Bando al settarismo e allo spirito di concorrenza!

Quale rinascita del movimento comunista italiano?

Da ormai diverso tempo, il movimento comunista cosciente e organizzato (MCCO) del nostro paese è attraversato da sommovimenti interni che si declinano in ristrutturazioni, in costituenti e in convergenze organizzative tra più organizzazioni. Negli ultimi mesi, anche in parallelo con l’epilogo della campagna elettorale per le elezioni europee e amministrative, questa condizione ha subito un’accelerazione.

Il PRC, anche a seguito del fiasco della lista Pace Terra e Dignità, procede verso il suo XII Congresso Nazionale in una situazione di dispiegata lotta interna tra diverse interpretazioni della linea elettoralista da intraprendere e dei rapporti da intrattenere con il sistema delle Larghe Intese. Uno scontro ai vertici tra capi corrente che si combina con la ricerca della via per la rinascita del movimento comunista che è ancora lo scopo di tanti compagni all’interno di questa organizzazione.

La Rete dei Comunisti, in ottobre, terrà a Roma il convegno “Elogio del comunismo del ‘900”, esplicitamente dedicato alla valorizzazione del patrimonio teorico e pratico dell’esperienza del vecchio movimento comunista internazionale. L’occasione sarà tanto più fruttuosa quanto più l’elogio del passato servirà ad elaborare le risposte e le lezioni da ricavare per l’oggi.

Con l’assemblea nazionale del 30.06 a Roma, l’area del Fronte Comunista e del Fronte della Gioventù Comunista, ha presentato il proprio documento politico – programmatico “La lotta per il Partito” ed esposto i termini generali della propria proposta di una costituente comunista finalizzata alla ricostruzione di un PC rivoluzionario. Una costituente da ancorare, nelle intenzioni dei promotori, allo sviluppo di un ampio movimento di dibattito sul bilancio dell’esperienza del vecchio movimento comunista internazionale e nazionale.

Lo scorso 14 luglio Alberto Lombardo, segretario generale di quel che resta di Partito Comunista, ha comunicato le dimissioni di Marco Rizzo dal ruolo di presidente onorario di PC, il distacco politico e organizzativo di PC dal partito elettorale Democrazia Sovrana Popolare (DSP) e l’avvio di un percorso di riattivazione di PC. Una mossa controcorrente rispetto al processo di liquidazione che interessava quest’organizzazione e che nell’ultimo anno aveva portato la sua parte residua a trasformarsi, di fatto, in un’appendice di DSP.

Infine dopo l’appello all’unità d’azione lanciato dal Movimento per la Rinascita Comunista di Fosco Giannini nella sua assemblea nazionale del 14.05, ha preso forma il “Tavolo per l’unità d’azione e la lotta dei comunisti”. Ad esso, hanno aderito Patria Socialista, Resistenza Popolare e Costituente Comunista: il percorso mira, nell’immediato, a costruire unità d’azione con la prospettiva di giungere all’unificazione in un unico partito.

Queste le principali e più recenti iniziative nel panorama del movimento comunista italiano, a testimonianza di una vivacità che lo interessa e di tendenze positive ad intensificare gli sforzi per la rinascita del movimento comunista. L’aspirazione a contribuire a quest’obiettivo è il comune denominatore che oggi raccoglie e tiene insieme le più disparate iniziative di mobilitazione, protagonismo e dibattito che coinvolgono la base rossa del nostro paese. Tuttavia esso, prima di essere un progetto coscientemente perseguito da questa o quell’area, è un processo interessato da leggi oggettive. Infatti, la rinascita del movimento comunista è, anzitutto e nella sua essenza, la linea che offre una prospettiva di vittoria per il movimento spontaneo di resistenza delle masse popolari al procedere della crisi del capitalismo, la direzione che serve alla spontaneità delle masse per passare in maniera estesa e generalizzata da una condizione di difesa ad una di attacco.

Preparare, organizzare e dirigere la mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari per l’instaurazione del socialismo è il fine e la missione costitutiva del movimento comunista che rinasce. Assumere quest’obiettivo e darsi i mezzi per realizzarlo è il cuore della lotta contro l’opportunismo che in vari, tra le forze dell’attuale movimento comunista, vogliono dedicarsi a sradicare. Per farlo bisogna comprendere le cause ideologiche originarie dell’opportunismo e non limitarsi alle sue manifestazioni secondarie. Storicamente, questo lo comprendiamo se tracciamo un bilancio adeguato dell’esperienza dei partiti comunisti formatisi nei paesi imperialisti nel secolo scorso (dopo la vittoria della Rivoluzione d’Ottobre). Essi non giunsero ad una comprensione del movimento economico dell’epoca imperialista in cui erano chiamati ad intervenire, contrassegnato dalla sovrapproduzione assoluta di capitale e dagli sconvolgimenti derivati dalle crisi dell’ordinamento capitalista. Non compresero l’essenza dell’imperialismo come epoca di guerra e rivoluzione e la conseguenza fu il loro insuccesso politico. In Italia ad esempio non lo compresero Pietro Secchia e il resto della sinistra del vecchio PCI che finirono con il soccombere di fronte ai revisionisti moderni capeggiati da Togliatti. Certamente non può comprenderlo chi oggi descrive l’epoca imperialista come epoca dello strapotere della borghesia rimuovendone l’essenza di epoca del massimo pericolo per la borghesia. Il contesto di fase acuta e terminale della seconda crisi generale del capitalismo dimostra, senza lasciare spazio a mediazioni, che l’epoca imperialista del capitalismo è l’epoca delle rivoluzioni proletarie e non certo per ottimismo della volontà. Sono lì a dimostrarcene l’urgenza e la necessità il coinvolgimento del nostro paese al carro dei promotori della terza guerra mondiale a mosaico promossa da NATO, UE e sionisti, i disastri causati dalla crisi ambientale e le numerose altre conseguenze del decorso dell’epoca imperialista, che trovano sintesi in quella che la Carovana del (nuovo)PCI definisce una guerra di sterminio non dichiarata contro le masse popolari.

Dunque è dall’aderenza tra i propositi di rinascita del MCCO e i processi oggettivi entro cui esso può affermare le sue ragioni e rinascere che dipenderanno il successo o meno di quanti inalberano la bandiera della sua rinascita. Questo è l’imperativo con cui ogni distaccamento dell’attuale movimento comunista italiano è chiamato a fare i conti: osare assumere come missione e compito costitutivo, ragione d’essere dei comunisti, l’obiettivo politico della rivoluzione socialista in Italia, osare darsi un piano d’azione per dirigere il movimento di resistenza delle masse popolari a passare dalla difesa all’attacco e compiere la rivoluzione socialista, osare darsi i mezzi per la conduzione di un’azione politica comunista e dunque rivoluzionaria. Questa deve essere la rotta dei congressi delle formazioni comuniste che si terranno nel prossimo periodo e non attestarsi a disegnare ipotesi su come rientrare nelle assemblee elettive. Questa deve essere la destinazione delle attività di studio delle grandi realizzazioni compiute dal movimento comunista nella prima ondata delle rivoluzioni proletarie, da finalizzare a ricavare lezioni e insegnamenti per il movimento rivoluzionario che i comunisti devono capeggiare oggi. Questo deve essere l’orizzonte dell’azione dei proponenti di costituenti comuniste che non siano mere sommatorie organizzative ma reali processi di rafforzamento e rinascita del movimento comunista.

Ogni avanzamento nella direzione sopra delineata rafforzerà la resistenza spontanea delle masse popolari per effetto delle posizioni che noi comunisti conquisteremo. Invece, alla maniera opposta, ogni attendismo e rinvio genererà annaspamento e depressione, come ne genera oramai da decenni la coazione a ripetere dell’elettoralismo, la riflessione teorica sul passato inconcludente quanto ad insegnamenti per l’oggi o il succedersi di propositi di ricostruzione di partiti comunisti in attesa di rivoluzione o che la relegano a sogno “da pazzi e poliziotti” per dirla con Rizzo.

Il grado di settarismo è un utile indizio di quanto un proposito di rinascita del movimento comunista sia o meno corroso da attendismo e disfattismo. E’ fuori strada chi si propone come ricostruttore del movimento comunista ma promuove cordoni sanitari contro altre organizzazioni, non accetta di confrontare le proprie tesi e promuove rapporti concorrenziali in seno al movimento comunista. Il settarismo è la deviazione in cui necessariamente si imbatte chi non ha interesse per il dispiegamento della forza rivoluzionaria del movimento comunista e si accontenta della forza organizzativa del proprio distaccamento. È il castigo dei comunisti che rinunciano ai propri obiettivi strategici e storici.

Il P.CARC guarda con interesse ogni iniziativa che abbia come presupposto il dare forza e vigore alla rinascita del movimento comunista in Italia e fa appello alle forze migliori e più avanzate presenti in ogni organizzazione affinché leghino strettamente i loro propositi agli obiettivi storici e strategici dei comunisti che operano in un paese imperialista come l’Italia. In continuità con la nostra pratica decennale mettiamo a disposizione di quanti cercano soluzioni e risposte ai problemi della rinascita del movimento comunista, il nostro patrimonio di elaborazione teorica e l’esperienza accumulata nel darvi attuazione, disposti ad imparare da tutti coloro che si cimentano nel perseguire l’obiettivo di fare dell’Italia un nuovo paese socialista. Bando al settarismo e allo spirito di concorrenza che danneggia i rapporti in seno al movimento comunista. Per chi nel movimento comunista assume gli obiettivi storici e strategici dell’azione dei comunisti non esistono concorrenti tra quanti perseguono questo stesso obiettivo ma compagni all’opera in una lotta comune, da diverse postazioni e sulla base di differenti concezioni e linee incarnate.

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