Si sono conclusi i lavori della Festa nazionale della Riscossa Popolare. Come di consueto la festa è stata all’insegna della lotta, dell’organizzazione, della sana aggregazione e soprattutto di dibattito e confronto politico. Di seguito l’intervista a Silvia Fruzzetti, dirigente nazionale e segretaria della Federazione Toscana del Partito dei Carc, con cui abbiamo trattato dei contenuti, dei risultati e degli sviluppi emersi del dibattito “adesso governiamo” di cui la compagna era responsabile, insieme all’altro membro della Direzione Nazionale Marco Coppola. Del dibattito, in fondo a questo articolo, pubblichiamo anche il video in versione integrale. Buona lettura e buona visione!
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Silvia, il dibattito dal titolo “adesso governiamo” si è tenuto a Pontedera giovedì 1° agosto nell’ambito della Festa della Riscossa Popolare. Com’è andata?
La valutazione che faccio è positiva in termini innanzitutto di partecipazione. Abbiamo avuto nel momento di picco una sessantina di presenze, tutte di qualità. Siamo riusciti a mettere insieme diversi attivisti di comitati, in particolare quelli che si occupano di lottare contro la devastazione e l’inquinamento ambientale nella zona della Valdera ma anche da altre parti d’Italia come Ultima Generazione, Legambiente Valdera, la Consulta popolare di Napoli, le Brigate di Solidarietà Attiva dell’Emilia-Romagna, il Comitato Besta di Bologna e altre realtà. Abbiamo poi raccolto la partecipazione di eletti nei consigli comunali all’opposizione e candidati di liste alternative formate da partiti di sinistra, liste civiche, comitati e associazioni. Erano presenti consiglieri comunali all’opposizione di Firenze, Empoli, San Miniato Fucecchio, rappresentanti di liste che anche se non sono stati eletti, come Capannori Popolare (che in verità si è rivolta al TAR per cui staremo a vedere…), Colle Insorge o Massa Insorge (che si è presentata alle comunali di Massa del 2023) si pongono se e come andare avanti nella loto attività. Avevamo invitato i sindaci eletti nelle ultime competizioni elettorali, ovvero coloro che sono riusciti a scalzare il PD dalle postazioni che hanno sempre occupato in tutta una serie di città in Toscana: in particolare Borgo San Lorenzo, Rosignano Marittima, e Campi Bisenzio (dove una lista composta da PRC, M5S e comitati ha vinto le elezioni nel 2023) cioè le tre esperienze più significative che hanno visto la conquista di città della Toscana da parte di liste alternative che si sommano ad altre esperienze elettorali che hanno avuto caratteristiche simili negli anni passati (come poteva essere in un primo momento Sesto Fiorentino rimanendo in Toscana ma anche Napoli guardando oltre la nostra regione). Di queste esperienze non non abbiamo però avuto la presenza fisica. Per questo dal punto di vista della partecipazione sia in termini quantitativi che qualitativi siamo estremamente soddisfatti. È andato bene anche perché abbiamo raggiunto uno degli obiettivi che ci ponevamo, cioè sviluppare una discussione tra comitati ed esponenti politici, quindi mettendo insieme le associazioni, le organizzazioni di base e gli eletti nelle istituzioni intorno a che cosa devono fare le amministrazioni, quale deve essere il ruolo di consiglieri eletti all’opposizione e quale deve essere la dialettica tra questi e l’associazionismo di base, la partecipazione e il protagonismo dei cittadini.
Quali sono le sintesi, i problemi o anche le proposte che sono emerse?
Le questioni emerse sono innanzitutto il se e come la lotta, le vertenze animate da comitati e associazioni che hanno magari concorso anche alla vittoria elettorale di una determinata lista o anche a fare entrare dei consiglieri, deve andare avanti e deve svilupparsi. In sostanza il tema è quello della delega nei confronti degli eletti. Questo ragionamento è stato sviscerato a partire dall’analisi dell’esperienza di Carrara, dove nel 2017 venne eletta una giunta Movimento 5 Stelle, sull’onda lunga di una serie di lotte in difesa della sanità e in difesa del territorio (Assemblea Permanente) e da quell’esperienza è emerso proprio l’errore che non deve essere commesso dai comitati, cioè quello di pensare che mandare la propria rappresentanza al governo possa bastare per invertire effettivamente il corso delle cose e la direzione politica su un determinato territorio. Questo non è sufficiente perché un amministratore una volta che sale al governo della città non gli basta sedere sullo scranno, sicuramente è un punto di partenza, però gli servono i rapporti di forza per far valere tutte le sue promesse elettorali, per concretizzarle e per aggiungere anche altre misure che servono. I rapporti di forza si costruiscono sostenendo, aiutando e alimentando i percorsi di lotta, quindi il ruolo degli eletti e degli amministratori deve essere proprio quello di alimentare questo processo di partecipazione. Dall’altro canto i comitati non devono delegare quello che è lo sviluppo della propria battaglia all’amministratore che sale al governo della città, perché abbiamo visto che non funziona. E non funziona semplicemente perché gli amministratori per poter effettivamente fare gli interessi dei cittadini devono essere pronti e disponibili a rompere con una serie di misure che vengono imposte dal governo centrale nazionale, oppure devono essere disponibili a mettere in campo delle misure che ovviamente non sono previste dal governo nazionale o regionale, ma che sono coerenti con gli interessi, con le esigenze della popolazione. Quindi in entrambi i casi devono necessariamente rompere con le consuetudini, i diktat e quelle che sono le imposizioni dettate anche dall’Unione europea e da tutti i vari regolamenti imposti dall’alto. Questo è stato un tema piuttosto sviscerato. La questione è stata trattata anche da alcuni consiglieri e il ragionamento è stato accolto favorevolmente anche se, come abbiamo detto durante il dibattito, la cosa su cui bisogna stare attenti è non cadere nella tendenza opposta, cioè nascondersi dietro quello che è il ruolo dei comitati e aspettare che i comitati facciano, dicano e finché non ci sono i famosi rapporti di forza all’esterno e dal basso, l’eletto non può fare niente! In definitiva deve esserci un rapporto dialettico fra le due cose è una questione che sicuramente va sviscerata e capita meglio. Provando a farlo abbiamo posto sul piatto la questione di cosa vuole dire essere dei “bravi amministratori o dei bravi eletti”. Cosa significa che un eletto, un amministratore o anche un consigliere di opposizione agisce coerentemente con gli interessi delle masse popolari? Certamente l’esperienza del Movimento 5 Stelle ci mostra in maniera evidente che non significa limitarsi a fare la sponda politica, “l’amico delle masse popolari”, il buon eletto o il buon amministratore, quello che fa quadrare i conti, o che denuncia con più forza e veemenza le ruberie e i soprusi: non che queste cose non vadano bene ma bisogna fare un passo in più: fare effettivamente gli interessi delle masse popolari significa un po’ quello che dicevo prima, cioè essere pronto a violare anche laddove è necessario tutte quelle misure imposte e che esprimono le politiche guerrafondaie, le politiche funzionali alla Nato, all’Unione Europea, ai padroni, al Vaticano, alla criminalità organizzata e quindi essere eletti che rispondono agli interessi delle masse popolari significa la maggior parte dei casi sostenere la loro mobilitazione ed essere disponibili a violare, quindi mettere al centro quello che è legittimo anche se è illegale in definitiva.
Quali sono le linee di sviluppo o i prossimi passi emersi dalla discussione?
Sono emerse due linee di sviluppo: una manifestazione regionale, sul tema della difesa dell’ambiente contro la devastazione dell’ambiente e l’inquinamento e una seconda mobilitazione in difesa della sanità pubblica.
Per quanto riguarda la lotta dei comitati in difesa dell’ambiente dobbiamo tenere conto che stiamo entrando nel vivo del maxiprocesso per la questione del Keu, uno degli scandali ambientali più pesanti avvenuti in Toscana negli ultimi decenni e che riguarda anch’essa (e di cui abbiamo discusso anche nel dibattito). Un processo che vede come parte civile Lega Ambiente e altre associazioni ambientaliste, e come imputate una serie di personalità politiche tra cui soggetti anche della giunta regionale, nonché l’ex sindaca di Santa Croce del Partito Democratico. Su questo apro una parentesi. A Santa Croce ci sono state le amministrative ha vinto un sindaco di centrodestra. Questo è il contraccolpo di quelle che sono state le politiche del PD che, in assenza di un’alternativa popolare e auto-organizzata come la intendiamo noi, ha passato la palla all’altro polo delle Larghe intese che porterà avanti le stesse politiche e gli stessi interessi economici a scapito della popolazione.
Dicevo, a partire da settembre entrerà nel vivo il processo del Keu, ma non solo ma non solo: la Toscana è un vero e proprio bacino di nocività il cui territorio è sempre più provato anche da opere inutili, dannose e devastanti, come l’allargamento della pista dell’aeroporto di Peretola a Firenze, allargamento fatto, tra l’altro, anche in funzione dell’alleggerimento della parte civile dell’aeroporto militare di Pisa a conferma del fatto che la Toscana sta diventando sempre di più un hub militare con un particolare coinvolgimento delle province di Firenze, Pisa e Livorno, testimoniato anche dal “rilancio” da parte del governo Meloni del progetto di base dell’esercito italiano a San Piero a Grado. In più ci sono in ballo l’approvazione del progetto del piano rifiuti da parte della Regione Toscana e l’approvazione del piano proposto da Eni che prevede l’edificazione di 20 nuove centrali geotermiche nelle zone del Grossetano e del Senese (Abbadia San Salvatore, ecc.), territori già estremamente martoriati dalla presenza geotermica.
Come accennavo, anche i comitati per la difesa della sanità pubblica hanno annunciato la volontà di indire una manifestazione regionale. L’altro grosso problema che coinvolge la Toscana (ma non è una questione solo toscana) è quello della sanità a cui il governo Meloni pare non voler mettere mano se non con provvedimenti demagogici, fuffa, come il provvedimento sulle liste d’attesa.
Ma non dimentichiamoci che la sanità è di competenze delle regioni e la giunta PD capeggiata da Eugenio Giani continua l’opera di depauperamento della sanità pubblica toscana sull’onda dell’antesignano Enrico Rossi (ex presidente della Regione Toscana). Dunque la proposta fatta è stata quella di lanciare una manifestazione in difesa della sanità pubblica.
La prospettiva che abbiamo caldeggiato e su cui lavoreremo è quella di far convergere i due temi, perché sono strettamente connessi proprio nella misura in cui le politiche criminali delle Larghe Intese devastano, inquinano il territorio con tutto quello che può includere in termini di salute della popolazione, a cui però poi è preclusa anche la possibilità di curarsi stante la privatizzazione della sanità. Per questo le due cose sono estremamente collegate.
Quindi è lo sbocco immediato della discussione che c’è stata il 1° di agosto.
Dare continuità alla discussione vorrà anche dire ragionare insieme su come approfittare dell’appuntamento delle prossime elezioni regionali, questo è un tema che certamente riprenderemo nei prossimi mesi e ci piacerebbe farlo anche con la partecipazione di quanti sono stati presenti a questo dibattito.
Chiudo con un’ultima considerazione che è emersa trattando dell’esperienza di Ultima Generazione e cioè come i comitati e gli attivisti devono rispondere all’aumento e generalizzazione della repressione e a cosa possono fare gli eletti. Il tema si pone, per esempio, in alcune operazioni che nelle ultime settimane hanno colpito attivisti fiorentini come i compagni del Comitato No Aeroporto di Peretola; una repressione chiaramente preventiva in vista di una mobilitazione che va avanti da anni e che è destinata a riaccendersi stante anche la determinazione manifestata dalla neo sindaca di Firenze, Sara Funardo (PD), di “andare avanti dritti come un treno”.
Dunque, come rispondere all’aumento della morsa repressiva (anche in relazione alla possibile approvazione del Disegno di legge 1660) e come rendere questa risposta unitaria e organizzata un ulteriore elemento di ingovernabilità dal basso per rafforzare la lotta dei comitati, per accrescere le nostre forze (contro la logica della divisione tra buoni e cattivi) per far assumere quel ruolo di cui abbiamo discusso agli eletti, ecco sarà certamente un tema che riprenderemo proponendo incontri, confronti, momenti di formazione aperti ai comitati, cittadini, esponenti della società civile partendo dalle esperienze più avanzate del nostro paese come il Movimento No Tav o il Comitato Besta di Bologna reduce da una recente e importante vittoria come abbiamo sentito raccontare nel dibattito.