Intervista a Gabriele Rubini (Chef Rubio) e Maisa dell’Udap

Con la Palestina che resiste, fino alla vittoria!

Domenica 4 agosto, all’interno della Festa della Riscossa Popolare che si è tenuta a Pontedera, è stato messo in campo un fitto programma per promuovere confronto, organizzazione e coordinamento contro le guerre della Nato e la partecipazione del nostro paese a queste. Si è infatti tenuto un tavolo di confronto
tra organismi e attivisti contro la NATO, per la costruzione di un coordinamento nazionale NO NATO e un dibattito sulla lotta contro la militarizzazione di scuole e università che ha visto confrontarsi Fulvio Grimaldi, Mario Sanguinetti dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università Rajeh Zayed, segretario dell’Unione Democratica Arabo Palestinese (Udap) e Maisa, esponente dell’Udap. La giornata si è poi conclusa con un confronto pubblico tra Gabriele Rubini (Chef Rubio) e Maisa dell’Udap. Quest’ultima iniziativa ha innescato dei miserabili tentativi di denigrazione e criminalizzazione ad opera di media di regime come Open di Mentana e Repubblica di Molinari, noti per la propria affiliazione ai guerrafondai NATO e sionisti.

Di seguito l’intervista a Andrea De Marchis, dirigente nazionale del Partito dei Carc, con cui abbiamo trattato dei contenuti, dei risultati e degli sviluppi emersi da questo confronto, di cui il compagno era responsabile. Di seguito anche il video della diretta dell’iniziativa. Buona lettura e buona visione.

***

Andrea, a conclusione della giornata dedicata alla lotta alle guerre della Nato del 4 agosto alla Festa della Riscossa Popolare, si è tenuto un confronto pubblico con Gabriele Rubini (Chef Rubio) e Maisa, esponente dell’Udap. Come è andato questo confronto?

L’iniziativa era strutturata sotto forma di intervista. Abbiamo intervistato Gabriele Rubini, più noto come Chef Rubio e la compagna Maisa dell’Udap.

L’intento era quello di ricavare all’interno del programma del 4 agosto un momento di approfondimento e solidarietà internazionalista, in appoggio alla resistenza palestinese e per la denuncia del genocidio in corso a Gaza. Volevamo inoltre promuovere un momento di confronto su cosa fare dall’Italia per sostenere la resistenza palestinese al genocidio. Questi obiettivi sono stati raggiunti e entrambi i relatori della serata, Gabriele Rubini e Maisa, hanno dato un valido contributo a questo fine. La festa ha contribuito ad alimentare la solidarietà verso la resistenza palestinese e la lotta contro la disinformazione e le menzogne in riguardo.

Maisa in particolare ha ricordato l’importanza della giornata del 7 ottobre e del valore partigiano di quella giornata, rivendicando questa azione di lotta contro ogni mistificazione del suo significato e illustrandolo al numeroso pubblico partecipante, affluito alla festa appositamente. Ha rimarcato quindi il significato del 7 ottobre come giornata di riscossa per il popolo palestinese in Palestina e per il popolo palestinese della diaspora.

Gabriele invece ha portato la sua esperienza di militante del movimento di solidarietà per la Palestina. Ha raccontato la sua vicenda repressiva che si dipana ormai da circa 10 anni e che il 15 maggio si è tramutata anche in un attentato alla sua vita. L’esposizione della sua esperienza ha alimentato la riflessione sui compiti dei solidali italiani verso la resistenza palestinese e contro la repressione che colpisce chi si schiera senza mediazioni al fianco della Palestina.

L’iniziativa si è poi sviluppata in un dialogo tra Maisa e Gabriele da un lato e il pubblico dall’altro, che ha rivolto loro varie domande.

Un importante contributo alla discussione è venuto anche dal Collettivo Hurrya di Pisa che in apertura dell’iniziativa è intervenuto per esporre la campagna di solidarietà verso i tre prigionieri politici palestinesi in Italia, Annan, Alì e Mansour cui è andato il saluto solidale di tutto il pubblico della festa per la loro resistenza al tentativo di fiaccare la loro identità di patrioti palestinesi, non disposti a rinnegare la propria identità politica nonostante le accuse (queste si terroristiche) dei poliziotti e dei giudici italiani che per conto delle autorità sioniste li hanno incarcerati.

Quali sono le sintesi, i problemi o le proposte che sono emerse?

A proposito delle sintesi, dei problemi e delle proposte emerse sicuramente una questione importante l’ha posta Maisa nel suo intervento, dicendo che per quanto riguarda i compagni italiani il nostro compito deve essere quello di unire le forze nella lotta contro il governo del nostro paese, che è uno tra i principali paesi imperialisti e tra i principali punti d’appoggio dell’autorità sionista israeliana. Ha detto questo anche citando Giorgio Abbas, uno dei fondatori del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, che ricordava negli anni 70 come il compito di tutti i solidali è lottare nel proprio paese contro i propri governi complici del regime sionista israeliano. Questo è stato un punto importante toccato durante il confronto che si è poi indirizzato su varie tematiche attinenti con quelle che sono le attività dei solidali con la resistenza palestinese in Italia. Anche le domande del pubblico hanno contribuito a indirizzare la discussione in questo senso. C’è stato chi ha posto a Gabriele, dato il ruolo che ha assunto nei fatti come animatore del movimento di solidarietà verso la Palestina, la questione di iniziare a fronteggiare efficacemente la repressione e passare al contrattacco contro questa, facendo rete e gestendo ogni attacco repressivo nei confronti di chi viene colpito per la sua solidarietà alla Palestina nei termini di una vera e propria campagna di mobilitazione, lotta e solidarietà. Un quesito importante perché prende di petto il problema della tendenza al cavarsela da soli davanti agli attacchi del nemico, tendenza che poi permette a questi attacchi di andare a segno.

Tutto sommato queste riflessioni hanno trovato sponda e abbiamo costatato un interesse tanto da parte di Maisa quanto da parte di Gabriele ad approfondire le collaborazioni su questi temi e sicuramente noi del Partito di Carc che già siamo attivi su questo terreno, valorizzeremo quanto è emerso dalla discussione.

È stata posta anche, da altri compagni intervenuti nel dibattito, la questione di come condurre le campagne di boicottaggio contro Israele e il suo apparato economico, industriale e commerciale presente nel nostro Paese. Servono dunque campagne di boicottaggio che non solo invitino a non acquistare da Carrefour o dall’altra singola compagnia in affari con Israele ma che siano anche rivolte alla sensibilizzazione dei lavoratori all’interno di queste aziende, che abbiano la finalità di stimolare e aiutare i lavoratori di queste aziende ad organizzarsi per lottare contro i propri padroni, che è il presupposto perche’ possano dare anch’essi un contributo alla lotta contro le complicità delle proprie aziende con i crimini del regime sionista israeliano.

Anche su questo l’intervista e la discussione seguita sono servite ad aprire una riflessione, uno scambio positivo, tra noi del Partito dei Carc, Gabriele e Maisa. Siamo del tutto intenzionati a proseguirle questo ragionamento.

Quali sono le linee di sviluppo o i prossimi passi emersi dalla discussione?

Per quanto riguarda le linee di sviluppo che possono emergere, proprio mentre era in corso l’intervista e la relativa diretta streaming, c’è stato un commento da parte di un profilo facebook riconducibile ad ebrei sionisti in Italia che ha minacciato me, Gabriele e Maisa di denunce, querele e quant’altro per aver espresso una valutazione positiva dell’azione partigiana compiuta dalla resistenza palestinese il 7 ottobre. A questo tentativo di intimidazione si sono uniti oggi due importanti megafoni del sionismo israeliano in Italia, Open di Mentana e Repubblica di Molinari, con articoli di tipo scandalistico sulle dichiarazioni di Gabriele nel corso dell’intervista. Il fatto che Gabriele nell’intervista abbia giustamente redarguito la complicità del giornalismo di regime con le autorità sioniste non è andato giù a questi pappagalli del criminale regime sionista. 

 A Gabriele va la nostra solidarietà per quest’ennesimo attacco mediatico che si somma, ricordiamolo, al tentato omicidio subito lo scorso 15 maggio per mano di scagnozzi della comunità sionista romana. 

Denunciamo in anticipo questo tentativo di intimidazione. D’altro canto il modo di procedere della comunità sionista in Italia è ben dimostrato dalle vicende che hanno riguardato Gabriele Rubini nel corso di un decennio, dalla perdita del suo posto di lavoro alla sequenza di querele con richieste risarcimenti danni avuti per il fatto che usa parole chiare per denunciare i crimini sionisti in Palestina.

Se così fosse anche per quanto di positivo emerso dal confronto serale del 4 agosto a Pontedera allora avremo già un primo terreno per sperimentare una risposta collettiva, per fare rete di solidarietà e fronteggiare in questo modo un eventuale attacco repressivo, proprio come abbiamo detto la sera del 4 agosto. Sarà  l’occasione per dare vita ad una campagna di lotta, mobilitazione e solidarietà che vada a smascherare giudici complici, pennivendoli e  manovratori vari della comunità sionista che si erigono a giudici in casa nostra, a decisori dei limiti alla libertà d’espressione che deve esistere nel nostro Paese.

Quindi in conclusione le valutazioni sono positive. L’iniziativa poi era contestualizzata dentro tutta la giornata del 4 agosto, dedicata alla lotta contro la Nato, la guerra e i sionisti. E anche le altre iniziative in calendario per la giornata sono andate molto bene.

Nel complesso la giornata ha permesso di sviluppare il lavoro che come partito già conduciamo per organizzare e coordinare le forze e per sviluppare il movimento di lotta contro la guerra imperialista, contro il ruolo mortifero della Nato nel nostro Paese e il sistema delle Larghe Intese a loro asservito. Sono incoraggianti e significativi i risultati del tavolo tematico per la costruzione di un coordinamento nazionale NO NATO dove circa 15 organismi da tutta Italia si sono confrontati facendo emergere una forte volontà collettiva a procedere nel fare rete e nel promuovere iniziative di lotta contro la presenza NATO – USA in Italia. Così come non è stato meno rilevante il dibattito sulla militarizzazione di scuole e università con gli importanti contributi di Fulvio Grimaldi, sul venticinquesimo anniversario dell’aggressione NATO alla Jugoslavia, che fu un’importante laboratorio del sistema manipolazione e intossicazione delle coscienze che oggi opera in maniera dispiegata e di Mario Sanguinetti che ha illustrato i dati relativi al fenomeno della crescente militarizzazione, da NATO e sionisti foraggiata, della scuola e dell’università pubblica.

A maggior ragione se le minacce che abbiamo ricevuto avranno un seguito, tutto ciò che abbiamo messo insieme nella giornata del 4 agosto troverà un buon modo per essere valorizzato e messo a frutto.

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