Intervista sul dibattito della Festa della Riscossa Popolare del 2 agosto

Far valere la forza dei lavoratori!

Si sono conclusi i lavori della Festa nazionale della Riscossa Popolare. Come di consueto la festa è stata all’insegna della lotta, dell’organizzazione, della sana aggregazione e soprattutto di dibattito e confronto politico. Di seguito l’intervista a Fabio Gambone, dirigente nazionale e membro della segreteria della Federazione Toscana del Partito dei Carc, con cui abbiamo trattato dei contenuti, dei risultati e degli sviluppi emersi del dibattito “far valere la forza della classe operaia” di cui il compagno era responsabile, insieme all’altro membro della Direzione Nazionale Igor Papaleo. Del dibattito, in fondo a questo articolo, pubblichiamo anche il video in versione integrale. Buona lettura e buona visione!

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Il 2 agosto si è svolto il dibattito Far valere la forza dei lavoratori e la solidarietà di classe contro licenziamenti e repressione aziendale. Raccontaci come è andata.

Il dibattito è stato estremamente ricco e interessante. Ci sono stati oltre 10 interventi di delegati e lavoratori licenziati come Simone Casella della Worsp di Pisa e Delio Fantasia di Stellantis Cassino, funzionari sindacali come Marcello Pini del Si Cobas Emilia Romagna e Valerio Melotti della Filt Cgil di Livorno, ma anche di altri operai e lavoratori oltre a interventi di compagni del P.Carc come Luciano Pasetti che ha vinto la vertenza per il reintegro contro Carrefour dopo il suo licenziamento. Infine è intervenuta la nostra responsabile nazionale che ha tirato le conclusioni. Consiglio vivamente di vedere il video del dibattito sulla pagina FB della Festa di Riscossa Popolare perchè è istruttivo e soprattutto infonde fiducia e forza nella lotta contro i padroni e le istituzioni borghesi che li spalleggiano: si può e si deve vincere la repressione nei posti di lavoro, con l’organizzazione, il coordinamento e la lotta

Un altro aspetto di particolare pregio del dibattito è che ha avuto un respiro ampio, perché hanno parlato operai e lavoratori di Brescia, Modena, Napoli, Firenze.. insomma provenienti da diverse parti dell’Italia, a differenza dei dibattiti delle Feste della Riscossa Popolare degli anni scorsi che, anche per le tempistiche agostane di ferie, erano partecipati principalmente da referenti della Toscana e poco più. Questo per noi è stato un bel passo in avanti.

La discussione è durata quasi tre ore e nonostante il caldo torrido è stata sempre vivace e piena di spunti. Siamo contenti perché sono uscite le principali questioni che ci eravamo posti di far emergere e abbiamo raggiunto l’obiettivo di favorire il confronto tra i lavoratori che hanno partecipato e che hanno continuato la discussione anche dopo, come gli operai della Piaggio e quelli della ex Gkn che si sono ritrovati a cena e dopo aver ascoltato le reciproche esperienze si sono scambiati i contatti. Le discussioni sono proseguite anche il giorno dopo con quelli che si sono fermati alla Festa e ci hanno permesso di definire altri possibili passi da fare insieme.

Forse un limite è stato che sono emerse poco le difficoltà che si incontrano a far fronte e ancora di più a prevenire la repressione aziendale. È un aspetto che abbiamo un po’ tralasciato ma è molto importante, perché oltre a cantarcela e suonarcela di quanto siamo bravi e combattivi è fondamentale ragionare anche delle difficoltà, degli errori che si compiono, perché è oggettivo che in tutte le cose che si fanno ci sono degli ostacoli, dei nodi e delle problematiche da risolvere, mentre durante il dibattito secondo me, sono venute fuori poco: ma cercheremo di rimediare.

Quali sono state le sintesi del dibattito e i problemi emersi?

Cercare di far emergere gli insegnamenti delle diverse lotte è stato quello su cui ci siamo concentrati. A partire da quelli della vertenza di Simone Casella, che è un nostro compagno e per cui abbiamo promosso anche la cena come attività economica di solidarietà perché Simone deve affrontare un processo in appello per il quale rischia 14.000 euro di multa.

È emersa bene l’importanza dell’organizzazione sul posto di lavoro, come noi diciamo da sempre e la concretezza della solidarietà, che non è solo una pacca sulla spalla o un comunicato, che per quanto vadano bene non sostituiscono la necessità della solidarietà economica. Esemplare è stato il compagno della Filt Cgil, Valerio Melotti, che è arrivato con un contributo per la cassa di resistenza di qualche centinaio di euro raccolti tra gli iscritti della sua categoria. Questo dimostra che è possibile far fronte alle multe e alle vessazioni dei padroni.

Quello della solidarietà di classe è uno dei punti di forza nella lotta contro la repressione aziendale. È venuto fuori bene con Simone Casella, ma anche con GKN, con gli operai che dopo 3 anni continuano a resistere grazie a quella che loro hanno chiamato convergenza con i solidali sul loro territorio, ma anche valorizzando tecnici, esperti, giuristi, ingegneri..

È emerso bene che il problema della repressione sui luoghi di lavoro non è un problema dei singoli ma collettivo ed è sempre più dispiegata. Ad esserne colpiti non sono più solo i delegati, gli Rls e le Rsu e lo ha dimostrato il caso della Gkn, una fabbrica sindacalizzata con un Collettivo di Fabbrica e una RSU che negli anni avevano strappato importanti conquiste salariali, sui tempi di produzione e accordistica di secondo livello e che è stata letteralmente “rasa al suolo”. Come lo ha dimostrato l’esperienza del Si Cobas, riportata dalla nostra responsabile nazionale, che dopo aver sindacalizzato un intero magazzino della logistica, questo è stato chiuso. L’insegnamento venuto fuori è che quella della repressione aziendale è una problematica collettiva, di tutti i lavoratori, e come tale deve essere sempre più affrontata: da qui la proposta di costruire un coordinamento di delegati, RSU e lavoratori licenziati per fare fronte comune contro le discriminazioni sindacali e politiche.

Dalle parole degli intervenuti è emerso poi il protagonismo dei lavoratori, un messaggio prezioso contro la tendenza alla delega, al mantenere l’iniziativa in mano. Il dibattito è stato positivo anche per questo, perché ha trasmesso energia, forza e decisione e perché sono emerse alcune proposte.

Molto importanti sono stati i metodi di lotta riportati. Il Si Cobas per esempio, a fronte di multe e provvedimenti disciplinari da migliaia di euro che stanno arrivando ai propri iscritti in una azienda dei dintorni di Modena, sta ragionando di organizzare uno sciopero per ogni multa così da far perdere all’azienda milioni di euro. Vediamo chi la paga più cara!

Ancora, è emersa la possibilità di mobilitare il parroco del paese nella vertenza, tramite la raccolta economica, per mostrare l’immagine reale di un padrone che solitamente viene definito come una brava persona, mentre l’ambiente dell’azienda è un inferno in terra per i ritmi, le nocività, il trattamento degli operai.

Un altro elemento importante emerso durante il dibattito è stato la critica agli elementi arretrati, verso la rassegnazione, la sfiducia e l’abbrutimento. Questo è sicuramente un dato innegabile, perché in ogni contesto e in ogni situazione c’è chi è più avanti e chi è più indietro; ma per far fronte a questa situazione serve innanzi tutto che chi è più avanti insegni a chi è più indietro, come ha fatto Simone Casella con i suoi colleghi di lavoro e, a maggior ragione, i delegati e i lavoratori che si espongono vanno protetti in ogni modo possibile. A tal proposito nel saluto che il (n) PCI ha mandato al dibattito e che abbiamo letto, c’è l’invito ad organizzarsi in Comitati di partito (CdP) clandestini perché oggi si viene licenziati tramite un messaggio Whatsapp, quindi bisogna tutelarsi!

Naturalmente poi si è parlato del governo che serve per ovviare a questa situazione, per ovviare al problema della repressione aziendale che non riguarda più il singolo lavoratore o la singola azienda, ma è un problema di tutte le aziende. Nel nostro paese sta chiudendo una fabbrica dietro l’altra. Gkn, Lucchini, ora c’è la Whirlpool di Siena che rischia grosso: l’elenco è sempre più lungo e il problema generalizzato.

È sotto gli occhi di tutti la letterale strage di posti di lavoro e di diritti che la classe dominante porta avanti. Un operaio di Brescia ha portato un ottimo contributo sulla sicurezza criticando il fatto che, per il governo Meloni, la vita di un operaio vale venti punti su una patente. Siamo a questo livello e ci siamo perché non si può fermare la macchina.

I padroni portano avanti la lotta di classe per conto loro e la classe operaia deve organizzarsi per farvi fronte imponendo il proprio, di governo. Noi parliamo di un governo di emergenza che abbia la forza di legiferare contro le delocalizzazioni, di far assumere gli ispettori che servono e inasprire le pene per contrastare le morti sul lavoro, un governo che ha la forza di imporre che contratti da 3 euro l’ora come quello dei Servizi fiduciari siano cancellati perchè incostituzionali e quindi inapplicabili per i lavoratori, che espropria le aziende che i padroni vogliono chiudere e delocalizzare: se il padrone scappa, che il governo rilevi le aziende e le metta in mano ai lavoratori!

Il governo venezuelano è un esempio di questo: con l’avvento di Chavez le multinazionali cominciarono a scappare, ma il governo requisì le fabbriche per darle agli operai. In Italia invece siamo al punto che una fabbrica come Gkn, che era un’eccellenza produttiva, sono 3 anni che è ancora alla ricerca di una soluzione.

Quali sono state le linee di sviluppo emerse?

La prima, come detto prima, è stata la proposta di costruire un coordinamento nazionale dei delegati e lavoratori licenziati. Non è una cosa nuova, ma oggi è ancora più importante costruirlo.

La mattina del dibattito noi del P.CARC siamo andati in presidio sotto al comune di Pisa per il compagno Simone. Abbiamo approfittato della Festa della Riscossa per fare questa operazione e alla fine siamo stati ricevuti dall’assessore al sociale Bonanno, cosa che non era mai avvenuta prima. Pensiamo se invece di esserci solo Simone, ci fossero stati anche altri colleghi e lavoratori colpiti da repressione!

Un’altra proposta della nostra responsabile nazionale è stata quella di costruire un pull di avvocati che, a prezzo politico, sostengano questi lavoratori perché, anche se come ha detto Delio Fantasia quella legale non è la via principale per vincere, in tribunale bisogna andarci e i costi non sono indifferenti. La via principale per vincere, anche in tribunale, è quella della solidarietà e del coordinamento fuori, nelle aziende e nelle piazze, perché negli ultimi decenni, con la concertazione, con la debolezza del movimento operaio e comunista anche nei tribunali l’aria è molto peggiorata. La sentenza di Simone ne è esempio.

Quindi dobbiamo darci i mezzi per percorrere anche quella strada, ma dobbiamo sostenerla con la lotta. Per Simone noi del P.CARC abbiamo fatto un presidio davanti alla Cgil di Pisa lo scorso 24 giugno per dire al sindacato di assumersi la responsabilità di sostenere il loro delegato visto che non rispondevano alla richiesta di un contributo economico a poco tempo dalla scadenza dei termini per presentare ricorso in appello. Al presidio hanno partecipato anche operai Piaggio, Sanac, Coop service, Pignone.. c’erano gli operai a sostenere la lotta di Simone e subito la Cgil ha concesso un incontro.

Quali sono le valutazioni che fai del dibattito?

L’aspetto principale che riscontro è che questi operai si sono conosciuti tra di loro, si sono confrontati e il dibattito, oltre ad avere una qualità elevata, ha avuto un respiro nazionale.

Seguire la discussione è stato educativo anche per i nostri compagni, perché hanno ascoltato la viva voce degli operai e dei delegati come si sta sul pezzo all’interno dei posti di lavoro. È stata una scuola per tutti quelli che hanno partecipato!

Ora però è necessario guardare subito a cosa fare domani. Oltre ad impegnarci per dare gambe alle proposte emerse è necessario raccoglierne ancora da chi ha partecipato e da chi non c’era.

Delio Fantasia subito dopo il dibattito ha presentato il suo libro che parla di morti sul lavoro Il segreto di Lorenzo e proporremo ai gruppi di operai e ai sindacalisti di promuoverne la presentazione sui loro territori come spunto per parlare e discutere dell’argomento.

Un’altra valutazione che faccio riguarda l’importanza che i singoli lavoratori e delegati si sono conquistati. È vero che noi diciamo sempre che il collettivo è principale, ma anche l’individuo è prezioso, perché non sempre c’è chi apre una strada, anche a suo rischio e pericolo e per questo va tutelato in ogni modo possibile.

Sicuramente tutti i temi trattati nel dibattito, gli spunti emersi, le problematiche e le proposte saranno oggetto di discussione all’interno della commissione nazionale lavoro operaio e sindacale del P.CARC perché per le iniziative e i dibattiti che facciamo è importante il prima, il durante, ma è importante soprattutto il dopo, il come si prosegue.

A noi non interessa fare il “grande evento” se poi alla fine ognuno ritorna a casa senza un prospettiva e questo dibattito voleva proprio fare dei passi per costruirla; ci interessava ovviamente fare emergere alcune questioni ma perchè poi si traducano nella pratica, nell’unità d’azione per fare fronte alla repressione aziendale e contribuire alla costruzione dell’alternativa politica necessaria: un governo di emergenza popolare che ci faccia fare un passo avanti nella costruzione del socialismo nel nostro paese.

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