L’Avviso ai naviganti 145 del (nuovo)PCI ha colto nel segno. Uno spettro si aggira per il circo mediatico e il teatrino di pupazzi dei partiti di regime del nostro paese, la “lista di proscrizione anti-sionista del (n)PCI”. Da due giorni le più alte cariche dello Stato, i capigruppo dei vari partiti delle larghe intese e diversi esponenti dei media di regime si sperticano a parlare di questo documento, nell’intento di denigrare il (n)PCI e il contenuto di quel documento. Ai compagni esprimiamo massima solidarietà e complicità in questa vicenda.
Da quasi un anno i media di regime e i loro capi politici cercano di nascondere un’amara verità. La resistenza palestinese non si spezza, anzi si rafforza e con essa rafforza la ribellione e la mobilitazione delle masse popolari di tutto il mondo. Israele sta perdendo la guerra. Come ogni mostro in punto di morte agita la coda e tira fuori il peggio di se. Tutto quel peggio di cui anche gli esponenti del mondo economico, politico, culturale e mediatico italiano che si schierano con Israele sono complici e corresponsabili. Quel peggio è fatto di 48.000 morti, 92.000 feriti e quasi due milioni di sfollati. È fatto del divieto agli organi sanitari mondiali di poter vaccinare i bambini di Gaza contro la poliomielite nella speranza che scateni una pandemia e un’ecatombe. È fatto del bombardamento indiscriminato e continuo di ospedali e altre strutture di base. È fatto di mine antiuomo che simulano il pianto dei neonati e che esplodono nel momento in cui qualcuno si avvicina per salvarli. È fatto di squadracce di esaltati che con la copertura del governo ammazzano e fanno saltare per aria i palestinesi in Cisgiordania. È fatto di bombardamenti su suolo siriano e libanese senza che l’Onu o chi per essa proferisca parola. È fatto di sangue che cola ogni giorno per mano di Israele. Ma di tutto questo in Italia non si deve parlare perché i sionisti sono parte integrante dell’economia, della politica e del potere mediatico nel nostro paese.
Quello che brucia è il contenuto di quanto scritto dal (n)PCI
Il 22 agosto il (nuovo) Partito Comunista Italiano ha pubblicato l’Avviso ai naviganti 145 “Sulla campagna mediatica contro Gabriele Rubini, l’Unione Democratica Arabo Palestinese (Udap) e il P.CARC. Sviluppare la denuncia e la lotta contro organismi e agenti sionisti in Italia”.
In questo documento i compagni hanno fatto proprio l’appoggio alla resistenza palestinese espresso durante la Festa della Riscossa Popolare nell’iniziativa del 4 agosto “Con la Palestina che resiste, fino alla vittoria!” ed espresso solidarietà a Gabriele Rubini, l’Udap e il P.CARC oggetto di una campagna mediatica denigratoria a seguito di quell’iniziativa (ne abbiamo parlato QUI). Ma non solo.
Con l’Avviso ai naviganti 145 il (nuovo)PCI ha lanciato la parola d’ordine “Sviluppare la denuncia e la lotta contro organismi e agenti sionisti in Italia” e pubblicato un elenco aziende, enti, associazioni e di uomini di fiducia (ebrei e non ebrei) con ruoli apicali nell’ambito mass-mediatico, nel campo dell’istruzione, della medicina, della ricerca scientifica, della politica e delle istituzioni al servizio dell’entità sionista.
Un elenco che mostra come i sionisti siano parte integrante del sistema di potere del nostro paese, la Repubblica Pontificia. Un elenco che sostanzia quanto la lotta contro organismi e agenti sionisti in Italia è lotta per sostenere la resistenza del popolo palestinese e delle masse popolari di altre nazionalità residenti in Medio Oriente ma anche lotta per liberare il nostro paese dai gruppi imperialisti che lo occupano.
L’Avviso ai naviganti 145, invece, ha scoperchiato un vaso di pandora da cui sono venuti fuori scene imbarazzanti e ridicoli paradossi. Dalle lezioni sulla libertà di espressione e di lotta all’antisemitismo sciorinate dal paladino delle libertà democratiche, Ignazio La Russa, quello del “siamo tutti eredi del Duce”. Alla presa di posizione del guerrafondaio PD di Elly Schlein che tra una slinguazzata e l’altra ai piedi di Renzi perché torni alla base, ha trovato il tempo di bofonchiare una solidarietà ai soggetti “colpiti” – non si sa da che – invocando “la persecuzione dei responsabili di quella lista e per arginare i crescenti fenomeni di antisemitismo”. Col giochino di usare anti-sionismo e antisemitismo come sinonimi, inneggiano alla censura, persecuzione e repressione di chi ha scritto un documento politico, in nome della libertà per se stessi e la propria casta di sostenere uno stato terrorista, guerrafondaio, fascista e genocida come quello israeliano. Democratici chi?
Fanno ridere poi le dichiarazioni della Comunità ebraica di Roma che ha sentenziato “additare gli obiettivi di un odio razzista, viscerale, mai sconfitto, è di per sé una forma di violenza e istigazione alla violenza […] sono in pericolo i valori stessi sui quali è fondata la nostra democrazia”. Peccato che è esattamente quello che faceva il suo beniamino ed esponente di spicco Riccardo Pacifici quando tuonava a tutti gli oppositori del genocidio perpetrato da Israele in Palestina “vi verremo a prendere”. Tutta questa solerzia e lotta contro la violenza non si è vista in occasione delle aggressioni ai militanti antifascisti e giornalisti in diretta televisiva durante il 25 aprile a Roma, come non si è vista quando Gabriele Rubini, chef Rubio, ha subito dalle stesse squadracce un tentato omicidio, il 15 maggio, e così in altre decine di casi simili. Lanciano il sasso e nascondono la mano.
Tutte queste dichiarazioni sono state rilanciate dai principali organi di “informazione” di regime, come al solito sottomessi e complici dei loro padrini e padroni. Quegli stessi organi che non avevano particolari problemi a pubblicare e dare risalto alla lista di proscrizione dei giornalisti italiani accusati di essere “filoputiniani” (fornita, dicevano, dai servizi segreti italiani). In quel caso nessuna velina del governo fu diramata, da Fdi, FI, Lega, PD e dal resto del ciarpame seduto oggi in parlamento nessun comunicato e presa di posizione. A riprova che i partiti politici di regime e gli organi di stampa a loro asserviti non fanno semplicemente “due pesi, due misure” derogando a un’astratta libertà di espressione. Essi raccontano la verità che serve loro per mantenere potere, privilegio e quanto più possibile consenso o in alternativa passività delle masse. Imbroglioni.
Con il Comunicato del Comitato Centrale del 7 dicembre 2023 il (nuovo)PCI aveva già fatto appello ai comunisti, a tutti i solidali con la causa palestinese a rendere le sedi dei principali media di regime un bersaglio di mobilitazioni e iniziative di lotta, mettere il fiato sul collo ai giornalisti complici dei crimini d’Israele, boicottare attivamente le centrali mediatiche della propaganda filo-sionista che dal 7 ottobre imperversa a reti unificate.
Tra i professionisti della disinformazione di regime si distingue, al solito, la redazione de Il Giornale, nel pieno stile del suo direttore Alessandro Sallusti. In questo caso il “Fantozzino d’oro” se l’è aggiudicato Francesco Giubilei che tra articoli e video di denuncia proprio non si capacita di non trovare esponenti, numero di telefono, indirizzi o una sede legale di un partito che si dichiara e agisce nella clandestinità come il (n)PCI.
È un po’ come criticare i partigiani di usare nomi di battaglia o di non inserire nei volantini illegali che facevano circolare l’indirizzo dei covi in cui stavano nascosti durante la Resistenza. E per sottolineare quanto questa cosa non gli vada a genio, lui terrorizzato dal leggere il suo nome nella lista, continua imperterrito a dire che gli autori di quell’Avviso ai naviganti vanno perseguiti e denunciati. Ma così facendo il povero Giubilei finisce col dare ragione al (n)PCI sia sul ruolo reazionario e di potere che i sionisti e i loro amici come lui hanno in Italia (pretendere a mezzo stampa inchieste, indagini e arresti), sia sul fatto che la clandestinità per un partito che vuole darsi i mezzi per fare la rivoluzione socialista in un paese imperialista come l’Italia è uno degli aspetti fondamentali. Il povero Giubilei, suo malgrado, esprime il terrore della classe dominante che questo si verifichi.
Quello stesso terrore espresso dal suo direttore, Alessandro Sallusti, proprio stamattina, 25 agosto, nel suo editoriale dal titolo Compagni che (ri)sbagliano, in cui spiega come le università piene e in rivolta, le grandi manifestazioni che prendono di mira l’imperialismo americano e il distacco delle masse dai partiti “parlamentari” e dalla collusione dei sindacati crea “inquietanti analogie” con quanto avvenne negli anni ’70. È evidente. Quando le masse popolari cominciano ad attaccare e non farsi più irregimentare dalle regole e dalle leggi della borghesia, i padroni, i vendipatria e i loro leccaculo cominciano a tremare.
Ma non ci sono solo Giubilei e Sallusti. Ancora sul Giornale, Luca Fazzo ha pensato bene di stendere un altro articolo in cui parla subito di un dossier (steso da chi non si sa) “presente sui tavoli della Digos di buona parte d’Italia”. Roba da far indagare le forze dell’ordine per fuga di informazioni o per incapacità totale a tenerle segrete a meno che non ci troviamo davanti alla prima indagine pubblica della storia. Ma il ridicolo cede il passo al grottesco quando nell’articolo Fazzo tira in ballo il Partito dei Carc quale “punto di riferimento dei settori più ortodossi dell’antagonismo italiano, e legato ai settori più estremisti del sindacalismo di base” e tira fuori una serie di processi (tutti finiti con assoluzione) e i nomi di alcuni compagni facendo intendere che altri attacchi repressivi, non ancora pubblici, sono in preparazione. Per questo articolo osceno abbiamo ricevuto la solidarietà dal Laboratorio Politico Iskra (che riportiamo in appendice), un esempio che chiediamo agli organismi politici e sindacali di seguire.
Ma torniamo a Luca Fazzo. Da quando in qua questo tipo di comunicazioni le fanno i giornalisti e non gli organi preposti? Ad ogni modo, in questo caso, le accuse vengono proprio da uno che della libertà di informazione e dell’indipendenza della stampa ha fatto sì la sua bandiera, ma al contrario. Fu proprio lui a essere licenziato da Repubblica perché di nascosto da colleghi e direttore faceva da informatore ai Servizi Segreti inviando loro, notte tempo, gli articoli prima che fossero pubblicati. I suoi rapporti con l’allora numero due dei servizi, Marco Mancini, gli costarono anche una sospensione.
Noi del Partito dei CARC abbiamo chiaro un aspetto, ogni attacco di questa gentaglia è una medaglia!
La nostra storia dimostra che armati della scienza dei comunisti ogni attacco che i reazionari si rivolgerà loro contro come un boomerang. Non bisogna sorprendersi se Sallusti, Giubilei, Fazzo o chi per essi attaccano i comunisti perché trasformare la realtà a favore degli operai e delle masse popolari oggi vuol dire innanzitutto fare piazza pulita del sistema di relazioni sociali vigente e fare piazza pulita dei padroni, dei loro governi, dei loro preti e menestrelli.
La verità, al di là di mille chiacchiere, denigrazioni e intossicazione dell’opinione pubblica, è che bisogna cacciare Meloni e il suo governo servo della NATO, della UE e dei sionisti per creare le condizioni per la pace, per bloccare il saccheggio del paese, per mettere fine alle delocalizzazioni, ai licenziamenti e al carovita, per bloccare i tentativi di mobilitazione reazionaria, la repressione, le intimidazioni e le provocazioni contro i lavoratori e le loro organizzazioni.
Bisogna cacciare Meloni e imporre un governo che sia disposto a prendere le misure necessarie a fare fronte agli effetti più gravi della crisi, il Governo di Blocco Popolare.
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Contro la criminalizzazione di chi denuncia gli interessi d’Israele in Italia.
Solidarietà al P.Carc
In questi giorni i pennivennoli italiani al servizio d’Israele mentre coprono il genocidio dell’entità sionista contro il popolo palestinese, si sbattono per dare visibilità e diffusione ad “alcuni dossier da giorni all’attenzione delle forze dell’ordine” che sarebbe “sul tavolo dei dirigenti delle Digos e delle questure di buona parte d’Italia, prima ancora che il proclama dell’autoproclamato (nuovo) PCI, con la lunga lista di proscrizione degli amici italiani di Israele venisse messo online” come riporta per esempio “Il Giornale ” del 24 Ottobre con tanto di nomi e cognomi di compagni/e militanti che avrebbero commesso in passato reati di ordine pubblico.
Pur avendo posizioni differenti sullo scontro in suolo ucraino tra Nato e Russia e ribadendo la necessaria posizione disfattista contro lo scontro imperialista, crediamo che il clima di guerra interna e di escalation repressiva debba vedere con forza la risposta più compatta di chiunque si ponga sul terreno della lotta contro l’economia di guerra e la propaganda di guerra dell’imperialismo di casa nostra.
Proprio in questi mesi siamo impegnati ad affrontare la resistenza a misure preventive, restrittive e repressive su molti nostri compagni fino al prossimo maxiprocesso per le lotte sociali che conduciamo.
Per questo esprimiamo la nostra solidarietà al Partito dei Carc e rilanciamo l’impegno unitario per mobilitarci contro la guerra imperialista iniziando dall’opposizione al nemico in casa nostra potenziando la rete “Liberi di lottare” nata per opporci al DDL 1660 che imporrà un ulteriore stretta repressiva alla libertà di opinione, di sciopero e di manifestazione.
Laboratorio Politico Iskra