo, dal movimento sindacale e politico fu semplicemente ignorato dal governo allora in carica, il governo Berlusconi, e l’Italia “fece la sua parte” nella devastazione dell’Iraq e nel massacro degli iracheni.
Ecco, oggi serve un movimento che sia capace di dare voce alla grande maggioranza del paese, come quello del 2003, ma che abbia caratteristiche diverse. Il fatto che abbia – debba avere – caratteristiche diverse è anche condizione affinché possa svilupparsi.
Serve un movimento di massa che non si limita a contestare le decisioni dei vertici della Repubblica Pontificia, ma che contenda ai vertici della Repubblica Pontificia il governo del paese, cioè che punti ad avere uno sbocco politico per imporre la volontà e gli interessi della grande maggioranza della popolazione sugli interessi della Nato, degli imperialisti Usa, Ue e dei sionisti.
Qualcuno può obiettare che se è già difficile dare vita a un movimento di massa contro la guerra, è impossibile dare vita a un movimento di massa che contende alla classe dominante il governo del paese. Fra le larghe masse popolari abbondano rassegnazione, scetticismo e sfiducia: com’è possibile trasformarli in combattività e spinta alla partecipazione attiva? Due considerazioni.
La prima è che le larghe masse non partecipano spontaneamente ai movimenti, alle mobilitazioni e, più in generale, alla vita politica del paese. Vi partecipano SOLO se quella parte già organizzata di masse popolari (lavoratori organizzati, organizzazioni politiche e sindacali, associazioni, movimenti, ecc.) si mette in moto. Nel 2003 un ruolo decisivo nel dare dimensione di massa al movimento contro la guerra lo ebbero i sindacati di regime (la Cgil, soprattutto in chiave anti governo Berlusconi) e la Chiesa. Oggi né i vertici della Cgil né la Chiesa hanno intenzione di mettersi alla testa di un movimento di massa contro la guerra e spontaneamente non lo faranno, ma sia i vertici della Cgil che la Chiesa saranno costretti a rincorrere chi si mette a promuoverlo per non perdere la faccia e ulteriore seguito.
La seconda considerazione riguarda la necessità di porsi di fronte alla situazione con la consapevolezza che finché la direzione del paese rimane nelle mani delle Larghe Intese le cose peggioreranno. I prossimi mesi saranno peggiori di quelli passati. Non solo dove i bombardamenti e i massacri sono già una realtà quotidiana, ma anche nel nostro paese (economia di guerra, inflazione, devastazione dell’ambiente, chiusura di aziende, ecc.). Viviamo mesi che valgono anni: questo vale per gli sviluppi della Terza guerra mondiale, ma vale anche per le potenzialità di sviluppo della mobilitazione popolare, per le condizioni della lotta di classe e per gli obiettivi che è realistico (e giusto) porsi e porre alla lotta di classe.
La combinazione delle due considerazioni porta a una conclusione, alla risposta che era rimasta in sospeso: a determinare le caratteristiche e i contenuti del movimento di massa contro la guerra di cui c’è bisogno sono esattamente coloro che si mettono a costruirlo, adesso. Quel movimento di massa è una necessità storica e il fatto che sia “di tipo nuovo”, il fatto che contenda ai vertici della Repubblica Pontificia il governo del paese è condizione affinché si sviluppi in modo dirompente e sia, soprattutto, efficace.
In questo frangente i comunisti (le organizzazioni e gli esponenti del movimento comunista cosciente e organizzato) devono assumere il ruolo di avanguardia nella promozione di questo movimento. Questo è il loro compito storico in questa fase turbolenta della lotta di classe.
La Terza guerra mondiale non è solo quello che si legge sui giornali e si vede alla Tv, non sono solo le cronache dei crimini efferati degli imperialisti e dei sionisti, è anche l’aggravamento della “guerra interna”, l’economia di guerra, la censura, la repressione, la precarietà dilagante, il taglio ai servizi pubblici, l’aumento dell’età pensionabile, la militarizzazione della società nel nostro paese.
Il mondo sta sprofondando nel vortice della Terza guerra mondiale e l’Italia dei vertici della Repubblica Pontificia, delle Larghe Intese e del governo Meloni sta sprofondando anch’essa. Tirare fuori l’Italia da questo disastro è il modo più efficace per fermare il vortice della Terza guerra mondiale.
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Fronte interno
Mentre la Terza guerra mondiale fa passi da gigante, nei paesi imperialisti la crisi politica dilaga.
Il 13 luglio l’attentato a Trump durante un comizio ha rinfocolato la campagna elettorale che è in corso negli Usa, nel contesto della guerra civile sempre meno strisciante e sempre più aperta. Appena una settimana dopo, il 21 luglio, Biden è stato costretto a ritirarsi dalle elezioni ed è scesa in campo Kamala Harris (già vice di Biden).
Il 27 luglio, alla vigilia dell’apertura delle olimpiadi, un’ondata di sabotaggi all’alta velocità, al sistema ferroviario e alla rete della fibra ottica in tutto il paese ha paralizzato per ore la Francia. I sabotaggi si sono protratti per più giorni e sono stati rivendicati da movimenti anarco/ambientalisti: hanno contribuito a infrangere il clima di unità nazionale in cui si sono svolte le olimpiadi dopo che Macron ha imposto una “pausa di riflessione” pur di non dare il mandato di governo al Fronte Popolare che aveva vinto il secondo turno delle elezioni legislative del 7 luglio. La “pausa di riflessione” è finita: il 27 agosto Macron ha definitivamente escluso la possibilità che il partito che ha vinto le elezioni abbia la possibilità di formare il governo. Crolla così anche uno degli ultimi paraventi della democrazia borghese.
Il 29 luglio, a seguito di un efferato omicidio di tre bambine manipolato ad arte in senso reazionario, sono iniziate le rivolte “anti-immigrati” che sono durate più di una settimana in tutta la Gran Bretagna. Benché la stampa internazionale indichi la soluzione delle rivolte nella “fermezza” del nuovo governo laburista di Starmer appena insediato, a rimettere i fascisti e i razzisti al loro posto sono state le enormi mobilitazioni popolari che in un primo momento hanno disperso in molte città i raduni reazionari e poi hanno presidiato per giorni le piazze più calde per impedire ulteriori disordini razzisti.