Editoriale

Dire la verità è un atto rivoluzionario

Una mattina ci si sveglia e si scopre che secondo Ignazio La Russa “la pubblicazione di una lista di sostenitori di Israele è un atto intimidatorio” (fonte: qualunque quotidiano del 23 agosto) e che rappresenta “una deriva da stroncare sul nascere”.
La Russa, Presidente del Senato, è uno che omette di dire che ha un figlio a processo per violenza sessuale, ma si vanta di custodire più di un busto di Mussolini in casa e di essere stato uno squadrista di Piazza San Babila, a Milano, negli anni Settanta. Dice che raccogliere in un elenco i sostenitori attivi del genocidio in corso in Palestina a opera dello Stato illegittimo di Israele è un reato e come tale va perseguito dalla magistratura. E se anche non fosse un reato, formulare un simile elenco potrebbe indurre a commetterne e istiga “al terrorismo”, pertanto è necessario che lo Stato intervenga per reprimerne gli autori o presunti tali.
La Russa si riferisce all’Avviso ai Naviganti n. 145, scritto e fatto circolare del (n)Pci il 22 agosto scorso.

Nel documento in questione non è presente alcuna “lista di ebrei”, è presente invece una lista di aziende, fondazioni, agenzie e singoli individui che sostengono il sionismo. Alcuni sono ebrei e altri no. Tutti sono sostenitori dell’occupazione della Palestina e del genocidio in corso, anche se alcuni cercano di eludere la questione fra mille se e ma.
È sufficiente passare in rassegna le reazioni alla pubblicazione di quel documento per capire che l’obiettivo dell’operazione è stato pienamente raggiunto.
Nonostante il circo mediatico continui a evocare “il terrorismo come ai tempi delle Br”, le reazioni scomposte, la bava alla bocca, gli appelli alla magistratura, alla Santa Inquisizione, alla censura e all’olio di ricino indicano che l’Avviso ai Naviganti contiene unasemplice quanto indigesta ricostruzione della realtà: in Italia esiste e opera una rete perfettamente integrata nei gangli del sistema di potere economico e politico del paese che sostiene attivamente l’occupazione della Palestina in corso dal 1948, il genocidio del popolo palestinese e che su quello fa affari e prospera.
Fuor di dubbio, il (n)Pci l’obiettivo lo ha centrato eccome! Ha fatto emergere una parte (una piccola parte) della rete di relazioni economiche, finanziarie, giornalistiche, istituzionali – e a giudicare dall’agguato subito da Gabriele Rubini, chef Rubio, il 15 maggio scorso – anche militari che fanno capo all’entità sionista in Italia.

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La classe dominante italiana, i vertici della Repubblica Pontificia hanno prosperato e prosperano nel segreto, nell’ombra, lontano dagli occhi delle masse popolari: dal Vaticano alla mafia, da Gladio alla P2, dalla Nato e le sue agenzie fino appunto ai sionisti. Mettere in piazza i nomi, i cognomi, gli interessi, la rete di relazioni, una piccola parte dei loro criminali segreti li fa sentire nudi e vulnerabili agli occhi delle masse popolari che li giudicano, imparano a conoscerli e a combatterli.

Il più efficace antidoto contro la repressione e i tentativi di isolamento – vuoi contro il (n)Pci, vuoi contro il P.Carc che sostiene la legittimità dell’Avviso ai naviganti in questione – è la solidarietà di classe.
Chiediamo ai partiti e alle organizzazioni del movimento comunista, ai partiti e alle organizzazioni anti Larghe Intese, alle organizzazioni sindacali combattive, ai movimenti che animano la resistenza popolare di prendere posizione contro l’attacco rivolto alla Carovana del (n)Pci anche per indebolire sul nascere le speculazioni e le manovre repressive che i vertici della Repubblica Pontificia, i loro tribunali e i loro organi repressivi proveranno a mettere in campo.

Da che mondo è mondo si fanno liste. Ma anche le liste, da che mondo è mondo, hanno una diversa funzione se sono stilate dalla classe dominante o dalla classe oppressa.
Le classi oppresse fanno liste di continuo, vedi quelle dei morti sul lavoro (fra luglio e agosto sono morti 51 operai) o dei morti per malasanità o per mancanza di cure adeguate; vedi le liste dei licenziati e dei disoccupati, degli sfrattati o dei minacciati di sfratto, oppure quella delle discariche, abusive o riconosciute, che devastano i territori e causano malattie. C’è la lista degli oltre 140 giornalisti ammazzati in Palestina dai sionisti e c’è la lista, possibile solo idealmente, delle vittime del genocidio in corso contro il popolo palestinese. Di queste liste nessun politicante o giornalista si preoccupa più di tanto.
E poi, dall’altra parte, ci sono le liste della classe dominante. Alla Fiat faceva le liste degli operai comunisti da licenziare, mentre i caporali stilavano quelle dei lavoratori da chiamare a lavorare a cottimo per farli schiattare come animali nei cantieri; i governi fanno liste delle persone indesiderate e tutt’oggi le prefetture italiane fanno liste per comminare avvisi orali e daspo preventivi ai militanti e agli attivisti. I servizi segreti fanno continuamente liste di organizzazioni politiche, militanti da pedinare e intercettare al di fuori di ogni regola. Solo due anni fa, gli stessi “giornalisti” che oggi si stracciano le vesti per “la lista del (n)Pci” formavano, diffondevano e sostenevano le liste degli “amici italiani di Putin” da mettere alla gogna. Ai politicanti e ai giornalisti asserviti queste liste vanno più che bene.
La lista dell’Avviso ai naviganti n. 145 del (n)Pci ha fatto salire il sangue agli occhi ai sionisti e a tutta la classe dominante. Non perché è una “lista di ebrei” (lo ripetiamo e lo ripeteremo all’infinito! Ci sono tanti ebrei che sono contro i sionisti di Israele e sostengono la resistenza palestinese), non è una lista su base razziale o confessionale, ma una lista basata su un criterio politico in cui sono indicati i nemici delle masse popolari italiane, delle masse popolari ebree e delle masse popolari palestinesi: è una lista di sionisti e dei loro interessi. È una lista, ma non è di proscrizione. È una lista per la liberazione.

Dopo che La Russa ha dato il La, su tutti i giornali e telegiornali si è “scatenato l’inferno”: il Pd, Italia viva, Forza Italia, Radicali… tutti i partiti delle Larghe Intese – e tutto il sistema mediatico italiano, ben rappresentato nella “lista” dell’Avviso ai naviganti – hanno fatto a gara per schierarsi “contro l’antisemitismo e il terrorismo”.
Questo vale, più di mille parole, come dimostrazione pratica di cosa si intende per Repubblica Pontificia. Tocchi uno dei suoi ingranaggi? Allora tutta la macchina si mette in moto per difenderlo, per fare quadrato, per isolarti, infamarti, schiacciarti. Perché, al di là del teatrino della politica borghese, sono gli interessi di classe che muovono i burattini del sistema politico italiano: quando i loro padroni comandano, questi obbediscono.
I vertici della Repubblica Pontificia sono, però, dilaniati da mille contrasti e sempre più invisi alle masse popolari. Il loro sistema cade a pezzi, il loro potere vacilla, la loro stessa esistenza è in discussione. E, nella loro agonia, come bestie ferite, assestano i colpi più infidi e pericolosi.
Si moltiplicano gli appelli a “mettere fuorilegge il (n)Pci”, a “schedare i responsabili e processarli” a “limitarne l’agibilità”, ecc.
Benché ricostruire gli interessi di uno specifico gruppo di potere (più o meno occulto) NON sia reato, potrebbe diventarlo (la classe dominante piega le leggi ai suoi interessi) o potrebbe essere trattato come tale (la classe dominante viola le leggi e le procedure a seconda dei propri interessi) per difendere i sionisti e la loro rete di potere.
Nella storia del nostro paese, inoltre, ricostruire gli interessi di uno specifico gruppo di potere è costato la vita a molti, ad esempio a Fausto e Iaio e Peppino Impastato nel 1978 e a Mauro Rostagno nel 1988. Questo è utile ricordarlo a chi si illude di vivere in un paese democratico…

E se i vertici della Repubblica Pontificia, il governo Meloni con il sostegno del Pd, decidessero di usare l’Avviso ai naviganti n. 145 del (n)Pci come pretesto per una stretta repressiva che gli amici dei sionisti invocano con tanto fervore?

Il (n)Pci è un partito clandestino. Significa che si è dato i mezzi per non farsi cogliere impreparato dall’arbitraria sospensione dei diritti democratici. La clandestinità è una precauzione: una qualunque organizzazione o una qualunque testata giornalistica “legalmente riconosciuta” sarebbe già a fare i conti per avvocati, processi, querele che svenano ben prima di arrivare a sentenza e che costringono all’inattività.
Ma la clandestinità è più di una precauzione: fare la frittata richiede di rompere le uova, dire la verità richiede di essere corazzati per sostenerne il peso e le conseguenze, promuovere la rivoluzione socialista richiede di essere indipendenti e autonomi dalla classe dominante. Ecco, questo è l’insegnamento più prezioso che emerge da questa vicenda.

***

Il 4 agosto, alla Festa della Riscossa Popolare organizzata dal P.Carc a Pontedera, si è svolto un incontro pubblico con Gabriele Rubini e un’esponente dell’Udap (Unione democratica arabo palestinese). L’iniziativa è stata bella e partecipata ed è stata occasione per denunciare la collaborazione attiva dell’apparato propagandistico e mediatico italiano all’occupazione della Palestina e al genocidio in corso per mano sionista.
L’apparato propagandistico e mediatico italiano ha risposto con un processo pubblico in piena regola contro Rubio, con minacce neppure velate di ritorsioni per vie legali o di fatto. Cosa che a Rubio è già successa, essendo stato vittima di un tentato omicidio il 15 maggio scorso. Del resto Rubio durante l’iniziativa si è “reso colpevole” di aver fatto notare che spacciare falsità, collaborare con gli sterminatori di un popolo, alimentare la propaganda razzista e guerrafondaia dello Stato illegittimo di Israele è cosa molto comoda e redditizia in Italia, paese in cui nessuno dei giornalisti che vi si cimenta è costretto a guardarsi le spalle. A differenza dei 141 giornalisti ammazzati dall’esercito sionista in Palestina dal 7 ottobre a oggi per voler svolgere il loro lavoro, documentare la realtà.
Il 22 agosto, prendendo spunto dalla canea mediatica contro l’iniziativa del 4 agosto, il (n)Pci ha pubblicato sui suoi canali un documento, l’Avviso ai naviganti n. 145. Il documento è una manifestazione di solidarietà a Rubio, all’Udap e al P.Carc, ma soprattutto

– denuncia il ruolo dei sionisti italiani nell’occupazione della Palestina e nel genocidio in corso (“La colonizzazione sionista della Palestina si regge infatti sulle retrovie di cui gode nei paesi imperialisti l’entità sionista – costituita da organismi e agenti operanti oltre che in Palestina dove lo Stato sionista di Israele è una sua espressione, in tutti i paesi imperialisti e in altri. Nel nostro paese, in particolare, essa dispone di una rete di infiltrazione tale da fare dei gruppi sionisti uno dei vertici della Repubblica Pontificia accanto ai gruppi imperialisti Usa e Ue”);

– inquadra il carattere progressista, democratico, internazionalista e antimperialista della lotta contro il sionismo (“La lotta contro organismi e agenti sionisti in Italia è lotta per sostenere la resistenza del popolo palestinese, delle masse popolari ebree e di altre nazionalità residenti in Palestina e dei movimenti e organismi antimperialisti del Medio Oriente e allo tempo stesso è lotta per liberare il nostro paese dai gruppi imperialisti che lo occupano”;

– elenca una lunga lista di aziende, fondazioni, gruppi editoriali e imprenditoriali, singoli esponenti che operano in Italia al servizio del sionismo.

Leggi l’Avviso ai Naviganti n. 145 del (n)Pci

***

I vertici della Repubblica Pontificia

L’Italia è a pieno titolo un paese imperialista, un anello della catena della Comunità Internazionale degli imperialisti Usa, sionisti e Ue. Questo è ben evidente dal ruolo politico, economico e commerciale che riveste nelle relazioni internazionali e dalla compenetrazione fra interessi nazionali e sovranazionali.
Ma l’Italia è anche un protettorato degli Usa – non una colonia: ha una sua autonomia e indipendenza, ma non può entrare in contrasto con i loro interessi – oltre che un ingranaggio della Ue dominata dai gruppi imperialisti franco-tedeschi.

(…) Infine, l’Italia è la sede del Vaticano, il più antico e longevo centro di potere del mondo: affonda le sue radici nella società medievale ed è sopravvissuto alla rivoluzione borghese grazie al fatto di essere riuscito a ostacolare la nuova classe dirigente della società, la borghesia appunto, nella sua ascesa al potere proprio in Italia, dove l’ha costretta a scendere a patti nel corso di quel processo passato alla storia come “la rivoluzione borghese incompiuta”.

Alla vittoria della Resistenza sul nazifascismo, mezza Italia era “occupata dai partigiani in armi”, il Pci era riconosciuto – tanto dalla classe operaia del Nord quanto da parti crescenti dei contadini del Sud – come il principale dirigente della vittoriosa guerra di Liberazione.

Gli imperialisti Usa – che occupavano l’altra metà del paese – hanno affidato al Vaticano il compito di raccogliere i rimasugli delle classi dominanti, combinarli con le organizzazioni criminali (come la Mafia) e dare le gambe al nuovo sistema di potere che ha sostituito il fascismo, ma che allo stesso modo del fascismo, doveva arginare il “pericolo comunista”. L’operazione è riuscita SOLO grazie agli errori e ai limiti del Pci di Togliatti che non volle usare la forza e il prestigio conquistati per fare avanzare la rivoluzione socialista nel nostro paese.

Il sistema di potere istituito in Italia – che ancora oggi costituisce un unicum nei paesi imperialisti – si chiama Repubblica Pontificia.

Da questa particolare struttura di potere, che nel corso del tempo si è consolidata nell’intricata matassa di interessi fra gruppi imperialisti Usa, sionisti, gruppi imperialisti Ue, gruppi capitalisti italiani, organizzazioni criminali e Vaticano, derivano particolari e specifiche conseguenze – da “Per un governo di emergenza popolare. Per una nuova liberazione nazionale”, Resistenza n. 5/2024.

Le reazioni all’Avviso ai naviganti n. 145 del (n)Pci hanno fatto emergere chiaramente un aspetto che generalmente tendiamo a dare per scontato, ma dare per scontato riduce l’efficacia del concetto e non aiuta a mettere a fuoco la realtà. I sionisti – la rete di potere economico, politico e mediatico che risponde direttamente agli ordini dell’entità sionista – sono parte integrante e importante dei vertici della Repubblica Pontificia.

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