Domenica 4 agosto, all’interno della Festa della Riscossa Popolare che si è tenuta a Pontedera, è stato messo in campo un fitto programma per promuovere confronto, organizzazione e coordinamento contro le guerre della Nato e la partecipazione del nostro paese a queste. Si è infatti tenuto il tavolo dal titolo “Avanti per un coordinamento nazionale contro la Nato”. Di seguito l’intervista a Gabriele Panaro del Partito dei Carc, responsabile del tavolo, con cui abbiamo trattato dei contenuti, dei risultati e degli sviluppi emersi da questo confronto. Buona lettura.
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Com’è andato il dibattito?
Questo tavolo tematico è stato un successo sul piano della partecipazione perché è andato ben oltre le aspettative che ci eravamo dati. Hanno aderito decine di realtà, reti e movimenti che hanno mandato delegazioni, anche numerose, dal Lazio, dall’Emilia-Romagna, dalla Toscana, più tantissime altre organizzazioni che non sono potute venire in presenza ma hanno chiesto di essere informate sugli sviluppi del coordinamento. Inoltre, hanno partecipato al tavolo numerosi compagni impegnati nella festa, simpatizzanti o avventori che hanno avuto interesse verso la tematica. La partecipazione a quest’incontro, unita al bilancio delle mobilitazioni degli scorsi mesi, testimonia l’esistenza e la vitalità di una vasta schiera di comitati, associazioni, reti e movimenti che sono seriamente intenzionati a mettersi in campo nella lotta contro la NATO.
Questa è una questione molto importante: stante il fatto che pesano ancora come macigni la sconfitta subita dal movimento contro la guerra in Iraq e la sottomissione alla classe dominante dei principali centri della mobilitazione dell’epoca, l’esistenza di una così vasta rete di organizzazioni operaie e popolari che si oppongono alla NATO e alla guerra è una solida base da cui partire per promuovere lo sviluppo di un movimento di massa.
L’obiettivo con cui abbiamo promosso il tavolo tematico era gettare le basi per la costruzione di un coordinamento nazionale contro la guerra e la NATO. Questo proposito ha radici in un percorso di mobilitazione legato a due ricorrenze, il 4 aprile (75° anniversario della nascita della NATO) e 2 giugno (festa della Repubblica), intorno alle quali sono state organizzate in modo coordinato circa cinquanta iniziative da decine di organismi. Durante il tavolo, dunque, abbiamo discusse delle modalità, delle forme, delle prospettive di questa convergenza nazionale ed è emerso che gli organismi presenti erano ben disposti a continuare sulla via del coordinamento, salvo specificità territoriali e posto il necessario lavoro da fare per capire come ognuno può dare il migliore contributo.
Gli interventi hanno affrontato diverse questioni di orientamento ma tutti, in misura e forme diverse, hanno sottolineato che la NATO è il nemico comune che abbiamo come occupante in casa nostra, e rappresenta la minaccia più prossima per le masse popolari italiane perché gli imperialisti USA/NATO stanno alzando l’asticella del conflitto stante l’acuirsi della crisi del loro predominio internazionale. Inoltre, alcuni interventi hanno evidenziato il legame profondo tra la guerra e la crisi del capitalismo dal momento che ogni settore della società è sconvolto dalla crisi in corso e la guerra è l’ultimo stadio di sviluppo di tale crisi, quindi lotta contro la guerra e la Nato significa lotta al capitalismo che pertanto deve legarsi sempre di più agli altri settori in mobilitazione contro questo sistema (lavoro, sanità, istruzione, ambiente, ecc.); deve anche legarsi alla necessaria lotta contro la repressione che la classe dominante acuisce sempre più (una riflessione è stata fatta sul nuovo decreto legge 1660).
Quali sono le sintesi, le proposte e le linee di sviluppo emerse?
La nostra proposta legata alla promozione di questo tavolo è tenere insieme queste forze nell’azione pratica di un coordinamento di scopo che serva allo scambio d’esperienza e di metodi di lotta, alla conduzione di inchieste popolari, alla promozione di convergenze e mobilitazioni unitarie. Ci siamo resi conto di un’unità d’indirizzo con gli organismi presenti che hanno manifestato interesse e curiosità in questo processo di coordinamento. Sono emerse tante proposte, su alcune abbiamo ragionato più ampiamente mentre altre sono da riprendere per questioni di tempo. Ad esempio, una linea da sviluppo da seguire è quella di formare un gruppo di lavoro che si occupi di realizzare una mappatura delle basi NATO presenti sul territorio nazionale: esistono diverse liste che danno numeri (Rimando all’articolo di La Voce 71 – I numeri della sottomissione) che vanno incrociate per raggiungere una sintesi collettiva; inoltre qualcuno ha proposto di integrare la lista con le aziende belliche che sono in una certa misura sempre collegate alle basi militari sui territori.
Un’altra proposta è quella di convergere rispetto a ricorrenze specifiche: ne sono emerse tre in particolare attorno alle quali è possibile sviluppare una mobilitazione diffusa e capillare sui territori dove sono presenti organismi che aderiscono al coordinamento, cioè il 21 settembre, il 7 ottobre e il 4 novembre. Il 21 settembre ci sarà una manifestazione a Firenze contro il progetto di comando NATO a Rovezzano (QUI la piattaforma), occasione per promuovere sui territori iniziative che, partendo da quell’iniziativa, denunciano la militarizzazione del paese e la sottomissione agli imperialisti USA/NATO; il 7 ottobre sarà il primo anniversario dall’operazione Al-Aqsa della resistenza palestinese, un momento ideale per denunciare la disinformazione dei media di regime e promuovere il coordinamento dei media indipendenti affinché diano più voce a quest’importante movimento contro la guerra e la NATO in sviluppo; infine, il 4 novembre, Festa delle Forze Armate, è un’occasione preziosa per promuovere la lotta contro le occupazioni militari, i poligoni di tiro, l’economia di guerra, la militarizzazione delle scuole, etc. Le iniziative che verranno messe in campo non sono in alcun modo in contrapposizione ad altre già in corso o in programma ma hanno l’intento di unire e far convergere sulle parole d’ordine di lotta contro le basi Usa-Nato, la partecipazione (in tutte le sue forme) del nostro paese alla terza guerra mondiale in corso e l’economia di guerra.
Inoltre, da diverse parti è giunta la proposta di definire una strutturazione più organizzativa del coordinamento, dotandoci di un nome e di elementi di riconoscibilità collettiva come canali mediatici, oppure di organizzare momenti seminariali di discussione rispetto alla lotta contro la repressione, o infine di promuovere irruzioni nelle sedi di giornali e media della classe dominante per denunciare la schiavitù del nostro paese agli imperialisti USA/NATO e le sue svariate manifestazioni. In definitiva, tutto ciò è un pezzo del lavoro che dobbiamo fare: unirci contro il nemico comune, mobilitarci per combatterlo. In questo senso, promuoviamo ogni spunto alla discussione e ogni proposta che vada nella direzione di rafforzare l’attività pratica di questo coordinamento di singoli e organismi.
Che valutazioni fai dell’iniziativa?
Nello stesso giorno in cui abbiamo promosso questo tavolo, c’è stata un’intervista a Chef Rubio e Maisa Shams in cui abbiamo trattato la totale solidarietà alla causa palestinese per cui siamo stati immediatamente attaccati e minacciati da un gruppo di sionisti al soldo degli imperialisti USA/NATO. Un’operazione lampo a testimonianza del fatto che siamo già in guerra: le bombe carta sui cortei del 25 aprile a Roma, il tentato omicidio ai danni di Gabriele Rubini sono solo alcuni esempi del ruolo dei sionisti come cani da guardia degli imperialisti USA/NATO nel nostro paese. In questo contesto, alcuni giorni dopo, ho riflettuto sul tavolo tematico e mi è sembrato un primo passo concreto verso la costituzione di quel fronte che serve metter su per arginare dal basso le scorribande degli imperialisti USA/NATO e sionisti nel nostro paese, cioè un primo momento per organizzarci e disporre in modo organizzato delle nostre forze per contrastare l’opera nefasta degli imperialisti Usa-Nato nel nostro paese. Se pensiamo che dietro la costruzione del tavolo, c’è stato un lavoro di tessitura che ha chiamato in causa più di cento organismi territoriali impegnati nella lotta contro la NATO in svariati modi, emerge chiaramente che gli organismi attivi su questo filone sono molti di più di quelli che hanno partecipato al tavolo e il lavoro da fare è ancora agli inizi perché il terreno è molto fertile. Come ha detto una compagna durante il tavolo: “dipende da noi”!
Un’altra riflessione attiene a un elemento di bilancio che abbiamo portato nella discussione. Nel corso dei mesi passati, è emerso un senso di sfiducia perché nessuna delle iniziative ha assunto un carattere di massa e molti si chiedevano se non fosse un segno di debolezza che doveva farci arretrare. In merito, noi abbiamo messo in chiaro che valutare le iniziative contro la NATO che sono state promosse e che saranno organizzate col criterio della partecipazione e ignorare il lavoro di sviluppo del coordinamento e degli organismi aderenti, è miope e fuorviante perché l’aspetto determinante è la cura del fronte che promuove la mobilitazione. A mio avviso, quest’aspetto è stato recepito dai presenti dal momento che le proposte emerse, la partecipazione creativa e attiva al tavolo, la volontà di coordinarsi sono segni tangibili di un movimento positivo in corso che dobbiamo valorizzare e far montare sempre più a partire dai prossimi appuntamenti di coordinamento.